lunes, 26 de agosto de 2019

L'IMPRONTA EGOLOGICA




L'immensità dell'arco alpino che si staglia dietro a quella sgraziata baracca del palco di Jovanotti,  con tutta la sua cianfrusaglia balneare di pessimo gusto - Sirena, Palma, Venere, Razzo, e chi più ne ha più ne metta - ne certifica, in un colpo d'occhio, la condizione di chi, salendo fino a 2275 metri, ha raggiunto con pieno compiacimento il picco della sua megalomania. E da quelle altezze scaglia i suoi strali, novello Giove, contro chi ancora osa semplicemente stare dalla parte della natura per fargli notare che avere un senso del limite, e comprendere i possibili, anzi oramai conclamati danni, che un evento di tali proporzioni arreca, non ha nulla di elitario (che poi bisognerebbe capire di quanta gente ha bisogno lui per non sentirsi elitario): ho trascinato un’intera squadra -dice il Jova- e poi tutti voi/noi in questa idea che, lo ripeto allo sfinimento, come tutte le idee nuove genera entusiasmo in chi è di mente aperta e chiusura in chi tende alla chiusura (o delirio e propaganda falsa in chi, ed è il peggio di tutti, è semplicemente in malafede, e finge anche quando respira). 
Che dire? Che il mal di montagna è una condizione patologica causata dal mancato adattamento dell'organismo alle grandi altitudini, dovuta principalmente alla ridotta pressione atmosferica e alla carenza di ossigeno, che interferisce anche con i processi di pensiero, non fosse che simili affermazioni Jovanotti le ha fatte anche al livello del mare. Allora dobbiamo ricercare una spiegazione nel fatto che lui evochi tanto spesso, anche nel post di cui sopra, la parola Trip? Proprio lui pronto a spingere e celebrare l'emancipazione dell'umanità da qualunque forma di intolleranza, appare così infastidito da chi semplicemente manifesta, in base a semplici prove e conoscenze scientifiche, il proprio dissenso, da definirlo in malafede, un morto vivente. Facendosi ancora una volta portabandiera di quel pensiero unico "antielitario", che deve per forza piacere a tutti quelli che sono aperti di mente, e che suona sottilmente dittatoriale.

Lo sappiamo, contro questo concerto si era scagliato persino Messner, che poi è apparso in un foto nella quale stringe la mano a Jovanotti, ripresa da tutti quotidiani e venduta come un gesto di riconciliazione, come una benedizione al concerto stesso. Un altro inganno di questo tour, stante il fatto che Messner dichiara in questa intervista di non aver cambiato la sua opinione, e di essere salito a Plan de Corones per verificare con i suoi occhi i danni e le criticità del concerto, per lasciarlo prima ancora che cominciasse. Di aver stretto, insomma, la mano a Jovanotti per naturale gesto di cortesia, esponendosi forse con troppo ingenuità alla mistificazione mediatica, che non attendeva altro per scagionare il suo protetto da qualunque accusa.



Rileggevo poco prima le parole di quel botta-risposta che in aprile aveva impegnato le pagine di molti quotidiani: allo scalatore che, in maniera del tutto sensata, evocava il rispetto della montagna come luogo del silenzio, e giudicava semplicemente il concerto di Jovanotti non necessario, quest'ultimo aveva risposto con uno dei suoi post più deliranti, che culminava con queste parole: Se poi lui preferisce il silenzio delle grandi altitudini in solitaria al battito dei piedi che ballano sulla terra nuda stimolati da una giusta potenza di watt rispondo che c’è un momento adatto a tutto, e a Plan de Corones la folla festosa non è una novità, è un luogo di tutti ed è bello per questo. Sentirsi invasi da gente allegra che non ha nessuna intenzione di violare nessun tempio naturale ma casomai di celebrarlo suona semplicemente, ahimè, elitario, e siamo alle solite, e a me le solite non piacciono, i club esclusivi non fanno per me. 

