Vi chiederete cos'è
quella buca che vedete nella sabbia. No, per una volta non sono le
tracce lasciate sulla spiaggia dal Jova Beach Party, nell’ultima
tappa di Montesilvano. Personalmente ho deciso di non andarci,
anche se era l'ultima spiaggia, per non perdere l'occasione di
raccontare qualcosa di ben più importante: un altro Uova Beach Party
sulle spiagge italiane. Così, piuttosto che recarmi all'alba nella
città abruzzese per fotografare l’immondizia e lo sfacelo lasciato
dal concerto, alla stessa ora ho preso un treno da Roma verso sud, un
treno che è arrivato fino all’estremo sud dell’Italia, e mi ha
portato in una stazione abbandonata, sotto il faro di Capo
Spartivento, a cavallo tra il Mar Ionio e il Mare di Sicilia, lungo
l'unica costa delle tartarughe presente in Italia, nel quartier
generale di Caretta Calabria Conservation. Voi non avreste fatto lo
stesso? La maniera migliore per dire No al Jova Beach Party non
consiste forse nel dire Sì alla natura?
Durante il viaggio, il
passaggio rapido da Praia a Mare, mi ha offerto per pochi secondi dal
finestrino la visione mozzafiato dell’Isola di Dino con la sua
spiaggia, la cui sagoma si staglia in maniera ben più maestosa di
quanto si possa dedurre dalle foto, che tutti abbiamo condiviso a
inizio agosto. Una visione che sconvolge, sia per l'abbagliante
bellezza del luogo, sia per l’incredulità che un simile santuario
della natura possa essere stato profanato da un concerto di 40.000
persone.
Ma sorvoliamo, avrete
capito che quella buchetta nella foto è un nido, dal quale sono
uscite nottetempo decine di tartarughine. Un nido scoperto grazie a
un quotidiano ed estenuante lavoro di perlustrazione, lungo decine
di km di spiaggia, e messo in sicurezza dalla predazione delle volpi
grazie a una griglia metallica sotterrata nella sabbia. Grazie alla
straordinaria testimonianza di dedizione e attivismo di una di quelle
siglette ambientaliste relegate da Jovanotti nelle fogne di Nuova
Delhi, che l'anno scorso ha assicurato al mare 2120 piccoli, facendo pura opera di volontariato. Talvolta i nidi devono essere addirittura traslocati per
assicurarne la felice schiusa, quando sono troppo vicini alla riva, o
recintati quando si trovano in spiagge di richiamo turistico. E la
sorveglianza va intensificata nelle notti di possibile schiusa,
quando una fonte luminosa inattesa, come un falò, può mettere a
rischio la vita dei nuovi nati. Grazie a Salvatore, ho avuto la
fortuna di vivere l'attesa della schiusa al chiaro di luna, con il
riflesso del satellite che si illumina come la pista di un aeroporto
ad indicare la strada ai neonati. Caretta Calabria Conservation è
l'unica associazione in Italia che fa ricerca attiva dei nidi,
rendendo accessibile a persone interessate, come me, una
manifestazione della natura che altrimenti apparterrebbe al regno del
mistero, e della pura magia. Dato che nottetempo le uova vengono
deposte, da una tartaruga che tocca terra dopo aver nuotato
ininterrottamente per due anni, nel mare antistante le coste
africane. Qualcosa che mi richiama poeticamente l'analogia con i
rondoni, ai quali ho dedicato il mio ultimo fumetto Dove i rondonivanno a dormire, i quali possono volare ininterrottamente due, o tre
anni, prima di poggiarsi, per la deposizione e la cova delle uova, sotto i
tetti delle nostre case.
Se non vi sono degli
attivisti che battono le spiagge giorno dopo giorno, bisogna contare
sulla sorte, sul fortuito passaggio di qualcuno in grado di leggere
la traccia lasciata dalla madre sulla sabbia, e prima che il vento la
faccia scomparire. Altrimenti non si vede assolutamente nulla, il
mistero viene conservato dalla sabbia, silente, per 45-50 giorni,
finché all'improvviso vi emerge la vita, e quanta! Un nido può
contare fino a 150 uova.
Le cronache estive sono
costellate di emozionanti e improvvisi “incontri ravvicinati del
terzo tipo”, ultimo il caso di Meta di Sorrento dove un gruppo di
ragazzi ha visto vagare decine di tartarughe sbucate inaspettatamente
dalla sabbia, dopo circa 20 anni che non si registrava un nido nella
costiera sorrentina. Ancora più significativo il caso di Marina di
Gioiosa Ionica, dove il 3 settembre proprio gli attivisti di Caretta
Calabria Conservation sono intervenuti d'urgenza, fuori del loro
territorio, su segnalazione di un passante che aveva rinvenuto un
gruppo di 47 tartarughine, ferme sotto un lampione. Attratte dalla
luce. Questa volta non della luna. E Gioiosa è guarda caso il comune
limitrofo di Roccella Jonica, al cui confine le tartarughe sono state
ritrovate. In un mio precedente post, avevo segnalato la presenza di
due nidi nelle immediate vicinanze di Roccella, a Riace e Grotteria,
probabilmente deposti, a detta di Caretta Calabria Conservation, da
una sola femmina che aveva scelto quel tratto di costa per nidificare, e probabilmente aveva deposto altre uova.
