Avrei dovuto essere in viaggio per Albenga e
invece... scriveva Jovanotti nel suo post del 25luglio. E invece... niente e nessuno al
mondo potrà fermare quest'onda che va, quest’onda che viene e che va. Onda che
inevitabilmente erode la spiaggia di Albenga, rendendo impossibile lo
svolgimento di un concerto impossibile.
Oggi nel fb
di Jovanotti ho visto una sua foto sorridente, come un bambino cui sia stato restituito il suo giocattolo, tra cappelli
di cowboy e tipì indiani, con un look carnascialesco che, per una volta, bene
si abbina con l'aura culturale della prossima tappa, Viareggio. Dopo la sosta
imposta dalla "forza maggiore della natura" come lui si ostina a
voler far credere, finalmente è tornato in pista. Vi dico la verità, quasi
quasi ne sono contento, perché almeno avrà qualcos'altro da fare che occupare
il suo tempo con dei post all'insegna del delirio, sprofondato nella piu vacua
idolatria di se stesso e del suo Jova Beach, senza più citare niente altro
di naturale che l'orizzonte della spiaggia possa contemplare, piante, dune, uccelli.
JBP è la cosa più bella del mondo perché
rompe gli stereotipi, abbatte steccati, apre passaggi, mostra possibilità e
costruisce un racconto spontaneo e complesso, vero e molto vitale. Non so se lo
ha fatto anche con voi che ci siete stati, con me lo fa in modo potentissimo,
imbarazzante.
Rompere gli stereotipi (fregandosene delle regole elementari
di una coscienza ambientale) e abbattere gli steccati (quelli delle zone a
protezione speciale, come quelli rotti a Cerveteri dalle ruspe mentre sbancavano
per fare i parcheggi), commenta al post Alessandra De Cesare. Alla ricerca della
legittimazione di una arbitraria frontiera del divertimento, Lorenzo Cherubini non mostra più
nessuna remora o prudenza nei confronti di coloro che sollevano comprensibili critiche, qualificati ora come persone desiderose di mettersi in mostra, ora come quelli che hanno scelto di stare dalla parte del
lamento costante, o addirittura come spacciatori di odio malriposto. Come in un brutto film sembra di ascoltare un racconto dell'Italia di Renzi, divisa tra quelli che fanno e quelli che sanno solo lamentarsi, o addirittura di Berlusconi, divisa tra il partito dell'odio e quello dell'amore.
JOVA BEACH PARTY si sta rivelando come
l’impresa musicale live più impegnativa mai fatta fino a oggi (1000 persone che
girano e mesi di progettazione, verifiche di incidenza, sicurezza ecc.). JBP è
“imperfetta” , eppure questa è la sua forza, e sono sicuro che chi c’è stato sa
di cosa parlo. E’ per questo che ci rendono la vita difficile in ogni luogo dove
arriviamo (sempre con argomenti che fanno pensare più a una desiderio di
mettersi in mostra che altro), perché siamo nuovi, siamo il mai visto prima, ma
lo facciamo, e ogni volta ci riusciamo e alla fine siamo felici noi sul palco,
noi dietro al palco, noi davanti al palco, noi tutti!
Nonostante tutto, traspare nelle sue parole la debolezza interiore di chi sa di avere
torto, e ha bisogno per questo di azzerare ogni dubbio in uno slancio
di vera esaltazione messianica. Circondato dal plauso servile dei media, e
dall'ossequio imbarazzante delle amministrazioni, che lo accolgono come un benefattore, dandogli
carta bianca sui loro territori.
Siamo orgogliosi di lavorare senza
risparmiarci, senza certezze, senza rete, ma soprattutto senza barriere
mentali, senza pensiero standard, senza azioni precostituite ma con la gioia e
l’adrenalina ogni volta di una prima volta. In ogni luogo dove stiamo per
arrivare ci rendono la vita difficile ma va benissimo così, le cose nuove non
sono mai rassicuranti e ben pettinate, i bimbi nascono nudi, sporchi, liberi e
affamati come la vita, e ci sarebbe qualcosa di profondamente sbagliato nel
progetto se non desse fastidio a chi ha scelto di stare dalla parte del lamento
costante, senza proposte mai, senza mai uno slancio positivo, sempre nella
risposta facile e mai nella domanda, sulla frontiera della domanda, che è poi
dove accadono le cose. Jova beach Party è in spiaggia perché va fatto sulla
frontiera e la spiaggia è la frontiera assoluta, il luogo della trasformazione
per eccellenza.
