Le disgrazie non
vengono mai sole, recita il proverbio. Il che si rivela tanto più
vero quanto più ci allontaniamo dall'estate dei Beach Party e dalla
giusta distanza riusciamo a concatenare gli eventi per trarne le dovute conclusioni.
Il Jova Beach Party è stato la rappresentazione straordinaria di un ordinario delirio da spiaggia, l'apice spettacolare -direi il manifesto politico- della deroga permanente a qualunque principio di tutela degli habitat naturalistici.
Il Jova Beach Party è stato la rappresentazione straordinaria di un ordinario delirio da spiaggia, l'apice spettacolare -direi il manifesto politico- della deroga permanente a qualunque principio di tutela degli habitat naturalistici.
Per questo ha
gratificato tanto i sindaci -alcuni sindaci- che sono saliti ebbri
sul suo carrozzone sbarazzandosi di ogni remora. La proposta del Tour
si potrebbe leggere come l'equivalente di quella lettera di
accompagnamento al decreto “Sblocca-Italia” inviata ai sindaci il
2 giugno 2014. “Quanti cantieri abbiamo bloccato per la mancanza
di un parere, per un diniego incomprensibile di una sovrintendenza,
per le lungaggini procedurali." scriveva Renzi "Individuate
una caserma bloccata, un immobile abbandonato, un cantiere fermo, un
procedimento amministrativo da accelerare e segnalatecelo”.
Ecco, Jovanotti, tra le righe, ha esteso quell'esortazione ai
litorali: individuate una spiaggia libera, bella, remota,
possibilmente seminaturale e poco accessibile, possibilmente con
nidificazioni di Fratino, o Caretta, e segnalatemela. In sintesi, uno
Sblocca-Spiagge, ma non per decreto del Presidente della Repubblica,
bensì per decreto mediatico.
Molti
Amministratori pubblici odiano i cosiddetti "vincoli",
perché impediscono lo "Sviluppo", quindi ogni occasione è
buona per ignorarli e scavalcarli. E il Jova Beach Party ha
rappresentato l'occasione perfetta. A quei sindaci non è sembrato
vero di avere finalmente le mani libere, e poter fare tutto quello
che da sempre avevano sognato sulle “loro” spiagge, per di più
con l'appoggio di quelli del WWF, che fino al giorno prima avevano
solo messo i bastoni tra le ruote. Mentre tutti gli altri
ambientalisti sembravano all'angolo, stigmatizzati sulle pagine di
tanti quotidiani, accusati persino di terrorismo. Gli deve essere
sembrato davvero l'Inizio di una Nuova Era, tanto che altri sindaci
di altre città hanno iniziato spontaneamente a candidare il proprio
Comune per il Jova Bis, un Party che, purtroppo per loro, non è
stato nemmeno pianificato. Già, perché qualcosa sembra essere
andato storto e, come accaduto a Renzi per lo Sblocca-Italia, quei “tre
o quattro comitatini locali”
si sono rivelati ben più tosti del previsto, sfiancando Jovanotti e
la sua invincibile armata con una guerriglia continua, trascinandolo
quotidianamente su media locali e nazionali tra accuse e denunce.
Se nell'immane
sforzo di persuasione che lo ha impegnato lungo tutte le spiagge
d'Italia, - e si è curiosamente intersecato con il Beach tour
elettorale del Salvini formato Papeete - Jovanotti ha bruciato gran
parte della credibilità di cui godeva presso un pubblico sensibile
alle tematiche ambientali - fino a ieri incondizionatamente il suo
pubblico - possiamo dire che si è immolato per l'alta causa alla
quale era stato chiamato: fare da testa d'ariete al cartello del
greenwashing, spianare la strada con le sue ruspe a una nuova
generazione di eventi su vasta scala, tesi a mettere le mani sulle
spiagge seminaturali, l'ultima frontiera, l'ultimo luogo sacro
inviolato. Sul quale Jovanotti è atterrato con la retorica
incoscienza di un astronauta in procinto di allunare, nel
cinquantenario dello sbarco.
