Esattamente
un anno fa inauguravo questo blog, quando mancavano un paio di
settimane all'inizio del JBP, per raccontare un evento di cui non
intuivamo ancora pienamente la portata distruttiva. Sono tante le
immagini che ci rimangono negli occhi, e nel cuore, dall'estate
scorsa. Indimenticabili quelle dei giovani fenicotteri rosa, che vagano
smarriti in mezzo agli ombrelloni. "Dove mi trovo? Che sta succedendo?" sembrano esclamare. Nel corso del tour, è scomparso anche un fratino a Rimini, ma
si sa che le sparizioni non sono fotogeniche. In questo caso si è
trattato invece di un boom di apparizioni inattese degli splendidi
trampolieri, a Cervia, Rimini, Riccione, Numana, Pesaro, Cesano, Falconara, che tutti hanno potuto vedere in pieno giorno. In
questo video, da Rimini, si vede zampettare uno dei fenicotteri,
spaesato, tra lettini e ombrelloni. Invece in quest'altro video, da Cervia, se ne
vede un altro letteralmente inseguito dalla folla, come
se si trattasse di un alieno, sbarcato da un pianeta sconosciuto, e
non di un uccello che è abbastanza di casa da quelle parti.
Non c'é più ritegno, non sopravvive in noi nemmeno un barlume dell'idea che un animale abbia forse semplicemente bisogno di essere lasciato in pace nel suo ambiente. Noi che siamo così attenti al concetto di privacy, quando riguarda noi stessi. E come potremmo, se il più grande evento dell'estate 2019 ci ha lasciato in eredità la convinzione che la natura sia un semplice palcoscenico compiacente? Un set, talvolta bizzarro, talvolta romantico, per le nostre foto, nient'altro che un set. Come stupirsi allora, alle raccapriccianti immagini del sub che l'estate scorsa aveva trasportato a riva una Caretta caretta per scattarsi una foto? Oppure per la tragica vicenda del cucciolo di foca monaca sui litorali pugliesi, inseguita, fotografata, piantonata, infine morta? Ma torniamo ai fenicotteri. Sono arrivati sulle spiagge, in mezzo ai bagnanti, probabilmente perché, poverini, erano sprovvisti di cuffie per i rumori molesti, come spiegato in questo articolo dal sito GreenMe. Esattamente il giorno dopo il concerto a Lido degli Estensi. Costretti a divenire anche loro delle attrazioni balneari.
Non c'é più ritegno, non sopravvive in noi nemmeno un barlume dell'idea che un animale abbia forse semplicemente bisogno di essere lasciato in pace nel suo ambiente. Noi che siamo così attenti al concetto di privacy, quando riguarda noi stessi. E come potremmo, se il più grande evento dell'estate 2019 ci ha lasciato in eredità la convinzione che la natura sia un semplice palcoscenico compiacente? Un set, talvolta bizzarro, talvolta romantico, per le nostre foto, nient'altro che un set. Come stupirsi allora, alle raccapriccianti immagini del sub che l'estate scorsa aveva trasportato a riva una Caretta caretta per scattarsi una foto? Oppure per la tragica vicenda del cucciolo di foca monaca sui litorali pugliesi, inseguita, fotografata, piantonata, infine morta? Ma torniamo ai fenicotteri. Sono arrivati sulle spiagge, in mezzo ai bagnanti, probabilmente perché, poverini, erano sprovvisti di cuffie per i rumori molesti, come spiegato in questo articolo dal sito GreenMe. Esattamente il giorno dopo il concerto a Lido degli Estensi. Costretti a divenire anche loro delle attrazioni balneari.
Sono
immagini comiche, e al tempo stesso tragiche. Io ci trovo la stessa
carica iconica degli orsi che vagano su una zattera provvisoria di
ghiaccio destinato a sciogliersi. Variazioni, dello smarrimento che
il mondo animale deve provare di fronte al cambiamento dei loro
ecosistemi e all'invasiva, capillare diffusione delle attività umane
nel globo. Che reclamano sempre ulteriori spazi alla privacy del
creato, nel pullulare di nuovi sport estremi, esperienze di diporto
creativo e spettacoli in natura (d'altronde lo stesso Jovanotti ha
dichiarato che il Jova Beach Party è uno sport estremo). Uno smarrimento
nel quale non possiamo che identificarci, se siamo capaci per un solo
attimo di guardare il mondo in maniera meno antropocentrica, e
chiederci anche noi: dove siamo? Che sta succedendo? Perché?
