domingo, 18 de agosto de 2019

SPIAGGIA LIBERA!






Oggi, 17 agosto. Quella che vedete è la spiaggia libera di Vasto, tra il Pontile e Fosso marino. La spiaggia libera da Jovanotti, che oggi qui avrebbe dovuto tenere il suo concerto. Invece gli è andata male. Si respira, le onde sono solo quelle del mare e non quelle del 5G, e vi assicuro che regala una bellissima sensazione fare il bagno dove avrebbe dovuto esserci il Jova Beach Party, all’ora in cui avrebbe dovuto esserci il Jova Beach Party, in un grande litorale chiamato Bene comune. Anche il fragmiteto, spazzato via dall’intervento delle ruspe, deve aver saputo dell’annullamento del concerto ed è rispuntato alla luce del sole con i primi germogli. 

In questo giorno fortunatamente così tranquillo, il mio pensiero e il mio ideale abbraccio va a tutte le persone che si sono viste invece requisire e violentare la spiaggia, a Policoro, Roccella e via a scendere nel cartellone di questo tour. Dagli auguri di Ferrawoodstock di Jovanotti, nel suo post fb del 16, si intuisce che, se il palco vastese gliene avesse dato la possibilità, avrebbe evocato il grande concerto, nel giorno che 50 anni orsono fu di Jimi Hendrix, Joe Cocker, Crosby Stills Nash & Young,  Country Joe and the Fish. Così, dopo aver profanato, con l’esposizione della Venere di Willendorf, il culto della Grande Madre, avrebbe profanato anche la memoria di Woodstock, istituendo umilissimi paragoni con se stesso e il suo Jova Beach Party. E i giornali lo avrebbero seguito a ruota, ne sono certo. Fortunatamente, per noi tutti che amiamo l’autentico sogno Pace, amore e rock ‘n roll, gli è andata male. 

Ne parla anche La Stampa oggi, con un articolo -che allego qui in basso- finalmente serio, dopo gli spot pro-Jova offerti dal Fatto Quotidiano e da Repubblica, articolo ripreso da Vastoweb con una mappa che evidenzia come, a sbugiardare ancora Maurizio Salvadori, Fosso Marino sia un corso d'acqua e non uno scarico di acque bianche. Si sottolinea l’intervento di Augusto De Sanctis, con il quale non si può che condividere lo sgomento per gli attacchi che vengono portati alle numerose autorità - Comandante provinciale dei Carabinieri, Questore, Guardia di Finanza, Vigili del Fuoco, Polizia Stradale, Anas, Capitaneria di Porto - che hanno detto no all’iniziativa. Attacchi reiterati con strafottenza da Jovanotti nel suo post ferragostano: oggi che è il giorno simbolo della vacanza degli italiani avremmo dovuto essere al lavoro a preparare la festa di Vasto ma ci hanno fermato (senza una vera ragione che sia una, purtroppo), e ribaditi anche il giorno successivo nel pubblicare un video della tappa di Policoro, insinuando che una Commissione di Vigilanza possa prendere una simile decisione per paura, paura della grande gioia che il Jova Beach Party regala alla gente. E se incontrate i burocrati che domani ci impediranno questa festa a Vasto fategli vedere di cosa hanno avuto strizza, e di chi soprattutto! Andiamo avanti!
 
Attacchi anche dal senatore PD Luciano D’Alfonso, che ha presentato addirittura una interrogazione parlamentare per la mancata realizzazione di un evento, ingigantito fino a essere definito di livello internazionale - laddove è probabilmente l’acme del provincialismo culturale italiano - e ha chiesto al primo cittadino di Vasto di creare un’area grandi eventi che abbia più del necessario, in maniera da resistere a qualsiasi criticità”come se fosse oramai assodato che una città debba prevedere un’area per grandi eventi in spiaggia. 