Se il consumismo è
per sua necessità camaleontico, l'ultima e definitiva mossa non
poteva che seguire il camaleonte nel suo stesso ambiente, la Natura,
per mimetizzarsi al meglio nella macchia. Scegliendo luoghi
incontaminati, selvaggi e appartati, per collocarsi un passo fuori
dal sistema, quel tanto che basta per accreditarsi quali hippie
controcorrente, rivoluzionari dal tatuaggio green. Tanto da far
apparire gli ambientalisti veri dei beceri conservatori, perché
letteralmente e semplicemente vogliono "conservare"
l'ambiente per le future generazioni. Mentre si apparecchia l'ultimo
pasto per il capitalismo, che "ha bisogno di un certo
"anticapitalismo controllato" (l'impronta ecologista del
tour, l'appoggio del wwf ecc) per legittimare sé stesso e screditare
chi fa reale conflitto".(1)
Il condottiero di
una tale operazione non poteva che essere lui Jovanotti, per il
consenso trasversale di cui godeva, per l'aura da Santone
ambientalista di cui era riuscito con molto mestiere a circondarsi.
Tante contrarietà, tante critiche non lo hanno indotto tra l'altro
ad alcun ripensamento, a moderare i toni, confermandosi “Campione
dell'ambientalismo capitalista”
in una intervista di dicembre su La Stampa, nella quale dichiara,
senza porsi troppi problemi, che “La
decrescita felice è una cazzata”.
Come abbiamo potuto constatare tappa dopo tappa, mese dopo mese, dove
passa Jovanotti decrescono i prati (difficoltosa la ripresa
vegetativa nei luoghi del suo Tour) ma crescono le “occasioni di
sviluppo” - più o meno “ecofriendly”- del territorio.
Propiziate dal profeta della Nuova Era, che funge da apripista per
nuovi eventi musicali, e occasioni di occupazione del suolo; da
Sblocca-Spiaggia insomma. Perché "l'uomo
vuole crescere, è scritto nel nostro software, si tratta di
aggiornare il software ai tempi nuovi." (2)
Nel precedente post
ho parlato del caso emblematico della spiaggia Torre Flavia, dove il
Jova Beach Party, prima di essere a sua volta bloccato dalla
mobilitazione popolare, è stato l'occasione per tentare di sbloccare
un campeggio -già posto sotto sequestro per abusivismo- per le
comprensibili necessità logistiche di un concerto fuori scala. Il
primo caso di una prevedibile “corrispondenza d'amorosi sensi”
tra un Grande Evento del genere e le “bande del mattone” che
tramano alle spalle delle dune in tutta Italia. Un caso che possiamo
accostare a quello di Policoro, dove Marinagri, storica speculazione
edilizia, è servita come varco di ingresso per l'invasione di una
tribù che balla, e calpesta, all'interno di un'area protetta, con i
gigli di mare in fioritura. A Cerveteri poi, secondo episodio della
saga "Assedio alla Palude di Torre Flavia", il concerto è
stato l'occasione per lanciare il “Cerenova Summer Village”, e
proporre in settembre la realizzazione di impianti sportivi, sulla
stessa spiaggia di Campo di Mare. Come se il Jova Beach Party fosse
l'evento scatenante o concomitante di un vortice di appetiti sugli
ultimi residui di naturalità, ecco che a ottobre si profila infine
il progetto per un distributore di benzina e un'area di sosta camper,
alle spalle della palude! A dicembre, come riportato nell'articolo
“Non
c'é pace per il Fratino” di Francesca Buoninconti, veniamo a
sapere che Beach Arena chiede al Comune di Rimini la concessione
della spiaggia libera, la stessa del Beach Party, per realizzare
eventi sin dal 20 giugno. Ultimo della lista il Comune di
Montesilvano, che annuncia un festival
musicale sulla spiaggia del Jova Beach Party, con ospiti internazionali, dal 12 al 14
giugno. Poi è arrivato il Covid-19 a sconvolgere tutti i piani, ma l'impronta data comunque sopravviverà all'ondata epidemica, possiamo esserne certi. Come non ricordare anche l'Atlantico Tour di Mengoni, o la gara di
motociclismo da cross a Roccella Jonica, o uno sciame di piccoli e
grandi eventi in natura che, laddove non siano stati originati dal
Jova Beach e nei luoghi del Jova Beach, hanno beneficiato della sua
“indulgenza plenaria”. Perché quando apri un varco per fare
passare 500.000 persone è difficile richiuderlo.
Questo è stato il
Jova Beach, un Grande Evento che, per le sue caratteristiche
straordinarie, ha giustificato la sospensione dell'ordinaria prassi
di gestione del territorio, la sospensione della legge in virtù di
quella generata dal consenso mediatico; chiamando in causa i
miracolosi benefici economici che doveva portare, si è insinuata
l'idea paradossale che per superare la crisi del turismo – e anche
quella dell'ambiente – servissero i grandi eventi, e che spiagge e
prati d'alta quota dovessero convertirsi negli stadi del terzo
millennio. Una via di comodo per “sognare di consumare come
prima, esaurire la natura e darle una mancia” (3).
