sábado, 10 de agosto de 2019

I HAD A DREAM




Mi perdoni l'irriverenza Martin Luther King, ma mi è venuto spontaneo nel constatare con quanta idealizzante enfasi il partito democratico provinciale, nel suo comunicato stampa, abbia sostenuto il sindaco di Vasto Francesco Menna, a loro detta una sorta di eroe popolare che lotta contro la vigliaccheria del potere, contro la casta dei NO, subendo denunce e ostruzionismi di ogni genere, per regalare ai suoi cittadini un sogno: il Jova Beach Party! L’idea che un malcongegnato party estivo possa diventare la bandiera di un ideale di democrazia, trasparenza, lotta alla casta (e perché non anche antirazzista e antifascista a questo punto?) appare talmente grottesca e penosa da sollecitare il più iperbolico paragone. Che poi tanto iperbolico non è se riflettiamo a come Jovanotti sia stato abile, da icona del disimpegno paninaro, a dotarsi di un pass plastic free per scalare le vette del consenso anche negli ambienti della sinistra cosiddetta ecologista, fino a farsi accreditare da tanta stampa nazionale come un guru ambientalista. Se pensiamo all'enfasi delirante con cui lui stesso elogia il suo tour: “una sfida leggera, danzante e risoluta, soprattutto una sfida agli stereotipi, alla cupezza, all’ottusità, ai fighetti, agli spacciatori di odio malriposto, ai sicuri di sé, agli indottrinati, agli snob, a chi ha bisogno sempre di nemici e mai di sogni.

Sogni. Quando ho cominciato a scrivere questa riflessione, Vasto era ancora in corsa, e il post l'avevo  intitolato I have a dream, ma poi il sogno è definitivamente naufragato, travolto dalle onde di anomala incompetenza dei suoi sostenitori, e non ho potuto che intitolarlo tristemente I HAD A DREAM. 

Com’era inevitabile, la decisione della Commissione di sicurezza ha generato clamore e polemiche, ma la prefettura ha prontamente pubblicato il verbale, che invito a leggere (190 pagine ma le prime 5-6 bastano per averne un quadro completo) rimettendo all’intelligenza di tutti il giudizio sulle reali ragioni del diniego. Intelligenza che Jovanotti non dimostra di possedere in elevate dosi, o quantomeno di non utilizzare, visto che si lancia a denunciare spericolatamente in un suo post “dinamiche assurde”, affermando che "non ci sono ragioni oggettive, le centinaia di documenti prodotti non sono stati esaminati e nessun riscontro è stato dato alle migliaia di testimonianze relative alle 9 tappe già fatte. Non sono mai state interpellate le prefetture che si sono complimentate con noi per il lavoro svolto fino ad ora." fino a concludere che "A Vasto ha vinto il fronte del NO, quello di cui l’Italia è pervasa. Quello che rende il Paese immobile e fa in modo che il “sommerso” resti sommerso nell’interesse di molti . JBP è un luogo sicuro, la sicurezza è sempre stata al primo posto, ma a Vasto non hanno voluto verificare. A Vasto la commissione ha detto NO, a prescindere. In Italia a volte le cose vanno cosí lo sapete, ma io non mi rassegno, molti di noi non ci rassegnamo." 

Parole folli, che vengono pronunciate mentre le ruspe sono in azione a Policoro, come potete vedere in questo video di Jonica TV, e sollevano il legittimo dubbio che altre prefetture, quelle non interpellate, - fortunatamente, mi permetto di aggiungere - siano state quantomeno compiacenti, e abbiano chiuso un occhio su quello che appare alla luce del sole come un reato ambientale: spianare dune, interessate da vegetazione tutelata come il giglio di mare, e per di più all’interno di una zona protetta, classificata come Sito di Interesse Comunitario, per un concerto rock, anzi no, una manifestazione folkloristico-sportiva, come ingannevolmente è stata presentata nelle documentazioni vastesi per derogare ai limiti imposti a quell’altra tipologia di manifestazione. 

Parole cui fanno eco quelle del sindaco di Vasto, che in questa intervista di Zonalocale continua, come in un disco incantato, a minacciare querele "educative", senza mai entrare nello specifico delle fondate ragioni tecniche e giuridiche che hanno portato alla bocciatura, ma buttandola in polemica politica, scagliandosi genericamente contro il partito dell’odio, e accreditandosi per converso come il sindaco dell’amicizia. Sembra di riascoltare in un nefasto collage le fasi e le frasi più volgari del recente passato republicano, echi renziani del partito di chi fa le cose contro chi sa solo lamentarsi e dire NO, echi berlusconiani del partito dell’amore contro il partito dell’odio, echi salviniani nel rumore delle ruspe di Policoro. 