Attacchi ripetuti dal Sindaco di Vasto, che ha parlato di campagne d’odio e complotti politici,  per poi offrire con spirito magnanimo il suo aiuto per il recupero della tappa abruzzese a Montesilvano, in una lettera nella quale addirittura afferma, da uomo di fede, di pregare con fervore per la riuscita dell’evento, e vaneggia di effervescenza attrattiva delle città, che non devono essere teche ma risultare desiderabili a migliaia di chilometri di distanza, e non si capisce perchè non si possa farlo nel rispetto delle leggi e dell’ambiente. Sono sicuro che a Montesilvano cercheranno ogni scusa garbatamente istituzionale per non averlo tra i piedi, nel terrore che possa fargli andare male le cose anche lì!

Riguardo poi al come e perché i concerti si possano e si debbano annullare, senza per questo scomodare ministri della Repubblica o invocare complotti di natura politica, dobbiamo ringraziare Luigi Spadaccini, giornalista vastese, che in questo suo post, corredato di articolo d’epoca, rievoca un altro annullamento eccellente a Vasto: Abbiamo avuto in passato un altro concerto annullato a Vasto a causa del parere negativo della commissione di vigilanza: quello di Vasco Rossi allo Stadio Aragona. In particolare, la commissione constatò la mancanza di idonee uscite di sicurezza, di servizi igienici, di un'adeguata illuminazione e di un parcheggio per accogliere le numerose auto. Oltre al parere negativo della commissione, ci fu anche un opposizione molto accesa della Vastese, preoccupata del manto erboso, realizzato qualche mese prima. Contrario, per i danni che avrebbe subito il manto erboso, anche l'assessore allo sport del comune di Vasto. Il concerto previsto per l'8 agosto del 1987 venne spostato allo stadio di Termoli.
 
E colpisce davvero rammentare, in un’estate nella quale ci si batte ancora disperatamente per far comprendere che la spiaggia è un ecosistema fragile, e per questo inadatto ai megaeventi, come tanti concerti negli stadi italiani furono proibiti per la preoccupazione che il manto erboso potesse essere compromesso dal calpestio degli spettatori, e dai mezzi coinvolti nell'allestimento del palco. Ciascuno di voi potrà ricordarne uno in particolare. La cosa triste è che per tante persone risulterà piu comprensibile l’annullamento di un concerto in uno stadio - non sia mai che un rimbalzo su una zolla mal curata mandi all’aria un’azione in area al novantesimo - piuttosto che in una spiaggia dotata di dune e vegetazione, luogo di vita per numerose specie animali. Ricordo che, oltretutto, Jovanotti a Vasto si è gia esibito alcuni anni fa, nello stadio Aragona. A nessuno è sembrato un evento di portata internazionale, a nessuno è sembrato che abbia reso Vasto desiderabile a migliaia di chilometri di distanza, e se fosse stato annullato come quello di Vasco, nessuno avrebbe gridato allo scandalo, o alla perdita di indotti milionari. Era solo un grande concerto di un famoso artista, non un evento messianico, o una bandiera politica, come sembra che il JBP sia diventato.

Vi racconto l’ultima. Con il mio amico Ralph, di Zurigo, ci siamo fermati a prendere qualcosa da bere in un bar stamattina. Potrete immaginare la mia espressione quando me lo vedo arrivare al tavolo con una lattina di Estathe Jova Beach Party, dotata di cannuccia. I rivoli del grande indotto milionario di questo evento giungono evidentemente ovunque si cerchi da bere. Notando la mia reazione scomposta, Ralph mi ha chiesto preoccupato “Is it ok? Something wrong with it?” indicandomi la lattina. Come spiegargli?! Ho lasciato che la bevesse tranquillo, poi me la sono portata dietro, e visto che mi trovo nella spiaggia vuota del suo Party, ho pensato di piazzare il suo vuoto per una foto ricordo, e permettergli di essere anche lui, qui a Vasto, nel cinquantenario di Woodstock. 