Tanti sindaci, che cercano di far quadrare i conti nella generale
crisi degli Enti pubblici locali, ci hanno creduto, e hanno seguito
lui, Jovanotti, l'emiro mediatico che prometteva ricchezza chiedendo
però l'esenzione dal pagamento del canone di affitto, il buffone che
passava col suo carro di Carnevale, lanciando caramelle, e il giorno
dopo li avrebbe lasciati con i problemi di sempre, e una pila di
denunce con cui fare i conti.
Da un punto di
vista culturale, il JBP ha portato a compimento quello che la
cosiddetta legge
Sfasciaparchi, sempre dell'Esecutivo Renzi, ha realizzato a
livello legislativo, operando una “controriforma” della legge
quadro 394/1991: l'idea di convertire la natura in un grande
villaggio vacanze. Le aree protette avrebbero valore non più in sé
stesse, ma in funzione della loro fruibilità turistica, e così un
evento che porta centinaia di migliaia di persone a calpestarne il
suolo, non può che capitalizzarne il valore. Nella Nuova Era
dell'Antropocene , nemmeno un santuario naturale può insomma
starsene per i fatti suoi, ma deve adeguarsi e fare da palcoscenico a
Jovanotti, o chi per lui voglia esternare la propria grande
sensibilità ambientale.
E' stata davvero
una strana estate quella del 2019, passata a seguire un fenomeno
apparentemente nuovo ma vecchio come il cucco, che tappa dopo tappa
ci ha rivelato qualcosa che andava ben oltre sé stesso, ben oltre la
dimensione di un concerto rock che pure superava ogni dimensione
finora conosciuta, per imporsi come un nuovo Verbo dalle sfumature
quasi mistiche. Nell'attivismo dei sindaci che lo hanno difeso senza
indugi, nella necessità del PD abruzzese di farne una bandiera
democratica contro i presunti abusi della prefettura, nella
competizione sul suolo balneare con un Salvini che toccava le vette
del suo consenso, nella disperata necessità di trovare un bandolo
per la matassa in una sinistra più che mai allo sbando, nel vuoto
culturale della politica è balenato d'un tratto come il Jova Beach
Party fosse un progetto politico compiuto. Non a caso Gramellini nel
suo adorante
articolo parla non di popolo bensì di Partito della Spiaggia,
non a caso da più parti si sollevano voci, provocatorie o meno, che
invocano Jovanotti come nuovo leader della sinistra, non a caso il
Fatto Quotidiano in un
articolo del 26 agosto lo inserisce ironicamente nella squadra
dei sogni di Renzi. E quando quest'ultimo finalmente dà finalmente
fuoco alle polveri, per fondare il suo partito, e sceglie proprio la
canzone di Jovanotti “Sul lungomare del mondo” come commento
sonoro della sua scelta, tutto è sembrato talmente palese, da
risultare quasi comico. Peccato, per lo stesso Renzi, che il partito
della spiaggia fosse già oltre, oltre il lungomare del mondo,
proiettato verso l'occupazione totale del territorio e
dell'immaginario collettivo.
"L’attivismo
di Jovanotti – eminentemente politico nei suoi effetti, per gli
interessi che rappresenta e per l’insistenza con cui viene
presentato come filantropico e «apolitico» – agisce nel contesto
di un’oramai ineludibile crisi climatica. Crisi che il capitalismo,
primo responsabile della condizione attuale, cerca di mettere a
valore, anche attraverso la «responsabilizzazione del consumatore»,
spingendo verso stili di consumo presentati come meno impattanti –
ma non meno redditizi.
Jovanotti, in
sintesi, è funzionale al modello sviluppista e ai tentativi di
rigenerazione in chiave green e climate friendly di questo
modello, mentre all’orizzonte si profila un’apocalisse ecologica
che comporterà, dal punto di vista sociale, enormi sconvolgimenti e
conflitti". (4)
1-
Tweet tratto dall'articolo di Marco Gardini "Jovanotti
campione dell'ambientalismo capitalista"
2 -
Dall'articolo "Jovanotti pensa ancora positivo: “Credo nel
progresso dell’umanesimo” - La Stampa - 16 dicembre 2019
3
- Dall'articolo "Perchè
non ci piace la gestione “rock” del problema ambientale"
- I Fatti Capitali
Dal
sito I fatti capitali
4 -
Dall'articolo "Ecco
a chi giova ilJova Beach Party. Nuovo greenwashing e «Grandi Eventi»
nell’eradella crisi climatica" di Alpinismo Molotov - Wu
Ming Foundation, 17 settembre 2019
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