Se
ripensiamo all'estate scorsa, il JBP ci appare lontanissimo,
eppure vicinissimo, con il suo grottesco corteggio di sindaci, che lo
hanno inseguito con l'ossessione di un sogno erotico estivo, disposti
a svendere ogni credibilità e rispetto istituzionale per il fascino
perverso del consenso mediatico.
Lontanissimo
perché, questa estate, le condizioni in cui ci troviamo a vivere la
dimensione balneare sembrano diametralmente opposte: da una stagione
zeppa di eventi, siglata dagli assembramenti oceanici del dio Jova –
fino a 50.000 persone stipate impietosamente su di una povera
spiaggia per la foto ricordo - a un'estate senza eventi, all'insegna
del distanziamento sociale.
Di fatto, non c'é bisogno di eventi, perché quest'anno è andato in scena un unico grande megaevento mediatico: il Covid, che ha avuto la forza di riconfigurare tutte le nostre esistenze. E come un virus particolarmente diffusivo, Jovanotti pure è mutato, trasformandosi in Jovid-19, ricominciando a imperversare, prima con il suo “Jova House Party” - fino a 4 ore di trasmissione al giorno, poveri noi! - a rendere ancora più alienante il periodo della quarantena, e poi con il suo docutrip “Non voglio cambiare pianeta”, nel quale ha dimostrato quanto sia ecologico spostarsi per 4.000 Km in bici, dopo averne percorsi 13.000 su un aereo, e altrettanti a ritorno. Se lui dice “Non voglio cambiare pianeta” noi rispondiamo “Peccato!”. E se questa epidemia ci ha dimostrato, per tanti versi, che il vero virus è l'uomo, ne abbiamo una ulteriore patologica conferma.
Di fatto, non c'é bisogno di eventi, perché quest'anno è andato in scena un unico grande megaevento mediatico: il Covid, che ha avuto la forza di riconfigurare tutte le nostre esistenze. E come un virus particolarmente diffusivo, Jovanotti pure è mutato, trasformandosi in Jovid-19, ricominciando a imperversare, prima con il suo “Jova House Party” - fino a 4 ore di trasmissione al giorno, poveri noi! - a rendere ancora più alienante il periodo della quarantena, e poi con il suo docutrip “Non voglio cambiare pianeta”, nel quale ha dimostrato quanto sia ecologico spostarsi per 4.000 Km in bici, dopo averne percorsi 13.000 su un aereo, e altrettanti a ritorno. Se lui dice “Non voglio cambiare pianeta” noi rispondiamo “Peccato!”. E se questa epidemia ci ha dimostrato, per tanti versi, che il vero virus è l'uomo, ne abbiamo una ulteriore patologica conferma.
Un
uomo plagiato e plasmato dal capitalismo, il quale parla attraverso i
suoi campioni mediatici, che non a caso si sono affannati, in un
estenuante presenzialismo, a riconfigurare le proprie strategie, per
non perdere “grip” tra gli adepti, e portare comunque a termine
la missione a loro assegnata.
Vicinissimo,
perché il Covid sembra non averci insegnato proprio nulla. Le prime
settimane di quarantena, con la riduzione repentina dell'inquinamento, nell'evidente correlazione tra disastro
ambientale e diffusione del virus, avevano lasciato sperare
nell'avvio di una presa di coscienza collettiva. Con l'immagine di un
pianeta che tornava a respirare mentre noi indossavamo delle mascherine;
di una natura che tornava a muoversi libera, con la sua biodiversità
superstite, mentre noi restavamo confinati nelle nostre mura.
Purtroppo, come amaramente presagito da Steve
Cutts nella sua animazione Man
2020 non è andata proprio così. Anzi, se possibile,
questo periodo, invece di spingerci a ricostituire un rapporto sano
con il nostro ecosistema, da cui dipende in fin dei conti la nostra
stessa salute, ce ne ha ancora più allontanati, avvolgendoci in un
alienante film di plastica, con drammatiche ricadute in termini di
inquinamento.
L'ossessione igienistica che imperversa sembra solo l'evoluzione paradossale del mantra "Lasceremo le spiagge più pulite di prima" che ci ha accompagnato lungo tutto il tour di Jovanotti. E tra "pulito" e "igienizzato" poco ci manca, soprattutto se la pulizia è occasione per "sterilizzare" interi ecosistemi costieri. Non a caso, abbiamo visto spiagge disinfettate con la candeggina, e non a caso, continuiamo a vedere immagini di spiagge livellate dalle ruspe, come avvenuto ieri ad Agrigento (qui articolo). Non so se questa fosse la preoccupazione delle persone che hanno pensato bene di smantellare un monumento naturale, perché troppo sporco, troppe erbacce, troppa natura vi si poteva annidare. Forse persino un virus. Oppure c'era semplicemente bisogno di più spazio, per rispettare i sacrosanti criteri di distanziamento sociale. Meglio allora spianare tutto, bonificare e restituire alla collettività un'area dove sopravviveva un ecosistema non allineato al sistema.