Alla salute, Lorenzo.

p.s. questa la riprendo e la butto nella spazzatura io, non c’è bisogno di scomodare i Beach Angels.







domingo, 11 de agosto de 2019

E IL WWF IN CALABRIA TIRA LA (SUA) CARETTA





Quest'anno in Calabria sono stati rinvenuti 30 nidi di Caretta caretta, anzi no, ho appena ricevuto un messaggio da un volontario di Caretta Calabria Conservation che mi annuncia il ritrovamento del 31esimo nido, questa mattina, 11 agosto. 
L'esito della nidificazione di Caretta in Italia può essere seguito sul sito Tartapedia, dove aggiornano settimanalmente il numero dei ritrovamenti. Vi consiglio a questo punto di consultare una mappa della Calabria, tuffarvi con la fantasia nel mar Ionio e risalire con il dito da Melito di Porto Salvo, che rappresenta davvero la punta dello stivale, fino a Bianco sul versante ionico della provincia di Reggio. In questo magico tratto di costa lungo soli 40 km, sono stati rinvenuti ben 25 nidi di Caretta caretta. Nei restanti 740 km di costa calabrese sono stati rinvenuti solo 6 nidi. È oramai cosa nota che il litorale reggino ionico sia il luogo principale di nidificazione in Italia, tanto che Brancaleone, dove vi è un Museo del mare, e dove è stato effettuato il 13 giugno il primo ritrovamento di quest’anno, viene definita la città delle tartarughe di mare.

Eppure, il dato sulla distribuzione dei nidi acquista tutt'altra luce se incrociato con un altro dato, quello delle competenze territoriali delle associazioni che monitorano i nidi, che allo stato attuale sono due: WWF e Caretta Calabria Conservation. Ebbene, che ci crediate o meno, i 25 nidi corrispondono al tratto di costa monitorato esclusivamente da Caretta Calabria Conservation, un'associazione che ne effettua la ricerca a bordo di fatbike elettriche e grazie anche all’uso di un drone. Nel resto della costa calabrese il monitoraggio viene effettuato dal WWF, che quest'anno ha ricevuto un finanziamento regionale, cosi come Caretta Calabria Conservation, che opera tuttavia dal 2012 senza riceverne alcuno, e su tutta la costa calabrese, prima che il WWF si “impadronisse” del territorio, reclamando a sé anche il monitoraggio dei 40 km suddetti, senza poter tuttavia scalzare Caretta Calabria Conservation, che ha così continuato a operare nel suo principale territorio di pertinenza. Fortunatamente per le tartarughe, viene da dire analizzando i dati. 

