Una settimana fa sono riuscito finalmente ad andare a vedere con i miei occhi la spiaggia di Roccella Jonica, resa "celebre" dal concerto di Jovanotti. Mi trovavo a Capo Spartivento, ospite dell'associazione Caretta Calabria Conservation. Da lì Roccella Jonica è solo a un'ora di treno. Le tante foto della spiaggia che avevo visto e commentato precedentemente su questo blog -ne riporto un paio qui in basso- erano e sono abbastanza eloquenti: testimonianze di una devastazione che nella sua ampiezza pare sopravanzare qualunque altra località del Tour. Consapevole di questo, non potevo fare a meno di recarmi direttamente sul posto, seppur ne avrei fatto volentieri a meno.
Non ci vuole molto a paragonare la straordinaria ampiezza della spiaggia del concerto con la risicata lingua di sabbia del litorale di Roccella, che sto costeggiando, dove si assiepano tutte le concessioni balneari. Non ho dubbi che sia stato il porticciolo turistico a contribuire all'erosione di questo tratto di litorale, favorendo al contempo l'accumulo di sabbia a nord. Mi fa pensare alla spiaggia di Punta Penna, che si è formata in seguito alla realizzazione del Porto di Vasto, per l'accumulo di sabbia generato dall'alterazione delle correnti. Ora quella spiaggia con le sue dune è il fiore all'occhiello della Riserva naturale di Punta Aderci ed appare in numerose classifiche fra le più belle d'Italia, ultima quella del National Geographic. La natura in fondo non ha fatto che riprendersi degli spazi, distrutti dalla realizzazione del porto stesso. La spiaggia a nord del porticciolo di Roccella Jonica potrebbe avere lo stesso destino, invece viene spianata e mortificata nella sua naturalità, per realizzare gare di motocross e soprattutto grandi eventi concertistici.
Ancora più grave, vedendo la povertà naturalistica del litorale di Roccella a sud del porto, emblema di una evidente carenza di cultura ambientale, che risulta comunque nella media -purtroppo- delle località costiere italiane. L'attenzione alle specie "autoctone" può essere testimoniata ad esempio dalla scelta di piantare dei palmeti, lungo il medesimo lungomare, mentre il resto delle aiuole viene irrigato costantemente per mantenerlo a prato. Se le dune a sud del porto sono oramai state distrutte, quanto più intelligente sarebbe lasciar comunque crescere piante psammofile adattate a quell'ambiente, ed altre essenze della macchia mediterranea, evitando inutili sprechi di acqua!
Man mano che mi avvicino cresce la mia agitazione. Costeggio il porto, sorpassando una pattuglia della polizia che ha fermato un ragazzo in motocicletta. Alla fine del curvone finalmente intravedo la spiaggia. La pineta retrostante lascia filtrare la vista di una spianata immensa, tanto da fare spavento. Le foto aeree possono appena rendere l'idea di quel che si possa provare direttamente sul posto. Ciò che hanno fatto a un primo colpo d'occhio appare davvero spaventoso. L'impulso è di andare via, ma sono venuto apposta! Comincio ad aggirarmi cercando i punti di riferimento della spiaggia, riconoscendo i vari accessi e le due tre macchie di alberi graziati dalla furia distruttrice, dal confronto con le foto aeree. Al di là di questi superstiti presidi di vegetazione, ancora molto vicini al porto, si apre la vista di una terrificante desolazione.
