miércoles, 20 de julio de 2022

HIGHLANDER E LA DE-RIMINIZZAZIONE

 



I luoghi comuni son duri a morire. Fra i tanti, tantissimi appelli per difendere la naturalità delle spiagge italiane dalla macchina da guerra di Jovanotti, ha richiamato particolarmente la mia attenzione -qualche giorno prima del concerto di Marina di Ravenna - quello dello scrittore Eraldo Baldini (leggi QUI) , per il quale “Marina di Ravenna non è Rimini” e dunque “non è adatta per certe cose”. Quale luogo più adatto della capitale del divertimento balneare per eccellenza? In effetti il JBP a Rimini c'è passato, nel 2019, ma -guarda un po'- proprio nell'area del concerto erano in corso d'opera ben due nidificazioni del fratino. Si tratta di una storia toccante, e avvincente, con la quale ho iniziato il blog A chi Jova Beach Tour , Nel primo post (leggi QUI) ho parlato di Roberto il bagnino, contento perché “anche a Rimini abbiamo queste espressioni della bellezza della natura”. Contro tutti i luoghi comuni, grazie all'ammirevole tenacia degli attivisti, ma soprattutto alla straordinaria capacità di resistenza del Fratino, tra Rimini e Riccione dal 2009 ad oggi vi sono state almeno 50 nidificazioni. Con un picco di 11 nidificazioni solo nel 2020. Si tratta di cifre ben superiori a quelle del litorale di Marina di Ravenna, benché non abbia senso mettersi a fare confronti fra due realtà tanto diverse. Anche perché la foce del Bevano è una roccaforte storica della nidificazione del fratino e nel suo complesso il litorale ravennate, che rientra nel perimetro del Parco del Delta del Po, esprime dei valori naturalistici superiori a quelli della costa riminese. Ma questi numeri ci possono insegnare qualcosa: la Natura può erompere ovunque con le “espressioni della sua bellezza”, sempre pronta a sorprenderci e contraddire i nostri luoghi comuni. Non siamo noi a decidere dove un fratino farà il nido, o una caretta, dove un giglio di mare aprirà la sua corolla. Può accadere nei luoghi più impensati, dove la Natura torna a ricordarci, pur nei paesaggi più sterilmente antropizzati, tra cementificazioni e smog da traffico veicolare, che noi facciamo parte del suo ecosistema. Per questo le coste italiane vanno sottoposte interamente a tutela. In effetti già lo sarebbero, perché tutti i territori costieri sono sottoposti a vincolo paesaggistico, e gli habitat dove siano presenti piante psammofile e dune sono sempre tutelati da una Direttiva europea. La legge c'è, ma rimane sulla carta, i vincoli ambientali servono a ben poco nel nostro Paese, e il JBP ne è la rappresentazione monumentale.

Nella foto in copertina vedete Highlander, un fratino nato a Rimini quest'anno. Il nome gli è stato assegnato come un auspicio di lunga vita nonostante i mille pericoli dell'ambiente balneare durante la stagione estiva. Purtroppo Highlander non ce l'ha fatta: è scomparso durante i lavori di preparazione di un concerto -o meglio di una serie di concerti- esattamente come uno di quei 5 uovanotti, nati dalle uova in area Jovanotti, che scomparve il giorno stesso del JBP riminese, il 10 luglio 2019. La triste storia si ripete. Potete leggerla in questo POST dalla pagina Salviamo il fratino a Rimini e Riccione,  che comincia così: "Ciao a tutti, mi chiamavo HIGHLANDER, così mi aveva chiamata la mia mamma adottiva, perchè assieme a me ne sono nati altri 3 di fratellini/cugini, lo stesso giorno, il 04/06 attorno alle 12:00... io ero l'UNICO SOPRAVISSUTO!!! Avevo un recinto stupendo con delle bellissime dune e tanta bella vegetazione, mi serviva per nutrirmi, e per nascondermi da predatori e/o umani che mi camminavano vicini senza saperlo ma, appena mio babbo lanciava il grido di allarme, mi potevo nascondere!!!"




