lunes, 2 de diciembre de 2019

UN CALCIO ALL'AMBIENTE



Ieri si è giocato l'abituale turno di campionato e io non ho potuto fare a meno di pensare alle "fortunate" squadre giovanili che hanno avuto l'opportunità di allenarsi con le nuove magliette in plastica riciclata del Jova Beach! Castel Volturno, Comacchio, Barletta, Montesilvano... la consegna, che ha tenuto banco nelle cronache locali e nazionali come prova tangibile e inconfutabile di quello stile di vita sostenibile promosso dal JBP e dal WWF, non è altro che un'astuta operazione promozionale per indurre il popolo dello stadio a credere che, per virtù di queste miracolose magliette, si possa fare il tifo anche per l'ambiente, mentre si fa il tifo per la propria squadra tra gli spalti, dissetandosi con una bevanda in bottiglia. L'iniziativa si è svolta difatti in concomitanza della Settimana europea per la riduzione dei rifiuti, dal 16 al 24 Novembre.

Dei vari articoli, prendo in esame per una riflessione quello del 21 novembre apparso sul quotidiano Il Mattino, dal quale è tratta anche l'immagine, riguardante la consegna di Castel Volturno, e dal quale si apprende che Le maglie presenti in ogni kit, corredate da un’etichetta con le istruzioni per il corretto lavaggio e da un campione di graniglia di PET (a dimostrazione del passaggio intermedio della trasformazione da contenitore originale a t-shirt), sono il risultato del processo di riciclo di quasi un milione di bottigliette d’acqua Coop da 500ml (realizzate in plastica riciclabile al 100% e composte da plastica riciclata al 30%) distribuito nel corso del Jova Beach Party. L'articolo si spinge oltre il semplice resoconto dei fatti nel decantare l'impegno ambientalista di Coop, main sponsor del Jova Beach, e fornitore dell'acqua minerale distribuita nei concerti: L’impegno di Coop per l’Ambiente è da sempre costante: dal 2009 la grammatura delle proprie bottiglie è stata ridotta fino al 20%, con un risparmio di 3300 tonnellate di CO2; le fonti dell’Acqua Coop sono passate da 2 a 4, permettendo così di ridurre la distanza di 235mila chilometri l’anno, pari a 388 mila chilogrammi di CO2 non emessi; per gennaio 2023 tutte le bottiglie di acqua Coop saranno realizzate con il 50% di materiale riciclato. 
 
Il consumo di acqua minerale in bottiglia, cresciuto continuamente negli ultimi anni, è una delle più disastrose oltre che immotivate abitudini collettive, ma contemporaneamente uno dei più grandi successi per la macchina del consumo globale, che ha dimostrato come, quando vogliono venderti qualcosa per il profitto, siano capaci di venderti anche l'aria o... l'acqua! Per comprendere il danno ambientale di tale industria, e la perversa logica di “costruzione della domanda” che lo ha generato consiglio, a chi non lo avesse ancora visto, il cortometraggio animato “La storia dell'acqua in bottiglia” di Annie Leonard. Nel video, presentato diversi anni fa, il 22 marzo 2010, lei cita un dato sconvolgente: il consumo di mezzo miliardo di bottiglie di plastica ogni settimana negli Stati Uniti. Ebbene, secondo la classifica 2019 riportata da Il fatto alimentare, in Italia ne consumiamo ancora di più, siamo praticamente i campioni mondiali di consumo di acqua in bottiglia, ed anche di stupidità, visti non solo i danni ambientali, ma anche i costi per le nostre tasche: 224 litri a testa, ogni anno! Ci precede solo il Messico con 234 litri pro capite, ma con l'attenuante che molte zone del paese non hanno accesso all'acqua potabile. Se incrociamo questo dato con l'annuale dossier Beach Litter di Legambiente, dal quale risulta che le bottiglie di plastica da bevande, quegli 11 miliardi che buttiamo nei rifiuti ogni anno, costituiscono l'11,7% dei rifiuti presenti sulla spiaggia - ovvero la maggior percentuale, corrispondenti numericamente a 11 pezzi ogni 10 metri - ci chiediamo esterrefatti come possa un'azienda del settore figurare tra gli sponsor di un evento che vuole dare un messaggio di cambiamento in questo senso. Ma dato che tradizionalmente il colore dei soldi è lo stesso del colore dell'ambiente, tutto è possibile.  

Un altro recente articolo de Il Fatto Alimentare su questa tematica porta questo sacrosanto titolo: "Acqua minerale: i consumi italiani sono da record mondiale. Un disastro ambientale ed economico, ma l’industria è soddisfatta". Certo! Non solo l'industria è soddisfatta, ma addirittura sale in cattedra, in occasioni come queste - e torniamo a Coop e alle sue magliette – come paladina dell'ambiente. E questo ci chiarisce il vero ruolo di personaggi come Jovanotti, che lungi dall'intraprendere vere campagne ecologiste si fanno testimonial di quelle macroscopiche operazioni di sovvertimento della realtà, chiamate greenwashing: il consumo di acqua minerale in bottiglia andrebbe semplicemente disincentivato, e se una popstar volesse fare qualcosa di utile si dovrebbe impegnare in questo senso. Invece, come per magia, se riduco la quantità di plastica delle bottiglie, avendone anche un vantaggio economico, se riduco le percorrenze dei tir, e soprattutto, se realizzo delle magliette con scritto “Il riciclo corre con te” sfruttando l'onda mediatica di un evento di massa, ecco che qualcosa di profondamente sbagliato e dannoso diventa un brillante esempio di rispetto dell'ambiente, con il quale i sindaci alla corte del ragazzo fortunato si riempiono la bocca, invitando i detrattori a vergognarsi e tacere. E l'inganno per le masse è servito, grazie Jova!

Oltretutto, questo tour si è svolto in partenariato con una campagna del WWF per salvare i mari dalla plastica. Ebbene, sappiamo che ognuna di quelle magliette realizzate con la plastica potrà rilasciare nell'ambiente, ovvero in mare, fino a 700mila microfibre ad ogni lavaggio. Un drammatico inconveniente, oggetto di una campagna dell'associazione MareVivo per sensibilizzare sulle conseguenze dell'uso e il lavaggio di tessuti sintetici, che invita a investire sulla ricerca e l’innovazione del settore tessile - di cui un evento come il JBP avrebbe potuto farsi portavoce - e e del trattamento dei filtri di scarico delle lavatrici. Quindi, non solo quelle magliette contribuiranno a far prosperare ancora la dannosissima industria dell'acqua in bottiglia, anzi a rilanciarla in un'epoca nella quale la crescente sensibilità ambientale costituisce un rischio d'impresa, ma direttamente contribuiranno a rendere il mare ancora più infestato dalla plastica, vanificando il lavoro dei Beach Angels. Che hanno lavorato gratis e, a questo punto, direi anche inutilmente. Per una autentica fiera dell'assurdo.