Ecco, a proposito di piedi che ballano sulla terra nuda le foto in alto - altro impietoso prima/dopo da aggiungere alla collezione del Jova horror picture show - appaiono emblematiche dei danni che questi eventi possono arrecare a un ambiente naturale. A scattarle non è stata tuttavia uno di quegli zombie in malafede, alla ricerca di una cicca buttata a terra per intentargli un processo mediatico, bensì il fotografo stesso di Jovanotti, e sono tratte quindi dal suo stesso post. Un accostamento di foto che funzionerebbe molto bene in una scuola elementare per spiegare l'elementare concetto di impronta ecologica. Prodotta di certo dalle singole azioni, ma ingigantita in maniera esponenziale dall'effetto dirompente della massa, movimentata in questo caso dall'ego spropositato di un singolo artista. Stupisce l'ingenuità del fotografo che ci regala questa perla: lui ha scattato la foto evidentemente per mostrare un segno tangibile di quei piedi che ballano sulla terra nuda stimolati da giusta potenza di watt, per regalargli un altro trofeo di guerra da esibire senza pudore, non sapendo, al pari di Jovanotti - perchè uno che fa queste cose semplicemente non sa, è ignorante - che uno degli effetti più noti sulla biodiversità, che siano dune o prati di alta montagna, consiste proprio nell'effetto dello human trampling, ovvero il calpestio che, a seconda dell'intensità,  produce inevitabilmente un compattamento del suolo cambiandone le condizioni ecologiche, con effetti negativi sulle comunità di piante vascolari, briofite e di licheni. Lo dice anche Messner nell'intervista di cui sopra: “tutto il terreno era già rovinato prima ancora che cominciasse il concerto, per esempio. Inevitabile con così tante persone, migliaia, riunite per ore.

Invece Jovanotti come al solito semplifica, perché la dittatura del  pensiero unico, quanto di più lontano ci possa essere dall'assimilazione del concetto di biodiversità - l'unica pianta accreditata del tour pare difatti essere la palma, e quando parli di danni ai cakileti, agli elymeti, all'autoctona macchia mediterranea, che loro nemmeno concepiscono, scrollano le spalle e gridano alle fake news - ha bisogno di concetti semplici, semplici come l'idea che un prato o una spiaggia possa essere restituita meglio di prima, dopo che camion, trattori e diecine di migliaia di persone vi hanno camminato e ballato sopra. Che in fondo la cosa importante sia lasciarla pulita dai rifiuti prodotti dallo stesso concerto. Il cammino è iniziato e reale, e le nostre feste saranno un nuovo campo base che a differenza di quello sull’Everest verrà lasciato meglio di come lo troveremo con la collaborazione di tutti quelli che vivranno una grande giornata insieme. 
 
Il fatto è che 10/30/70 mila persone su un prato in montagna anche se non lasciano una sola cicca di sigaretta a terra sono impattanti per il fatto di esistere, come dice benissimo Alessandro Gogna in questo articolo dal suo blog, riguardo il criticatissimo concerto a RisorgiMarche dell'anno scorso. Perché non è davvero necessario portare in questi luoghi diecine di migliaia di persone. Cosa importa, come ha scritto il WWF, intervenuto con questa dichiarazione a minimizzare ogni impatto nella querelle Jova-Messner, che Plan de Corones sia un luogo già antropizzato - con impianti di risalita, hotel, e anche un criticabile Museo Messner progettato da Zaha Hadid, esponente di spicco di quella internazionale dell'egocentrismo architettonico delle cosiddette archistar - che registra ogni inverno mezzo milione di arrivi? Anche Venezia accoglie milioni di turisti all'anno, eppure fu mondiale lo shock delle immagini nel dopo concerto dei Pink Floyd, a piazza San Marco.

Si tratta dell'ennesimo inno alla deresponsabilizzazione collettiva. Potrei dirmi, allora, cosa importa se butto un mozzicone acceso in questo minuscolo boschetto, visto che stanno bruciando, in centinaia di migliaia di ettari, le foreste siberiane, amazzoniche, centroafricane? Cosa importa se fotto con una speculazione edilizia anche quest'altro terreno incolto, tanto qui davanti a me è già tutto costruito? Quando vogliamo cominciare a levare invece di aggiungere? Ad alleggerire invece di appesantire? Forse sarebbe finalmente il caso di crescere, e capire che raccogliersi la propria immondizia è un obiettivo che può essere educativamente soddisfacente per un gruppo di bambini, ma da persone pacifiche, allegre ed evolute, come Jovanotti vuole dipingere il suo popolo, sarebbe lecito attendersi qualcosa di più, uno sforzo di comprensione delle fragili interconnessioni ecologiche nelle quali siamo immersi.  Sorvolando sul fatto che ci sono tante testimonianze, foto o video, di rifiuti, e tanti, dispersi nell'ambiente durante questo tour, sarebbe il caso di cominciare a capire che noi, come uomini, dobbiamo prima di tutto cominciare a fare un passo indietro, e non importa il volume dei decibel o la classificazione dei rifiuti. Soprattutto quei megalomani che guardano il mondo dalla vetta di una hit parade devono capire che, se vogliono fare la loro parte, potrebbero cominciare innanzitutto a farsi da parte. A fare silenzio. Perché non sono necessari. Tantomeno per salvare il pianeta. Anzi, forse sono un ostacolo, uno dei principali. Impegnati come sono a vendere disperatamente, e con ogni inganno, i propri sogni, che impediscono alla gente di vedere con occhi lucidi la realtà.


