Questa
estate ci siamo oramai abituati a vedere, uno dopo l’altro, in rapida sequenza,
i fotogrammi delle spiagge italiane stipate fino all’inverosimile dalla calca del Jova
Beach Party. Il Lido degli Estensi, è l’ultimo della collezione. Se
ci avete fatto caso le immagini di queste spiagge stracolme, si assomigliano
tutte, al punto che tanti fotogrammi uno dopo l’altro assomigliano a un fermo
immagine. Ogni identità naturalistica è stata cancellata, ogni rilievo
appiattito. L'encefalogramma piatto che trasmettono si legge dal profilo stesso del litorale che, dove rispondeva elasticamente al moto ondoso con la sedimentazione dunale, adesso appare impietosamente livellato per tutta l'area del concerto.
Sembra che Jovanotti sui suoi profili social le esibisca con grande orgoglio
queste foto, come un trofeo, come a dire: “Guardate
quanto sono stato bravo a riempirla fino all'ultimo centimetro!”.
Sono
immagini che vogliono comunicare allegria, un’allegria forzata, esagitata, mirante più al controllo delle masse che alla loro liberazione, e per questo a
me trasmettono invece profonda tristezza, insieme a un senso di inesorabile decadenza. Un preavviso
di estinzione. In un momento in cui i ghiacciai si stanno sciogliendo al ritmo
di miliardi di tonnellate al giorno, e incendi apocalittici divorano migliaia
di ettari di foresta, tanto in Siberia, quanto in Amazzonia, vedere quella
sottile striscia di sabbia, quel miracolo di vita fatto della tenacia di piante
pioniere, in labile equilibrio tra due mondi, calpestato senza nessun riguardo,
occupato fino all'ultimo centimetro, con la stessa logica con la quale un
costruttore lottizza un terreno, è particolarmente scioccante, se accompagnato oltretutto dal timore
che nei prossimi anni saremo costretti a vedere sempre più spesso immagini
simili.
Solo 15
giorni fa è stato presentato il rapporto speciale su Cambiamenti climatici e suolo del Gruppo intergovernativo sui
cambiamenti climatici (Intergovernmental panel on climate change – Ipcc), nel
quale si è posto l’accento sullo sfruttamento intensivo dei suoli, causa di degrado ed erosione, che accelera il fenomeno del
riscaldamento globale. E la mia domanda è: esiste forse qualcosa che vi comunichi
l’idea di sfruttamento intensivo dei suoli più di un fotogramma aereo del Jova
Beach Party?
Ancora una
volta la spiaggia scelta corrisponde a un sito di nidificazione del fratino,
uno dei pochi dell'Emilia Romagna, come denunciato da Asoer e Legambiente – in questo articolo - che attestano la completa distruzione delle dune embrionali, e
quindi dello stesso habitat riproduttivo del fratino, costato anni di paziente
lavoro non solo all’ecosistema, ma ai tanti attivisti che hanno impedito per
anni l’utilizzo di mezzi meccanici per il livellamento e la vagliatura di quel
tratto di spiaggia. Tutto distrutto in poche ore, per una giornata di
divertimento. Quando le megastrutture avranno lasciato la spiaggia, e tutte le
persone saranno andate via, resterà la spiaggia, non più pulita ma più povera
di prima, sprovvista della sua naturale capacità di contrastare l’erosione, a
causa dell’eliminazione di tutti i detriti, e di tutta la vegetazione spontanea; quella che viene
senza remore tagliata via dai trattori ad inizio stagione, in molti lidi italiani; quella
che al Lido degli Estensi ha saputo resistere per anni alle onde del mare, ma non alle onde del 5G, che si infrangono contro i nostri cervelli per aprire
varchi, contro ogni cordone dunale di buonsenso. Tanto che a Comacchio qualcuno
propone, in uno dei tanti cortocircuiti logici cui ci ha abituato questo tour,
di usare i presunti utili di questo concerto (utili pubblici?) per il ripascimento di spiagge sottoposte ad erosione.
Se
guardiamo a una proiezione cartografica dell’Italia nel 2100 - considerate le previsioni sugli effetti del riscaldamento globale - tutte le spiagge del tour appaiono
sommerse, e mi sembra una significativa
coincidenza che il metereologo Luca Mercalli nel suo articolo. “Perché
la fusione dei ghiacci in Groenlandia è un problema anche nostro” citi proprio
il JBP “Un esempio chiaro è proprio
quello del livello del mare. Quello che succede in Groenlandia lo vediamo subito
a Venezia, e in altre parti d’Italia. Pensiamo al concerto di Jovanotti in
Liguria, annullato perché la spiaggia di Albenga è quasi sparita”.
Questa
disperata rincorsa di Jovanotti al gigantismo, questo suo continuo, compulsivo sbandierare
la sua impresa live come la più grande di tutti i tempi, fa balenare nel
cervello il paragone col Titanic, il più grande transatlantico di tutti tempi,
inesorabilmente sprofondato nell’oceano, mentre l’orchestra continuava a
suonare. Ma quei musicisti furono degli eroi, consapevoli di quanto accadeva, e
tuttavia capaci di onorare il proprio ruolo fino in fondo; questi invece degli
irresponsabili, che suonano e cantano in omaggio alla grande sirena sul palco, che
ammalia i naviganti col proprio canto, e li distrae, allo scopo di portarli al
naufragio, verso gli scogli, con la loro barca. Una barca che non sembra proprio
un transatlantico, bensì una fragile zattera silicea, incapace di sopportare
il peso immenso di quel palco e di tutte quelle persone. Ma tranquilli, sembra
suggerire Jovanotti oggi che ci spostiamo per un'altra tappa a Plan de Corones, potremo sempre
andare in alta quota a perturbare la natura, calpestando non più prati dunali ma alpini.
In copertina una interpolazione del famoso dipinto di Stower del 1912, raffigurante il naufragio del Titanic, con la foto del concerto a Lido degli Estensi.
In copertina una interpolazione del famoso dipinto di Stower del 1912, raffigurante il naufragio del Titanic, con la foto del concerto a Lido degli Estensi.
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