In questa guerra che gli uomini insensatamente combattono contro la natura, che vede i fratini sempre in prima linea, la riconquista di Rimini -come luogo di nidificazione- da parte loro, è stata una notizia sensazionale: l'avvio di un processo di "de-riminizzazione" dell'immaginario balneare che ci dovrebbe finalmente riportare a percepire come “normale” la vegetazione sulla spiaggia. A classificare un ravastrello come espressione della bellezza -e dell'ingegnosità- della natura, e non come erbaccia da estirpare, per non sfigurare con i turisti. Sul cammino di questa realizzazione civile è stato davvero importante che a Rimini, proprio quest'anno, e sempre nell'area già invasa da Jovanotti, fosse stata recintata un'area del fratino. Un'oasi di 70x70 metri dedicata alla naturalità della spiaggia, e alla tutela della sua biodiversità, nel cuore del litorale più commerciale d'Italia. Il compimento di tanti sforzi portati avanti negli ultimi anni da Roberta, Fabio, Cristian e tutti i volontari impegnati sul campo. Pensate, potremmo parlare della prima spiaggia di Rimini ad essere ufficialmente de-riminizzata! (qui il POST di entusiasmo e  ringraziamento all'amministrazione, sulla pagina Salviamo il Fratino a Rimini e Riccione) 

Un applauso all'amministrazione riminese dunque? No, purtroppo non possiamo proprio farglielo, perché per un evidente problema di dissociazione mentale la stessa amministrazione ha destinato quell'area -proprio la stessa- alla realizzazione del Beach Arena, una serie di grandi concerti (qui il controPOST di delusione e rabbia sulla pagina Salviamo il Fratino a Rimini e Riccione). I primi ci furono nel 2019, sulla scia di Jovanotti. Finiamo per parlare sempre di lui, anche quando non ne parliamo Anche a Montesilvano, la spiaggia dove si fece il concerto di Jovanotti, oramai comunemente chiamata la spiaggia del Jova, viene destinata normalmente a festival e concerti: quest'anno ci sono i Gemelli Diversi (leggi QUI).  Idem a Cerveteri, sulla spiaggia di Campo di Mare. Ciò significa che anche quando non c'è lui, è come se ci fosse, il che conferma come Jovanotti non sia che la testa d'ariete di un esercito di piccoli e grandi eventi, l'alfiere di un capitalismo green che mira all'occupazione totale dei territori e dell'immaginario che questi possono veicolare. 


La spiaggia del Fratino a Miramare prima

Ma torniamo a Rimini: l'amministrazione, incapace di comprendere quale miracolo naturalistico fosse avvenuto sulla spiaggia più discotecara d'Italia, non solo ha destinato quell'area ai grandi concerti (nemmeno un francobollo di 70x70 mt. potevano lasciargli al fratino!) tradendo le sue promesse, ma ha fatto iniziare i lavori addirittura prima che Highlander potesse acquisire gli strumenti per diventare "immortale" -ovvero lo sviluppo pieno delle sue ali- inviando le ruspe a distruggere dune e vegetazione necessari alla sua sopravvivenza! Un'amministrazione, come tante, che fanno e disfanno. Capiscono ma non capiscono mai. Che mostrano di interessarsi alla natura, solo prima che arrivino gli interessi, quelli veramente "green". Troppo facile! Una storia che tanto somiglia a quella di Fermo, altra tappa dello sciagurato JBP, dove “la spiaggia del Fratino” destinata a diventare Sito di Interesse Comunitario, viene piallata per il concerto nel 2019. Il Comune successivamente riconosce i danni del JBP e avvia una opera di rinaturalizzazione, con soldi pubblici, salvo poi contraddirsi nuovamente e far saltare tutto in aria di nuovo, per predisporre una nuova passerella di sterilizzazione al Dio Jova. Follia e dissociazione allo stato puro!