p.s. questo articolo è stato scritto in totale apnea.


sábado, 24 de agosto de 2019

FERMO IMMAGINE






Questa estate ci siamo oramai abituati a vedere, uno dopo l’altro, in rapida sequenza, i fotogrammi delle spiagge italiane stipate fino all’inverosimile dalla calca del Jova Beach Party. Il Lido degli Estensi, è l’ultimo della collezione. Se ci avete fatto caso le immagini di queste spiagge stracolme, si assomigliano tutte, al punto che tanti fotogrammi uno dopo l’altro assomigliano a un fermo immagine. Ogni identità naturalistica è stata cancellata, ogni rilievo appiattito. L'encefalogramma piatto che trasmettono si legge dal profilo stesso del litorale che, dove rispondeva elasticamente al moto ondoso con la sedimentazione dunale, adesso appare impietosamente livellato per tutta l'area del concerto. Sembra che Jovanotti sui suoi profili social le esibisca con grande orgoglio queste foto, come un trofeo, come a dire: “Guardate quanto sono stato bravo a riempirla fino all'ultimo centimetro!”. 
Sono immagini che vogliono comunicare allegria, un’allegria forzata, esagitata, mirante più al controllo delle masse che alla loro liberazione, e per questo a me trasmettono invece profonda tristezza, insieme a un senso di inesorabile decadenza. Un preavviso di estinzione. In un momento in cui i ghiacciai si stanno sciogliendo al ritmo di miliardi di tonnellate al giorno, e incendi apocalittici divorano migliaia di ettari di foresta, tanto in Siberia, quanto in Amazzonia, vedere quella sottile striscia di sabbia, quel miracolo di vita fatto della tenacia di piante pioniere, in labile equilibrio tra due mondi, calpestato senza nessun riguardo, occupato fino all'ultimo centimetro, con la stessa logica con la quale un costruttore lottizza un terreno, è particolarmente scioccante, se accompagnato oltretutto dal timore che nei prossimi anni saremo costretti a vedere sempre più spesso immagini simili.
Solo 15 giorni fa è stato presentato il rapporto speciale su Cambiamenti climatici e suolo del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (Intergovernmental panel on climate change – Ipcc), nel quale si è posto l’accento sullo sfruttamento intensivo dei suoli, causa di degrado ed erosione, che accelera il fenomeno del riscaldamento globale. E la mia domanda è: esiste forse qualcosa che vi comunichi l’idea di sfruttamento intensivo dei suoli più di un fotogramma aereo del Jova Beach Party?
Ancora una volta la spiaggia scelta corrisponde a un sito di nidificazione del fratino, uno dei pochi dell'Emilia Romagna, come denunciato da Asoer e Legambiente – in questo articolo - che attestano la completa distruzione delle dune embrionali, e quindi dello stesso habitat riproduttivo del fratino, costato anni di paziente lavoro non solo all’ecosistema, ma ai tanti attivisti che hanno impedito per anni l’utilizzo di mezzi meccanici per il livellamento e la vagliatura di quel tratto di spiaggia. Tutto distrutto in poche ore, per una giornata di divertimento. Quando le megastrutture avranno lasciato la spiaggia, e tutte le persone saranno andate via, resterà la spiaggia, non più pulita ma più povera di prima, sprovvista della sua naturale capacità di contrastare l’erosione, a causa dell’eliminazione di tutti i detriti, e di tutta  la vegetazione spontanea; quella che viene senza remore tagliata via dai trattori ad inizio stagione, in molti lidi italiani; quella che al Lido degli Estensi ha saputo resistere per anni alle onde del mare, ma non alle onde del 5G, che si infrangono contro i nostri cervelli per aprire varchi, contro ogni cordone dunale di buonsenso. Tanto che a Comacchio qualcuno propone, in uno dei tanti cortocircuiti logici cui ci ha abituato questo tour, di usare i presunti utili di questo concerto (utili pubblici?) per il ripascimento di spiagge sottoposte ad erosione.
Se guardiamo a una proiezione cartografica dell’Italia nel 2100 - considerate le previsioni sugli effetti del riscaldamento globale - tutte le spiagge del tour appaiono sommerse, e mi sembra una significativa coincidenza che il metereologo Luca Mercalli nel suo articolo. “Perché la fusione dei ghiacci in Groenlandia è un problema anche nostro” citi proprio il JBP “Un esempio chiaro è proprio quello del livello del mare. Quello che succede in Groenlandia lo vediamo subito a Venezia, e in altre parti d’Italia. Pensiamo al concerto di Jovanotti in Liguria, annullato perché la spiaggia di Albenga è quasi sparita”.
Questa disperata rincorsa di Jovanotti al gigantismo, questo suo continuo, compulsivo sbandierare la sua impresa live come la più grande di tutti i tempi, fa balenare nel cervello il paragone col Titanic, il più grande transatlantico di tutti tempi, inesorabilmente sprofondato nell’oceano, mentre l’orchestra continuava a suonare. Ma quei musicisti furono degli eroi, consapevoli di quanto accadeva, e tuttavia capaci di onorare il proprio ruolo fino in fondo; questi invece degli irresponsabili, che suonano e cantano in omaggio alla grande sirena sul palco, che ammalia i naviganti col proprio canto, e li distrae, allo scopo di portarli al naufragio, verso gli scogli, con la loro barca. Una barca che non sembra proprio un transatlantico, bensì una fragile zattera silicea, incapace di sopportare il peso immenso di quel palco e di tutte quelle persone. Ma tranquilli, sembra suggerire Jovanotti oggi che ci spostiamo per un'altra tappa a Plan de Corones, potremo sempre andare in alta quota a perturbare la natura, calpestando non più prati dunali ma alpini.