Avanzo in questa immensa e desolata piana cercando i segni della vita spazzata via dal concerto. Ovunque trovo piante divelte, arbusti sradicati e ceppi tranciati. All'orizzonte, dall'altro capo dell'immensa spianata, la vista inquietante di una ruspa ancora al lavoro, come se tutto questo già non bastasse. Nella spiaggia non c'é assolutamente nessuno -pensavo di trovare almeno qualche bagnante ora che la spiaggia è stata resa "migliore e più fruibile" come dice il Jova- ma l'impressione è di una totale e angosciante desolazione. La sabbia è composta di una sottile ghiaia che dopo qualche minuto diventa fastidiosa ai piedi scalzi. E' il tipo di suolo ideale per il papavero delle spiagge, che ho visto in alcune foto della spiaggia datate 2019, prima dell'arrivo di Jovanotti. Ovviamente di papaveri neanche l'ombra. Augusto De Sanctis mi ha mandato la posizione di alcune stazioni di giglio di mare censite da un suo amico, nella zona meridionale della spiaggia. Non trovo nulla, sono state spazzate via con il resto della vegetazione. Un solo alberello è stato lasciato nel mezzo del deserto, a testimoniare la grande attenzione all'ambiente.
Dalle foto aeree si può stimare che l'area spianata sia di circa 6 ettari. Eppure l'area del concerto corrisponde grosso modo a una superficie di un paio di ettari. Perché dunque interessare alle operazioni un'area tanto più grande? Viene spiegato nella Deliberazione comunale -la 99 del 2022- dove tra l'altro si parla ancora spudoratamente di "spianamento". Non solo si tratta solo di esigenze di deflusso, ma ragioni di sicurezza in caso di incendio! Il che fa supporre che se dovessero decidere di fare concerti nella radura di un bosco, dovrebbero abbatterne la metà per garantire la sicurezza degli spettatori a fronte dello stesso rischio. Una follia! Nell'ordinanza si parla anche di taglio manuale, ma è del tutto evidente che un'operazione così imponente possa essere portata avanti solo da mezzi meccanizzati. Rispetto alla stessa Deliberazione comunale -la 103 del 2019- nella quale si parlava di "Spianamento e livellatura della spiaggia, con successiva bonifica e rimozione di erba, arbusti e piccoli alberi" bisogna tuttavia dire hanno fatto dei progressi! O meglio, si son fatti più furbi. Si accenna infatti -addirittura!- alla "conservazione delle piante ad alto contenuto vegetativo ove riscontrate". Ma appare altrettanto chiaro che si tratta semplicemente di parole vuote, buttate lì per mostrare -su un atto pubblico- di rispettare come è doveroso le specie protette. Cosa che non è affatto accaduta: su una spiaggia spianata dove per molti ettari viene azzerata la vita è impossibile che non siano state eradicate anche le specie "ad alto contenuto vegetativo". E per questo capolavoro il Comune ha impiegato anche 40.000€ di fondi pubblici! Fondi che servirebbero per costruire qualcosa di utile alla comunità, e invece vengono utilizzati per distruggere le comunità vegetali.
Non ho mai provato una sensazione di panico su una spiaggia, ma è quel che mi è successo a Roccella, trovandomi del tutto solo in mezzo a quella spianata immensa. Come se mi sentissi improvvisamente in pericolo anche io. Ho volutamente e provocatoriamente evocato Hiroshima nel titolo di questo post, con tutto il rispetto e le misure dovute, perché quello che si può sperimentare a Roccella è davvero un'apocalisse in miniatura. E se si possiede un minimo di sensibilità e consapevolezza della straordinaria vita che abita le nostre spiagge non si può che provarne dolore. Basti pensare a tutta l'entomofauna caratteristica che è stata spazzata via, un micromondo affascinante in via di estinzione. Quante migliaia di artropodi, rettili potevano trovarsi sulla spiaggia al momento del cataclisma, ammesso che non vi fossero state anche nidificazioni di uccelli (nel 2019 vi aveva nidificato il Corriere piccolo), quindi pulli ancora incapaci di volare? Che dire delle tartarughe marine, richiamate anche in un parere ISPRA sul concerto di Roccella?