La rarefazione dell'uomo non potrà che produrre ulteriore rarefazione della natura. Perché se abbiamo imparato, o abbiamo dovuto imparare, i rituali del distanziamento sociale, siamo del tutto refrattari a praticare un sano distanziamento ambientale. E gli operatori balneari ne hanno approfittato per tentare e realizzare, in molti casi, un vero e proprio colpo di mano, che ha permesso l'estensione dei loro privilegi fino alle spiagge libere. Tanto per devastare quel poco di spazi collettivi seminaturali rimasti.
L'ossessione igienistica che imperversa sembra solo l'evoluzione paradossale del mantra "Lasceremo le spiagge più pulite di prima" che ci ha accompagnato lungo tutto il tour di Jovanotti. E tra "pulito" e "igienizzato" poco ci manca, soprattutto se la pulizia è occasione per "sterilizzare" interi ecosistemi costieri. Non a caso, abbiamo visto spiagge disinfettate con la candeggina, e non a caso, continuiamo a vedere immagini di spiagge livellate dalle ruspe, come avvenuto ieri ad Agrigento (qui articolo). Non so se questa fosse la preoccupazione delle persone che hanno pensato bene di smantellare un monumento naturale, perché troppo sporco, troppe erbacce, troppa natura vi si poteva annidare. Forse persino un virus. Oppure c'era semplicemente bisogno di più spazio, per rispettare i sacrosanti criteri di distanziamento sociale. Meglio allora spianare tutto, bonificare e restituire alla collettività un'area dove sopravviveva un ecosistema non allineato al sistema.
La rarefazione dell'uomo non potrà che produrre ulteriore rarefazione della natura. Perché se abbiamo imparato, o abbiamo dovuto imparare, i rituali del distanziamento sociale, siamo del tutto refrattari a praticare un sano distanziamento ambientale. E gli operatori balneari ne hanno approfittato per tentare e realizzare, in molti casi, un vero e proprio colpo di mano, che ha permesso l'estensione dei loro privilegi fino alle spiagge libere. Tanto per devastare quel poco di spazi collettivi seminaturali rimasti.
Così,
le grandi ammucchiate di Jovanotti, e il distanziamento balneare, due
situazioni tanto diverse, finiscono paradossalmente per produrre lo stesso drammatico
effetto. E il fatto che nella task force del Governo ci sia ora
anche Donatella Bianchi, con la "competenza" acquisita
durante il Jova Beach Party, non ci aiuta certo a stare tranquilli.
Gli operatori balneari si allargano, passano a gestire anche
le spiagge libere, arrivano con i loro trattori, magari di marca Landini, a conquistare alla
“civiltà” nuovi tratti semiselvatici di costa. E una volta che
si saranno allargati, che avranno conquistato un diritto, sarà ben
difficile farli tornare nei ranghi.
Ma in fondo, è tutto
in linea con il piano iper-liberista per il rilancio del paese. Il piano Colao, come dichiarano da ISDE-Medici per l'Ambiente (qui articolo),
«doveva segnare un deciso cambio di passo e mettere sul tavolo
del Governo Conte proposte innovative per un superamento di quel
modello di sviluppo che sta ipotecando la possibilità di
sopravvivenza su questo pianeta e di cui le pandemie, come gli eventi
climatici estremi, sono segnali che non possono più essere ignorati.
Questo cambio di passo invece non c’è e si continua a
programmare ignorando le cause profonde dell’attuale
crisi che non è solo sanitaria e economica, ma anche sociale,
ambientale e climatica». Intanto i
fondali dei mari sono così pieni di guanti e mascherine, che forse
la stessa Bianchi suggerirà il varo di un nuovo Jova Beach Party, con tutto il suo merchandising di plastica
riciclata, per spiegare alla popolazione come ci si deve comportare.
A
quanto pare, ieri 20.06.2020, con il solstizio, è terminato il calendario Maya, e
da oggi comincia una nuova era. Tutti ricorderete a riguardo il 20.12.2012 ma qualcuno aveva evidentemente sbagliato i calcoli. "Mi fai sentire un poeta, anzi di più un profeta, che annuncia l'inizio di una Nuova Era" cantava l'anno scorso Jovanotti nel singolo omonimo che accompagnava il lancio del
disco "Jova Beach Party". Speriamo bene...