In copertina una interpolazione del famoso dipinto di Stower del 1912, raffigurante il naufragio del Titanic, con la foto del concerto a Lido degli Estensi.



martes, 20 de agosto de 2019

SALVIAMO IL WWF DALL'ESTINZIONE!



Ora che l’estate 2019 volge al termine, vorremmo tutti risvegliarci e scoprire che si è trattato solo di un incubo e che no, in realta' il WWF Italia non è andato in giro per le spiagge italiane insieme ai trattori Landini, spianando dune e siti naturalistici per far posto ai megaconcerti di Jovanotti, con il contorno di sponsor dalla fedina ecologica non certo pulita come Estathe e Sammontana. 

Invece, le cicatrici lasciate sulle nostre spiagge e il profondo senso di ingiustizia subita, le ore rubate ai nostri impegni e al nostro riposo estivo, che nessuno ci restituirà, ci riportano inevitabilmente alla realtà dei fatti.
Ho cominciato giovanissimo a fare attivismo proprio con il WWF, quindi è un’associazione per la quale nutro un grande affetto, con la quale ho condiviso tante battaglie, che mi guardo bene dall’attaccare in maniera gratuita. Anche se, dopo i primi anni, non ho più militato come attivista nei circoli locali, dal lontano 1987 rinnovo una tessera associativa insieme alla mia famiglia. Me la sono ritrovata sul comodino alcune settimane fa, con il mio nome e la firma di Donatella Bianchi, in scadenza a luglio. Dopo 32 anni quella tessera non verrà rinnovata. Entro, mio malgrado, a far parte della schiera di quelle centinaia, forse migliaia di persone, che non la rinnoveranno, o che non daranno più il sostegno al WWF a causa di questo evento, non solo questo forse, ma si è trattato della classica goccia che fa traboccare il vaso.

Oggi ci sarà il Party a Lido Degli Estensi. Si tratterà dell’ultima spiaggia italiana ad essere violentata, a meno che la tappa di Montesilvano non venga confermata. Le prossime date, a Viareggio, dove una spiaggia pubblica è stata requisita per quasi un mese, e a Lignano, sono delle semplici repliche. Il Lido degli Estensi è oltretutto l’ultima spiaggia del tour interessata da nidificazioni di fratino (e un esposto è stato presentato per i lavori preliminari, che hanno danneggiato quelle in atto), l’unico sito certo dell’Emilia Romagna con una popolazione di Cicindela, coleottero protetto da una legge regionale sulla fauna minore, e uno dei pochi siti regionale con vegetazione spontanea intatta, fino a quando non è stata distrutta dalle ruspe, arrivate nella notte  tra l’11 e il 12 agosto, come i ladri.

Quello che è andato in onda sulle spiagge italiane quest’anno è un film dell’orrore senza precedenti, una vera carneficina degli ultimi sprazzi di naturalità delle coste italiane, ancora più odiosa in quanto venduta mediaticamente come campagna di sensibilizzazione ambientale.