Le spiagge sono "ecotoni" ovvero ambienti di transizione tra due ecosistemi. Contengono specie proprie delle comunità confinanti e specie esclusive dell'area ecotonale stessa, e quindi possiedono un'elevata biodiversità e ricchezza. Quali e quante potevano essere le forme di vita su questa spiaggia? Non lo sappiamo con esattezza, come non sappiamo quanti anni ci vorranno prima che tutto torni come prima, e se davvero tutto tornerà come prima.
Ma non si tratta solo di tutte le specie viventi che possono mancare all'appello a contribuire all'angoscia che ho provato nel percorrere la spiaggia, bensì anche il fatto che uno spazio nudo e piatto, così ampio, appaia del tutto innaturale. Probabilmente è quel che si poteva vedere un poco ovunque negli anni '60, per la realizzazione dei lungomari che hanno distrutto almeno il 90% dei nostri ambienti dunali, ma l'eco di quelle distruzioni ha lasciato il posto all'abitudine di percorrere i marciapiedi lungo i nostri insediamenti costieri, senza più interrogarci su cosa ci fosse prima.
Ho impiegato un sacco di tempo a raggiungere la riva del mare, che sembra non arrivare mai, e quando arriva scende giù dal piano spiaggia con un notevole dislivello. Mi lascia esterrefatto constatare come la morfologia e il profilo altimetrico del litorale siano stati completamente stravolti. Le masse di sabbia movimentate per il concerto testimoniano di una violenza impressionante. Nelle foto in basso potete vedere un dislivello di circa un metro e mezzo tra la via aperta dalle ruspe e il livello della spiaggia, che presumibilmente andava a salire verso la metà della sua ampiezza per poi digradare fino al livello del sentiero al margine della pineta. Una foto, scattata dal mare durante i lavori di allestimento del Jova Beach Party, mostra come addirittura siano stati impiegati dei blocchi di cemento, a mo' di terrapieni per permettere di ottenere una spiaggia perfettamente e innaturalmente livellata!
Pian piano mi dirigo verso l'estremità nord della spiaggia. Alla fine il giglio di mare lo trovo, in una posizione distante dalle stazioni che mi sono state segnalate, giusto al margine dell'area devastata, nell'angolino di nord-ovest. Una coppia di gigli di mare! Salvi per miracolo verrebbe da dire, e sconcerta il vuoto che si può fotografare dietro questi fiori che rappresentano l'espressione più bella e ufficialmente celebrata della flora psammofila italiana. Sembra siano stati messi là apposta, in commemorazione delle vittime di Jovanotti.
Ne trovo un altro, solo qualche metro più in là, in mezzo alla sabbia accumulata sui lati dell'area, e vi fa capire quanta attenzione sia stata posta alle "specie dall'alto contenuto vegetativo". Il lato nord della spiaggia, quello retrostante il palcoscenico del concerto, conserva fortunatamente ancora ampie tracce della sua vegetazione. Trovo la Gramigna delle spiagge, l'Eringio marittimo, e la splendida Santolina bianca, ma un botanico potrebbe sicuramente individuare molte più essenze di me. Una netta linea di demarcazione divide anche altimetricamente la spiaggia "normale" con la sua vegetazione, da quella "migliorata" dal passaggio di Jovanotti, che in quel tratto marca una depressione di una trentina di centimetri.
Il naturale dislivello della spiaggia fa sì che il "piano concerto" si trovi talvolta al di sotto, talvolta al di sopra della naturale altimetria della spiaggia, e che la sabbia sia stata levata e aggiunta a seconda delle situazioni, per creare una spianata del tutto artificiale. Fa impressione vedere tutti quei ciuffi superstiti di piante dunali in primo piano, e dietro il nulla, ovvero l'immensa stupidità umana. Difficile, anzi impossibile, pensare che queste specie, protette dalla Direttiva Habitat, siano presenti solo in quel francobollo di spiaggia sottratto alla furia spianatrice, e invece non costituissero un fronte che interessava il litorale per tutta la sua lunghezza.
No hay comentarios:
Publicar un comentario