Possibile, vi chiederete, che in un tratto così breve ci siano tanti nidi, e nel resto di tutta la costa calabrese solo 6? Considerato che prima del 2019 il WWF in Calabria non si occupava del monitoraggio dei nidi di Caretta, è facile supporre una certa inesperienza operativa. Ma i legittimi dubbi che sorgono sull'efficacia, o la sincerità, dell'azione del WWF, si rafforzano quando si considera che oltretutto quei 6 nidi non sono stati rinvenuti direttamente dall'associazione ma segnalati da persone terze. Come anche quelli rinvenuti nelle immediate vicinanze di Roccella, a Riace e Grotteria, che vedete segnalati nella mappa allegata, a detta degli esperti di Caretta Calabria Conservation deposti probabilmente da una unica femmina, che ha scelto quel tratto di costa per nidificare. 
La possibilità che quindi la stessa femmina abbia deposto un nido anche a Roccella Ionica, sito del Jova Beach Party è altissima. Si comprende allora ancor meno la sicumera con cui il sindaco di Roccella ha bollato come infondate le denunce contenute tanto nell'esposto di Augusto De Sanctis, quanto in quello congiunto di Legambiente Calabria, Lipu, Altura, StorCal e Caretta Calabria Conservation al fine di chiedere di annullare la tappa del tour o spostarla dopo fine agosto, in modo che non interferisse con il ciclo di riproduzione delle tartarughe marine. Dove si legge che proprio a causa dell'assenza di monitoraggi effettuati all'inizio della stagione riproduttiva di entrambe le specie, per il principio di precauzione, non potendo escludere la presenza di nidi nell'area considerata, si deve ritenere l'impatto dell'evento potenzialmente invasivo, anche in considerazione del fatto che la data scelta, il 10 agosto, rappresenta in assoluto il periodo in cui si effettua la maggior parte delle schiuse di uova di C. Caretta. Una denuncia, che trova piena conferma nel parere n. 45930 del 24 luglio 2019 dell'ISPRA, l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, che conferma la criticità per l’area in questione che si colloca in un’area piu vasta del medio Ionio Calabrese, che si estende da Marina di Gioiosa Ionica a Punta Alice, considerata area di nidificazione regolare a bassa densità, ravvisando i rischi, in un periodo coincidente con il picco delle schiuse di uova, di possibili danni a eventuali neonati che potrebbero essere in fase di emersione dal nido, danni da calpestio o passaggio di mezzi su eventuali nidi deposti prima del 10 agosto, disturbo sonoro e luminoso nei confronti di femmine in fase di emersione, disturbo luminoso a eventuali neonati in fase di emersione il 10 agosto.




Di fronte all’autorevole parere del massimo organo scientifico dello Stato stupisce ancora la risposta del sindaco di Roccella, un luminare in materia, che, come si apprende da articolo di Repubblica, afferma come sia la relazione dell'Ispra a essere poco attendibile perché basata solo su "documentazione bibliografica, studi in suo possesso e fotografie trasmesse da segnalazione ricevuta" e non su verifiche sul campo. Affermazione poi spalleggiata dalla stessa Regione Calabria che conferma non sussista alcun problema ambientale per il Jova Beach!

Per il monitoraggio delle tartarughe il sindaco afferma di essersi affidato al Centro di Recupero Tartarughe Marine M.A.R.E. che, a sua detta, dal maggio 2019 (proprio quest’anno, che strana coincidenza) svolge attività di monitoraggio dell’Area interessata, ai fini dell’individuazione dell’eventuale presenza di nidi di Caretta caretta . Monitoraggio che ha avuto esito negativo. Peccato che il Centro di Recupero Tartarughe Marine M.A.R.E. (accreditato dalla Regione Calabria con DDG n. 992 del 09/02/2010) e che l’ISPRA indica come centro autorizzato per attività di recupero, trasporto, detenzione, manipolazione ai fini sanitari/riabilitativi, marcatura con targhette metalliche ai fini di monitoraggio sanitario e/o ecologico e successivo rilascio di tartarughe marine rinvenute sulla fascia costiera della provincia di Catanzaro e di Reggio Calabria (da Monasterace fino a Roccella Ionica) NON abbia autorizzazione ministeriale per monitoraggio e tutela dei nidi. Il recupero è evidentemente tutt'altra cosa. Tanto è vero che nel loro territorio di pertinenza il nido di Riace non lo hanno trovato né il WWF né loro. Quanto allora può essere credibile questa difesa del sindaco? Ogni persona di buonsenso giudichi da sé. 

Il 9 agosto, due giorni fa, si celebrava il TartaDay, la giornata dedicata alla salvaguardia delle tartarughe marine e del loro habitat, e per festeggiarlo degnamente il WWF ha contribuito a organizzare per il giorno seguente il Jova Beach Party a Roccella, sito abituale di nidificazione, con distruzione di un habitat riproduttivo. Cosa ancor più grave e contraddittoria alla luce dei cospicui finanziamenti ( ben 105.000,00 euro!) percepiti per la tutela della specie. Per aggiungere al danno la beffa, Gaetano Benedetto, direttore generale del WWF appariva in televisione a consacrare il Jova Beach come “la soluzione al problema della plastica” indossando la maglietta “Io sto con le tartarughe” A noi sembra che stia solo tirando la sua, di Caretta, e purtroppo facendo l’interesse di Trident Music. Il WWF Cosenza Sila Pollino non ha resistito al peso di tutte queste contraddizioni e si è coraggiosamente, e coerentemente, dissociato dall'appoggio a questo evento. Ed è tutto dire. The show must go on? Anche la magistratura.