Io non incolpo tanto il WWF -ovvero la sua dirigenza - di essersi lanciato in questa avventura. Anche se sensibilizzare sui fragili ecosistemi costieri, e sull’inquinamento da plastica, portando 40.000 persone in spiaggia per un megaconcerto, appariva da subito come una immane sciocchezza, a chiunque può capitare, con le migliori intenzioni, di fare errori di valutazione.
Io gli do soprattutto colpa di non essersi dissociato per tempo, quando le peggiori previsioni si erano oramai avverate, e a tutti appariva evidente quali e quanti danni ambientali questo Tour stesse producendo, quando le foto e non le parole hanno cominciato a circolare, quando tutto, ma proprio tutto il mondo ambientalista vi si è schierato contro, data dopo data, quando sono stati presentati appelli ed esposti ben documentati, e loro - in un crescendo di arroganza -sono rimasti testardamente, stupidamente aggrappati al loro orgoglio, a difendere gli interessi di Jovanotti e Trident, più che i loro stessi interessi, più che la loro stessa storia e la loro missione. Se sbagliare è umano, perserverare è diabolico.

Questo atteggiamento ha prodotto due gravissimi danni: screditare l'associazione di fronte a tutto il mondo ambientalista o comunque sensibile alle tematiche naturalistiche, creando una frattura difficile da sanare; e poi screditare il mondo dell’ambientalismo di fronte a tutti gli altri, esponendolo a una carneficina mediatica, nella quale personaggi poco edificanti come Maurizio Salvadori, forti del loro appoggio, hanno avuto agio a gridare al terrorismo ambientale, bollando ogni denuncia come fake news diffuse da piccole sigle in ricerca spasmodica di visibilità (anche quando si parlava di Lipu, Legambiente, Italia Nostra), agio a far credere che gli ambientalisti siano dei beceri conservatori, in odore di fascismo, che hanno paura del nuovo, della carica rivoluzionaria del JBP; una carneficina mediatica nella quale il fratino, additato come l’onnipresente rompicoglioni che impedisce di fare i concerti al povero Jovanotti – basti citare l’indecente articolo di Selvaggia Lucarelli - è diventato suo malgrado oggetto di rinnovato odio sociale, e tutto questo senza che il WWF proferisse una sola parola di solidarietà verso quel mondo con cui era schierato fino a ieri in una comune battaglia. Il culmine di tutto questo aberrante processo mediatico nel tweet di Donatella Bianchi, che riprende l’articolo di Gramellini, con un like del WWF, dove gli ambientalisti vengono definiti minoranze organizzate che sanno solo proibire e distruggere.”Il Fronte del No”. Qualcosa che offende non solo tutti gli attivisti, impegnati nelle spiagge di tutta Italia, anche e soprattutto WWF, ma la stessa intelligenza umana.




Lo sappiamo, la dirigenza WWF ha fatto tutto questo per sfruttare la popolarità di Jovanotti in una campagna dedicata all’inquinamento da plastica, ma anche per ragioni meramente propagandistiche, lo capiamo benissimo. Dal suo canto Jovanotti e i suoi, ben più furbi nel farsi i propri affari, hanno sfruttato la copertura del WWF per garantirsi un pass plastic-free di paladini dell’ambiente mentre procedevano a devastare le spiagge italiane, chiavi in mano, per il loro porco guadagno. Ed entrambi hanno tratto fuori il peggio di loro stessi da questa collaborazione.

Io vivo in Abruzzo, dove il WWF è sempre stato in prima linea nella tutela del fratino e della naturalità delle spiagge, dove gli attivisti con i quali ho battuto chilometri di litorale sono indignati al pari di me, quindi non mi vengano a raccontare che questa loro campagna non è un’aberrazione. Anni di educazione ambientale, passati insieme a spiegare che le spiagge sono un ecosistema e non un luogo di divertimento, gettati al vento per la follia di un party estivo. Proprio dal WWF che ogni anno in Abruzzo invia ai Comuni un vademecum di buone pratiche, clamorosamente contraddette ovunque dai lavori di preparazione del JBP, proprio il WWF, che fino a maggio ha protestato contro l’aratura di una spiaggia a Pescara, qui nell'articolo, e nulla ha avuto il coraggio di dire e ammettere contro livellamenti ben più drastici, in luoghi di più elevato valore ambientale!

In Abruzzo abbiamo vissuto anni di battaglie contro la petrolizzazione, iniziate nel 2007 per dire no a un Centro Oli dell’ENI a Ortona, una battaglia nella quale ancora il WWF è sempre stato in prima linea, al fianco, tra gli altri, di Maria Rita d’Orsogna. Come fa adesso a stare insieme a un individuo, Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti, che la stessa Maria Rita D’Orsogna denunciava in questo suo post, perché ea sponsorizzato nel suo Backup tour 2013  proprio dall’ENI? Un individuo che inoltre è apparso in radio, insieme a Fiorello, a ridicolizzare il fratino e tutti gli attivisti impegnati nella sua tutela, mostrando in piu' occasioni un opportunismo e una strafottenza senza pari. Ascoltate qui l’audio della trasmissione, per giudicare da voi. Come fa il WWF a non dire nulla sulla tappa di Policoro, in Basilicata, terra di conquista dei petrolieri, nella quale sono intervenute commistioni fra politica e affari palesemente disgustose, per far svolgere il concerto addirittura dentro un SIC? Sono contraddizioni lancinanti, inaccettabili per chiunque abbia un minimo di senso etico.