A questo siamo arrivati:
proteggere la natura, rispettare i suoi cicli che
invariabilmente si perpetuano oramai è diventato un pensiero standard, una barriera mentale che
ci preclude nuove esperienze di godimento. Per me, se c’è qualcosa di
imbarazzante, lo sono le parole di Jovanotti che conclude trionfante: Jova
Beach Party è una festa! Ed è una sfida leggera, danzante e risoluta,
soprattutto una sfida agli stereotipi, alla cupezza, all’ottusità , ai
fighetti, agli spacciatori di odio malriposto, ai sicuri di sé, agli
indottrinati, agli snob, a chi ha bisogno sempre di nemici e mai di sogni.
Leggera, dura un giorno, si vola.
Si rimane sbigottiti da una simile
lettura, e altrettanto sbigottiti di fronte al fatto che quest'uomo abbia un
potere mediatico enorme, e che persino una sua scorreggia venga comunque subito
condivisa da orde di fan adoranti. Come questo suo post, condiviso 959 volte, e commentato da (quasi) tutti entusiasticamente. Si
rimane sbigottiti da tanta irresponsabile audacia perché da tanto potere dovrebbe derivare una commisurata assunzione di responsabilità, e invece pare il contrario. E poi i tempi sono cambiati, o no? Viviamo oramai nell’epoca
di Greta, una ragazzina che risponde, a chi la critica per il suo sciopero, che
non serve a nulla andare a scuola se il sapere prodotto dal sistema scolastico,
e rappresentato dalla comunità scientifica, non viene tenuto in conto dai
politici, o no? Sconcerta per questo ravvisare lo stesso atteggiamento menefreghista da parte di
Jovanotti, il quale implicitamente invita tutti i suoi fan a non curarsi di chi
ha passato una vita ad acquisire conoscenze e a diffonderle, di tutti coloro
che fanno parte di quelle associazioni scientifiche e ambientaliste che (tutte,
ma proprio tutte, tranne il wwf) si sono schierate contro il suo tour. Come
commenta Giovanni Spinella, al suo post Praticamente
un elogio all'anarchia e allo strafottersene del peso di questa scelta operata.
Sai, prima ti ascoltavo e tanti brani mi piacevano, molti sound davvero
coinvolgenti ma mi sei rotolato proprio giù da ogni piacere. La spiaggia non è
il luogo per portare orde ammassate di gente in delirio, le spiagge non hanno
bisogno di essere ripulite dopo essere state martoriate, le spiagge e
l'ecosistema che le caratterizza vanno rispettate e trattate coi guanti di
velluto, non con ruspe e bolge invereconde e un artista che da sempre sfrutta
l'aura naturalista non compie un massacro simile. Sai, tanta di quella gente
che tu hai etichettato come noiosa, spacciatori di odio malriposto si è fatta
un culo quadrato per anni ottenendo la sensibilizzazione di qualche decina di
persone all'anno forse....ma ti è bastato un niente per mandare tutto a scatafascio.
E non parliamo del WWF Italia che si è coperta di ridicolo diventando il
bersaglio di qualsiasi associazione intellettualmente onesta e vera amante
della natura. Siete una delusione....altrochè sogno. Un incubo
Ma
ricominciamo daccapo, visto che il Jova parla di slancio positivo nel suo post,
il che fa pensare di nuovo alla sua hit Penso Positivo, e di nuovo ai suoi
versi: niente e nessuno al mondo potrà fermare fermare quest'onda che va, quest’onda che viene e che va.
Come l'onda elettromagnetica che passa attraverso mura, e steccati. Il Jova Beach appare connesso perfettamente con l'era del 5G nella quale ogni cautela
nei confronti dell'ambiente e della salute delle persone viene abbandonata in
nome della capillare penetrazione in ogni recesso del pianeta della rete
telematica. Non a caso il suo tour, come ravvisato dal solerte Ortica Web, a
partire dalla data di Cerveteri si è fatto campo di sperimentazione del 5G sui
suoi spettatori, cavie inconsapevoli dei potenziali effetti nefasti di tale
irradiazione. Non si fa mancare proprio nulla Jovanotti. Nessun principio di
precauzione che valga. Ora, sempre riguardo al 5G, per il quale si sono anche diffusi allarmi riguardanti abbattimenti di alberi nelle città occidentali, è in corso una
gigantesca petizione firmata finora da 31.000 scienziati in tutto il mondo, che dimostrano
attraverso un’ampia documentazione medico-scientifica i pericoli probabili, se
non addirittura certi, che le onde elettromagnetiche hanno sui nostri corpi e
sugli ecosistemi, sulle api tanto per sceglierne un rappresentante.
31.000 scienziati
per Jovanotti basteranno? O anche loro finiranno dalla parte del lamento costante?
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