sábado, 10 de agosto de 2019

I HAD A DREAM




Mi perdoni l'irriverenza Martin Luther King, ma mi è venuto spontaneo nel constatare con quanta idealizzante enfasi il partito democratico provinciale, nel suo comunicato stampa, abbia sostenuto il sindaco di Vasto Francesco Menna, a loro detta una sorta di eroe popolare che lotta contro la vigliaccheria del potere, contro la casta dei NO, subendo denunce e ostruzionismi di ogni genere, per regalare ai suoi cittadini un sogno: il Jova Beach Party! L’idea che un malcongegnato party estivo possa diventare la bandiera di un ideale di democrazia, trasparenza, lotta alla casta (e perché non anche antirazzista e antifascista a questo punto?) appare talmente grottesca e penosa da sollecitare il più iperbolico paragone. Che poi tanto iperbolico non è se riflettiamo a come Jovanotti sia stato abile, da icona del disimpegno paninaro, a dotarsi di un pass plastic free per scalare le vette del consenso anche negli ambienti della sinistra cosiddetta ecologista, fino a farsi accreditare da tanta stampa nazionale come un guru ambientalista. Se pensiamo all'enfasi delirante con cui lui stesso elogia il suo tour: “una sfida leggera, danzante e risoluta, soprattutto una sfida agli stereotipi, alla cupezza, all’ottusità, ai fighetti, agli spacciatori di odio malriposto, ai sicuri di sé, agli indottrinati, agli snob, a chi ha bisogno sempre di nemici e mai di sogni.

Sogni. Quando ho cominciato a scrivere questa riflessione, Vasto era ancora in corsa, e il post l'avevo  intitolato I have a dream, ma poi il sogno è definitivamente naufragato, travolto dalle onde di anomala incompetenza dei suoi sostenitori, e non ho potuto che intitolarlo tristemente I HAD A DREAM. 

Com’era inevitabile, la decisione della Commissione di sicurezza ha generato clamore e polemiche, ma la prefettura ha prontamente pubblicato il verbale, che invito a leggere (190 pagine ma le prime 5-6 bastano per averne un quadro completo) rimettendo all’intelligenza di tutti il giudizio sulle reali ragioni del diniego. Intelligenza che Jovanotti non dimostra di possedere in elevate dosi, o quantomeno di non utilizzare, visto che si lancia a denunciare spericolatamente in un suo post “dinamiche assurde”, affermando che "non ci sono ragioni oggettive, le centinaia di documenti prodotti non sono stati esaminati e nessun riscontro è stato dato alle migliaia di testimonianze relative alle 9 tappe già fatte. Non sono mai state interpellate le prefetture che si sono complimentate con noi per il lavoro svolto fino ad ora." fino a concludere che "A Vasto ha vinto il fronte del NO, quello di cui l’Italia è pervasa. Quello che rende il Paese immobile e fa in modo che il “sommerso” resti sommerso nell’interesse di molti . JBP è un luogo sicuro, la sicurezza è sempre stata al primo posto, ma a Vasto non hanno voluto verificare. A Vasto la commissione ha detto NO, a prescindere. In Italia a volte le cose vanno cosí lo sapete, ma io non mi rassegno, molti di noi non ci rassegnamo." 