“Essere ambientalisti significa chiudersi a riccio in microbattaglie che dissetano il bisogno di visibilità personale radicalizzandosi contro qualcosa e qualcuno sulla propria bacheca di facebook o significa essere il motore di una mobilitazione per affrontare le grandi emergenze ambientali che condizionano le nostre esistenze come i cambiamenti climatici e l’inquinamento da plastica?” questa domnda se la pone Antonio Barone, ufficio stampa WWF, sulle pagine del Manifesto, in risposta a un articolo giustamente intitolato “Jovanotti assediato dagli ambientalisti. Ma the show must go on!” Sulla stessa linea difensiva di Salvadori, chi si impegna a difendere il proprio territorio, la propria spiaggia, lo fa automaticamente per brama di visibilità. Non contano i singoli, gli attivisti di base, gli stessi attivisti WWF che quelle microbattaglie le combattono con coerenza e conoscenza puntuale dei luoghi. Tante microbattaglie messe insieme non ne fanno una grande, no! Stanno sostanzialmente dicendo che il fine giustifica i mezzi, e che se grazie a questo tour il messaggio arriva anche solo al 10 o 20% delle persone che hanno partecipato ai concerti hanno vinto loro. Non conta la qualita' ma la quantita'. Vogliono far credere che per vincere la sfida bisogna scendere a compromessi con lo show business, con tutto il mondo corrotto delle grandi aziende, questo vogliono far credere, e che valgono più loro che le centinaia di piccoli attivisti impegnati nelle loro microbattaglie territoriali, perché loro, e non Jovanotti che riempie della sua onnipresenza quotidiani e canali televisivi, sono alla ricerca di visibilità. Vogliono far credere che un’azione educativa possa avere efficacia anche compiendone contemporaneamente una diseducativa, che insomma la visibilità di Jovanotti val bene una ruspa, o due, o tre, o un esercito, anche se si è passata la vita a predicare il contrario. Che insomma val bene vendersi l’anima al diavolo per salvare il pianeta!

Non contenti, a riconfermare le finalità propagandistiche dell’operazione, hanno lanciato con l'adesione al Beach Tour una campagna di reclutamento – o di adescamento - volontari, che ha suscitato uno scandalo nazionale, sollevando più di una accusa di sfruttamento del lavoro. Parlo dei cosiddetti Beach Angels, i volontari che hanno lavorato per lasciare le spiagge più pulite di prima (incredibile che anche il WWF si sia associato a questo ingannevole mantra, ribadito dal pessimo Antonio Barone nell’articolo sopra citato) per due panini e un gadget. Che lo facesse la Coop, che lo facesse la stessa Trident, o qualche amministrazione coinvolta con manifesti di dubbio gusto, avremmo capito, ma che il WWF abbia messo a disposizione i suoi volontari per ripulire la sporcizia dei concerti di Jovanotti&Trident, garantendogli un guadagno ancora più rotondo, nonostante l’indotto milionario dei suoi concerti, è qualcosa di talmente ignobile, da lasciare esterrefatti. Senza contare che Jovanotti&Trident, con grande signorilità, hanno addirittura chiesto l’esenzione dalle spese di uso del suolo pubblico in ogni data!

Si comprende che per un’associazione in crisi di tesseramento, che dai 300.000 iscritti degli anni ’90 è passata a contarne forse un quinto, Jovanotti sia parso una soluzione al problema, ma bisognava per questo genuflettersi al suo potere mediatico, calpestando la propria dignità, e quella dei volontari coinvolti? E al WWF converrà rimpiazzare tanti vecchi soci - con una storia di militanza, una preparazione naturalistica, una fedeltà ai valori fondanti - che si sono visti costretti a strappare la tessera, con altri che si sono iscritti fondamentalmente per vedere il concerto senza pagare il biglietto? Cosa farà l’anno prossimo per far rinnovare la tessera a questi nuovi soci, un accordo per un tour con Mengoni, con la Pausini? Farà da oggi campagne di tesseramento in base alle hit parade?