La spiaggia del Fratino a Miramare dopo

Vi invito a guardare questo servizio di Teleromagna  sul misfatto di Rimini. Roberta Corsi, ornitologa dell'associazione Asoer, “madre adottiva” dei tanti fratini riminesi, e Sauro Pari, presidente della Fondazione Cetacei spiegano perfettamente le conseguenze di questi megaeventi in spiaggia: da un lato l'evidente distruzione di biodiversità, anche quando si tratta di piante e animali protetti, con danni gravissimi che si spingono fino al regno sommerso del mare, dall'altro la chiusura e privatizzazione delle spiagge libere -rese arena di concerti- che ne impediscono il naturale accesso a coloro -sempre di più!- che non si possono permettere di affittare un ombrellone. A una crisi ambientale corrisponde sempre una crisi umanitaria e sociale, e nel suo piccolo la storia di Highlander ce lo ricorda: la spiaggia libera di Miramare a Rimini permetteva una libera coesistenza tra esseri umani e fratini, rappresentanti di un intero ecosistema. Arrivato il Beach Arena, sono scomparsi gli uni e gli altri. O meglio, i primi ci sono, ma devono pagare un sonante biglietto per poter ancora usufruire di un bene demaniale, quindi collettivo. Ciò rientra perfettamente nel quadro della progressiva, inarrestabile rarefazione di spazi e servizi collettivi nel nostro paese. Io ancora mi stupisco e indigno di non riuscire più a trovare una panchina in molte stazioni ferroviarie. Abolite anche tante sale d'aspetto, con la scusa del Covid. Però se paghi un biglietto Freccia Rossa ecco per te un salottino con poltrone rosse e aria condizionata, dove il Covid non esiste. Se devi prendere invece un semplice regionale, oppure un Intercity, non hai diritto a sederti da nessuna parte se non sul pavimento, anche se sei con un bambino, e fuori ci sono 41 gradi, come mi è accaduto a Firenze due settimane fa. In compenso tanti locali della Stazione sono stati adibiti a Libreria Feltrinelli. Ci sono anche dei bar, e il concetto è che in fondo ti puoi ancora sedere dove e come vuoi, ma non in quanto semplice essere umano, bensì compratore o consumatore. La logica odiosa che sottende il JBP è esattamente la stessa: se sei un semplice fruitore della spiaggia, perdi il diritto al libero e gratuito godimento dell'ambiente naturale, nel bel mezzo della stagione balneare. La spiaggia diventa di chi paga l'ingresso. I residenti perdono il diritto di libera circolazione e di parcheggio, e si ritrovano sequestrati nelle loro case, in mezzo al caos, ostaggio di Jovanotti. 




Parafrasando Celine, possiamo dire che “il JBP è il luna park della privatizzazione”. Un luogo in cui è possibile divertirsi fino allo stordimento, stordimento utile a dimenticare che ti stanno fregando, che quell'arenile sul quale balli "con giusta potenza di watt" ti è stato sottratto senza contropartita economica, mentre il capitalismo sta erodendo tutti gli spazi pubblici, gli spazi di reale confronto intorno a te, il potere d'acquisto, la libertà. Esattamente come i concerti, distruggendo dune e vegetazione psammofila, pulendo le spiagge e rendendole sterili, contribuiscono a erodere, centimetro dopo centimetro, la spiaggia. Così come avviene per i porticcioli turistici, vera piaga delle coste italiane: quante spiagge sono scomparse a causa della realizzazione di queste infrastrutture d'inutilità collettiva, in virtù di una odiosa logica classista? Per permettere un posto barca a quelli che se la possono permettere, andiamo a distruggere -o rischiamo di compromettere seriamente- un bene di tutti. Così, l'erosione della spiaggia diventa una rappresentazione reale e al tempo stesso metaforica dell'erosione dello spazio pubblico.


Foto di Cristian Montevecchi e Sabina Buciolacchi

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