Forse l’appunto più comico che emerge dalle carte è quello del patron di Trident Music, Maurizio Salvadori, che alla dura requisitoria delle autorità sulle gravi mancanze documentali, sulle evidenti violazioni normative, casca dalle nuvole e contesta di aver appreso per la prima volta in quell’aula che sabato 17 agosto sarebbe una giornata di bollino rosso, per quanto riguarda il traffico! Maurizio Salvadori che, calpestando qualunque rispetto istituzionale, viene elevato dal sindaco di Vasto al rango di galantuomo d’altri tempi, mentre il prefetto per forza di cose va a finire, insieme a tanti sedicenti ambientalisti, nel novero di quelli che agiscono mossi da ingiustificato odio verso Vasto e i suoi cittadini, quelli che insomma apprenderanno finalmente a vivere a suon di denunce (avranno davvero la folle incoscienza di querelare anche il prefetto?). Perché, né in Jovanotti e i suoi, né nell’amministrazione di Vasto vi sono minime ammissioni di mancanze o difetti da parte loro. C’è solo la lotta fra il bene e il male, fra l’odio e l’amore, fra il NO e il sì, che per una cosa “grande e bella” come il Jova Beach deve essere pronunciato quasi per diritto divino. Fortunatamente ci ha pensato l’Associazione Prefettizi in un suo comunicato a rimettere al suo posto Jovanotti, evidentemente in preda a delirio di onnipotenza, oppure la StazioneOrnitologica Abruzzese, protagonista nel fronte del NO. 

Penso che questa vicenda, anche nel rilievo esasperato che ne dà la stampa, sempre più stia assumendo un valore emblematico, e leggerne documentazioni e dichiarazioni ci fa capire fino in fondo il fondo del paese nel quale ci troviamo a vivere, dove la competenza e la legalità si misurano oramai in base al peso mediatico, che permette a Jovanotti di piazzare su tutti i quotidiani e riviste le sue lamentele infondate, mentre le carte della prefettura nessuno le pubblica. 
Quello che sta andando in scena sulle spiagge italiane non è solo un grande sopruso, ma una grande mistificazione, anzi, tappa dopo tappa, dichiarazione dopo dichiarazione, sembra di sfogliare un vero manuale della mistificazione, a tutti i livelli. E il comunicato del PD provinciale sembra aggiungervi o sottolinearvi una dimensione politica, che illumina sul degrado del concetto di democrazia, dello "stare dalla parte del popolo", laddove si sostiene un Tour che, nonostante un fatturato di milioni di euro, chiede e ottiene l'esenzione dal pagamento dell'uso del suolo pubblico, mentre il più miserabile venditore ambulante dei lungomari italiani non può esimersene - tranne quelli illegali beninteso - e non bastandogli chiede e ottiene fondi pubblici per l’adeguamento di aree non predisposte ai concerti; un tour che sfrutta il lavoro di migliaia di volontari, ingannevolmente insigniti dell’appellativo di “angeli”, per pagarli in panini e bibite con la scusa del messaggio ambientalista; per non parlare poi dello scandalo dei token non rimborsabili, ultimo fra i tanti, che conferma le mere logiche di guadagno alla base del tour.

Se vogliamo continuare a divertirci nel dare una lettura politica di questo tour, molti avranno notato l'accesa concorrenza andata in scena sulle spiagge del sud Italia in questi giorni, tra due autentici amanti delle ruspe: Jovanotti e Salvini, il secondo impegnato nel suo personale Beach Tour, dal carattere manifestamente elettorale dopo la rottura con il M5S, che lo ha visto impegnato a San Salvo, un passo da Vasto, e a Policoro, altra tappa del Tour. Nella prospettiva di nuove elezioni, constatando desolati come il PD, per darsi un senso e un tono, abbia bisogno di sventolare il JBP come vessillo di democrazia, possiamo intuire già come andrà a finire: che Salvini prenderà i voti, e al PD resteranno i vuoti, di plastica e alluminio, del suo tour plastic free. Anzi no, a Vasto nemmeno quelli.


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