Tutto questo non doveva succedere! Oggi a Lido degli Estensi, va in scena l’ultimo atto di questo tour degli orrori, eppure questa spiaggia avrebbe dovuto essere automaticamente esclusa, a leggere il verbale del Consiglio Nazionale WWF datato 21 dicembre 2018, dove si parla di "una serie di concerti evento, realizzati lungo le coste italiane, prediligendo aree di spiaggia libera che non siano in alcun modo interessate da alcuna forma di tutela e pertanto considerate vulnerabili, che escludano aree protette e\o con vincoli ambientali di particolare rilievo, aree di nidificazione delle tartarughe marine e del fratino, zone dunali e retrodunali e di pregio". Appare lampante, alla luce di questo documento, che il concerto NON DOVEVA avere luogo non solo al Lido degli Estensi, ma nemmeno a Rimini, Fermo, Vasto, Barletta, Policoro, Roccella Jonica, Praia a Mare, Castel Volturno, Cerveteri, Albenga! Cosa è successo dopo la sottoscrizione di questo verbale, ha prevalso il senso degli affari? Si sono fatti mettere i piedi addosso da Trident e non hanno avuto il coraggio di spiegarlo ai propri soci? Vi è stata una contropartita segreta? Ce lo spieghino. Forse per coprire questo gigantesco inganno i dirigenti continuano a difendere a spada tratta, data per data, il tour? Prego tutti di leggerlo questo documento, di cui allego in basso un estratto, per giudicare con la propria intelligenza se non si tratta di uno scandalo dalle proporzioni inenarrabili, che richiede le immediate dimissioni della presidente Donatella Bianchi.






Se perseverare è diabolico, farlo dicendo bugie è ancora più inaccettabile, e le falsità snocciolate a sostegno di questo tour sono enormi, penose, patetiche. Poiché tutto si fonda su un grande inganno, ravvisabile fin dal verbale del dicembre 2018, e ogni inganno per perpetrarsi ha bisogno di bugie. Basta andare nella sezione Q&A del sito WWF, per mettersi le mani nei capelli, e constatare fino a quale bassezza si possa arrivare per difendere i propri interessi, beninteso gli interessi di una dirigenza o di una ristretta minoranza, oramai drammaticamente dissociati da quelli associativi. Dove si afferma ad esempio che le località erano già state individuate dall’organizzazione prima che l’artista ci coinvolgesse nell’evento, il che contrasta chiaramente con quanto scritto nel succitato verbale e fa legittimamente chiedere perché allora, se davvero avevano scelto quelle spiagge, il WWF non abbia rifiutato di sostenerli. Il che contrasta anche con varie dichiarazioni dello stesso Salvadori, che, per pararsi il culo, parla di scelte condivise. 
Dove, riguardo a Rimini, si afferma che è stata evitata l’area di spiaggia libera dove erano avvenute le nidificazioni e scelta un’altra all’interno di stabilimenti balneari, che ogni estate ospita migliaia di persone. Tuttavia, alcuni lavori di movimentazione della sabbia che sono stati realizzati a maggio, hanno creato disturbo ai fratini e provocato un loro spostamento verso nord, dove questi hanno nidificato. Bugia! I fratini nidificano sulla spiaggia di Miramare, o almeno ci provano, da 6 o 7 anni. 
Dove si dice che il concerto di Torre Flavia era stato spostato, tra l’altro non per iniziativa loro, su un parcheggio sterrato nel quale l’unico elemento naturale (un piccolo canneto) verrà totalmente rispettato. Bugia! Le foto di archivio attestano il contrario, con la presenza di dune, ammofile, gramigne delle spiagge, cakile, giglio di mare e nidificazioni segnalate di cappellaccia e beccamoschino. Mentre le foto del dopo intervento attestano che neanche quel canneto è stato preservato! 
Dove si dice, riguardo a Vasto, I lavori relativi ad un canale che scorre sotto la piazzetta di Vasto marina, presente nell’area di concerto, erano stati preventivati e iniziati dal Comune precedentemente al concerto e indipendenti da esso Altra bugia! Esiste una determina dirigenziale, la n. 801 del 31 luglio 2019, che afferma come fossero preliminari a un sopralluogo per la realizzazione del Jova Beach. E potremmo continuare a lungo, citando Lido degli Estensi dove si afferma che tutti i tentativi di nidificazione del fratino finora sono andati a vuoto. Bugia! E si afferma di aver chiesto e ottenuto che l’area di concerto non interessasse in alcun modo la duna, quando tutte quelle embrionali, dove di fatto nidifica il fratino,  sono state spazzate via. E poi si cita con orgoglio la Vinca, viziata, come a Policoro, da incredibili conflitti di interessi, laddove il sindaco di Comacchio riveste il ruolo di Presidente del Parco del Delta del Po, ovvero l’Ente stesso che ha redatto il documento.