Difatti, le tartarughe sotto il lampione hanno denunciato la presenza
di un terzo nido, che non è stato possibile ritrovare. Ma potrebbe
essercene stato un quarto. E forse proprio nell'area sbancata e
livellata per il Jova Beach Party. Perchè no? Come si fa a negarlo,
senza tradire una evidente malafede - come difatti è stato negato da
amministratori, organizzatori, wwf – quando non si è assicurata
una ricerca attiva, quotidiana, dei nidi? I quali possono sopportare
il normale passaggio delle persone, ma non le sollecitazioni di una
tribù che balla, o quella di 40 tir e decine di ruspe per
l'allestimento di un mega-evento sulle spiagge.
Questi sono i limiti che ci impone la natura, se ne vogliamo davvero rispettare gli abitanti. E i limiti che ci impone la natura sono senza limiti - nel caso della Caretta Caretta, e non solo - a voler essere onesti fino in fondo. Posto che continuamente vengono rinvenuti nidi in siti assolutamente inattesi, come avvenuto quest'anno a Pesaro, bisognerebbe riconoscere che non vi sono limiti territoriali che ci possano porre al riparo dal farne inavvertitamente una frittata, e quindi su tutte le spiagge italiane dovrebbe essere vietato il passaggio di mezzi pesanti, dichiarandole aree predisposte per accogliere il miracolo della vita. Se questo appare di difficile realizzazione, sarebbe una misura di minima attenzione farlo almeno nei luoghi dove la tartaruga ha nidificato negli ultimi anni. Non a caso il CNCF, Comitato Nazionale di Conservazione del Fratino, ha chiesto a Jovanotti&Trident, ovviamente inascoltato, di non fare i concerti nei luoghi dove fosse stato registrato un nido di fratino negli ultimi 5 anni. A Policoro, altro sito del Jova Beach Party, è stato registrato un nido di Caretta solo nel 2018!
“Chi ama
l'umanità
di un amore astratto
quasi sempre ama soltanto se stesso”
afferma Dostoevskij ne L'Idiota. Ebbene, questa frase
rivelatrice potrebbe essere tranquillamente declinata in chiave
naturalistica. E il Jova Beach Party ne è stato la riprova. Chi ama
la natura di un amore astratto quasi sempre ama soltanto se stesso, e
il suo prestigio mediatico. Facile lanciare campagne globali contro
la plastica, e riempirsi la bocca di slogan generalisti di tutela
ambientale. Rassicurante mobilitarsi nei confronti dei pesci che non
vedi, o degli orango minacciati nel lontano Borneo, facile sentirsi
emotivamente coinvolti dalle immagini della foresta amazzonica che
brucia, e mandare una donazione al wwf, per poi non battere ciglio
alla prima ruspa che pialla e sterilizza la spiaggia davanti casa,
ripulendola dalle cosiddette “erbacce”, facile dichiararsi sgomenti
dall'estinzione di massa degli insetti, e poi non resistere alla
tentazione di disinfestare il proprio terreno, per garantirsi un
facile raccolto, o il salvacondotto da qualche puntura.
Sempre un
altro discorso quando la natura è quella con la quale devi
convivere, quella che si frappone fra te e la realizzazione lucrativa
di una palazzina, o di un parcheggio, quella che non corrisponde alle
tue esigenze di ordine e pulizia, quella che si manifesta nel
balestruccio che nidifica sotto il tuo cornicione e ti lascia i suoi
escrementi sul viale, nel capriolo, o nel più piccolo istrice, che
potrebbe attraversare la strada e ti invita quindi a moderare la
velocità, nell'aquila reale che, per le sue legittime esigenze di
nidificazione, contrasta la tua pretesa di arrampicarti su qualunque
parete rocciosa, o di svolazzarci attorno col tuo parapendio, nel
fratino che non ti permette di arare ed occupare la spiaggia a tuo
piacimento con villaggi vacanze effimeri, in tutte quelle forme di vita insomma, che si frappongono
fra te e la realizzazione di ogni figata pazzesca che ti venga in
mente, per il tuo semplice diporto o la tua ansia di realizzazione
personale, che ti impediscono quindi di requisire un sito naturale e
farne quel che vuoi, sollevando su tutto il volume della tua voce, in
una manifestazione sconfortante di povertà creativa.
A poco serve
esporre un simulacro pop della Venere di Willendorf, richiamandosi al culto della Madre Terra,
per ostentare crediti di rispetto verso la natura, poiché la vera
creatività lascia prima di tutto spazio all'ascolto, lascia spazio e
respiro alle espressioni naturali dei luoghi con i quali si rapporta,
ci dialoga, nel rispetto e nell'umiltà, non li occupa fino
all'ultimo centimetro, in una smania crescente di lottizzazione
dell'immaginario. Lasciando ovunque immondizia, che altri hanno
puntualmente trovato al mio posto, come potete verificare qui. O
anche qui. E li ringrazio. Io per questa volta sulla spiaggia ho
preferito trovare le uova, e non le lattine di Jova.
E sono sicuro che chiunque vivesse una esperienza come la mia cambierebbe il suo atteggiamento nei confronti delle spiagge, e dell'uso improprio che se ne fa.
E sono sicuro che chiunque vivesse una esperienza come la mia cambierebbe il suo atteggiamento nei confronti delle spiagge, e dell'uso improprio che se ne fa.
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