Mistificazioni anche quando hanno affermato, riguardo a Castel Volturno, della necessità di procedere a una bonifica dell’ambiente dunale a causa dei rifiuti presenti nell'area, bonifica tra l’altro ritenuta illegale dagli stessi carabinieri forestali che hanno sequestrato l’area. Mistificazioni in ogni angolo, nella stessa pomposa definizione di Tour Plastic Free quando sono andate in giro tonnellate di bottiglie di plastica, stoccate per ore sotto il sole, come si evince dalla foto di Cristina Caselli, qui in basso, anche con il logo del WWF! Bottiglie e materiali che sono andati dispersi nell’ambiente come attestano molte foto e video, cosa che non sarebbe successa se il concerto si fosse svolto in uno stadio. Un vero festival della mistificazione, di data in data, nella quale se ne sono viste di tutti i colori, anche quelli dei fumogeni inquinanti spruzzati in faccia alle aree protette coinvolte loro malgrado nelle adiacenze del palcoscenico! Non si sono fatti mancare nulla, nemmeno la sperimentazione sul 5G, che una petizione di oltre 30.000 scienziati in tutto il mondo sta denunciando come altamente impattante per la salute umana e degli ecosistemi. E tutto questo, ancora, senza che il WWF proferisse parola.





Invito dunque tutti i soci WWF a protestare, o continuare a protestare, in maniera vibrante, perché questo Tour ha rappresentato una tragedia per tutto l’ambientalismo italiano, sdoganando i megaeventi sulle spiagge, dando stura e supporto al peggiore malcostume delle amministrazioni italiani, riportando indietro di decenni la lancetta di tante battaglie. A taluni amministratori non è sembrato vero di poter avere mani libere sulle spiagge, e stavolta addirittura con il WWF dalla loro parte, avendone gloria nazionale grazie a Jovanotti. Basti guardare questo video del Day After di Policoro per capire a che livello siamo arrivati!
Dato che vari Comuni di tutta Italia si stanno candidando per una nuova stagione di JBP, quindi i danni prodotti continueranno a perpetrarsi a valanga su tutto il territorio, occorre che finalmente il WWF si dissoci, e lo faccia non solo per levare a Trident quello scudo ecologista che lo ha messo al riparo da una piena gogna mediatica, ma per garantire la sua stessa sopravvivenza. Il WWF è una grande associazione che ha in campo tanti altri progetti meritori, conta nelle sue fila tanti attivisti appassionati e competenti, e non può permettersi di mettere in gioco la sua credibilità solo per garantire a Jovanotti il diritto di stuprare altre spiagge italiane. Nel rispetto della sua storia e della sua funzione, deve chiudere questo capitolo infamante. Appoggiare ancora il JBP, non ammettere che vi siano stati dei danni, o reati, ambientali - dei quali si occupera' la magistratura - oltre che dei danni culturali, forse ancora più gravi, potrebbe portare all’estinzione dell’associazione, almeno per come l'abbiamo conosciuta finora, oltre che del fratino. E bisogna evitarlo.

Condivido pienamente per questo l’accorato appello del presidente del WWF di Siena, che ha avuto il coraggio di dire quello che andava detto, denunciando la difficile condizione nella quale si sono trovati i suoi stessi attivisti, i primi ad essere umiliati da questa dissennata decisione del Consiglio nazionale, i primi a meritare per questo solidarieta'. Invito tutti ad ascoltare il suo video. E auspico con lui che dal dibattito interno, necessario dopo gli eventi catastrofici di questa estate, che hanno sollevato il dissenso di piu' che una sezione locale, possa rinascere una associazione dai tratti più democratici e trasparenti, nella quale la centralità venga restituita agli attivisti di base, quelli che combattono ostinatamente e coraggiosamente le microbattaglie territoriali, e non all’interesse dei grandi gruppi politici o finanziari che muovono le leve del consenso mediatico. Per questo è necessario che l’attuale Presidenza rassegni le dimissioni, come richiesto da una petizione popolare su Change.org, che invito tutti a sostenere.

Quando il WWF archivierà questa esperienza e tornerà a lottare dalla parte giusta, si accorgerà di aver levato tanto terreno alle sue stesse battaglie, proprio quel terreno, quel tratto di litorale che risulterà eroso a causa degli sbancamenti e delle arature portate avanti dal JBP, grazie anche alla sua copertura.


Ringrazio chiunque vorrà condividere questo appello.

                                                                                                                           Franco Sacchetti