Parole folli, che vengono pronunciate mentre le ruspe sono in azione a Policoro, come potete vedere in questo video di Jonica TV, e sollevano il legittimo dubbio che altre prefetture, quelle non interpellate, - fortunatamente, mi permetto di aggiungere - siano state quantomeno compiacenti, e abbiano chiuso un occhio su quello che appare alla luce del sole come un reato ambientale: spianare dune, interessate da vegetazione tutelata come il giglio di mare, e per di più all’interno di una zona protetta, classificata come Sito di Interesse Comunitario, per un concerto rock, anzi no, una manifestazione folkloristico-sportiva, come ingannevolmente è stata presentata nelle documentazioni vastesi per derogare ai limiti imposti a quell’altra tipologia di manifestazione. 

Parole cui fanno eco quelle del sindaco di Vasto, che in questa intervista di Zonalocale continua, come in un disco incantato, a minacciare querele "educative", senza mai entrare nello specifico delle fondate ragioni tecniche e giuridiche che hanno portato alla bocciatura, ma buttandola in polemica politica, scagliandosi genericamente contro il partito dell’odio, e accreditandosi per converso come il sindaco dell’amicizia. Sembra di riascoltare in un nefasto collage le fasi e le frasi più volgari del recente passato republicano, echi renziani del partito di chi fa le cose contro chi sa solo lamentarsi e dire NO, echi berlusconiani del partito dell’amore contro il partito dell’odio, echi salviniani nel rumore delle ruspe di Policoro. 

Forse l’appunto più comico che emerge dalle carte è quello del patron di Trident Music, Maurizio Salvadori, che alla dura requisitoria delle autorità sulle gravi mancanze documentali, sulle evidenti violazioni normative, casca dalle nuvole e contesta di aver appreso per la prima volta in quell’aula che sabato 17 agosto sarebbe una giornata di bollino rosso, per quanto riguarda il traffico! Maurizio Salvadori che, calpestando qualunque rispetto istituzionale, viene elevato dal sindaco di Vasto al rango di galantuomo d’altri tempi, mentre il prefetto per forza di cose va a finire, insieme a tanti sedicenti ambientalisti, nel novero di quelli che agiscono mossi da ingiustificato odio verso Vasto e i suoi cittadini, quelli che insomma apprenderanno finalmente a vivere a suon di denunce (avranno davvero la folle incoscienza di querelare anche il prefetto?). Perché, né in Jovanotti e i suoi, né nell’amministrazione di Vasto vi sono minime ammissioni di mancanze o difetti da parte loro. C’è solo la lotta fra il bene e il male, fra l’odio e l’amore, fra il NO e il sì, che per una cosa “grande e bella” come il Jova Beach deve essere pronunciato quasi per diritto divino. Fortunatamente ci ha pensato l’Associazione Prefettizi in un suo comunicato a rimettere al suo posto Jovanotti, evidentemente in preda a delirio di onnipotenza, oppure la StazioneOrnitologica Abruzzese, protagonista nel fronte del NO. 

Penso che questa vicenda, anche nel rilievo esasperato che ne dà la stampa, sempre più stia assumendo un valore emblematico, e leggerne documentazioni e dichiarazioni ci fa capire fino in fondo il fondo del paese nel quale ci troviamo a vivere, dove la competenza e la legalità si misurano oramai in base al peso mediatico, che permette a Jovanotti di piazzare su tutti i quotidiani e riviste le sue lamentele infondate, mentre le carte della prefettura nessuno le pubblica. 
Quello che sta andando in scena sulle spiagge italiane non è solo un grande sopruso, ma una grande mistificazione, anzi, tappa dopo tappa, dichiarazione dopo dichiarazione, sembra di sfogliare un vero manuale della mistificazione, a tutti i livelli. E il comunicato del PD provinciale sembra aggiungervi o sottolinearvi una dimensione politica, che illumina sul degrado del concetto di democrazia, dello "stare dalla parte del popolo", laddove si sostiene un Tour che, nonostante un fatturato di milioni di euro, chiede e ottiene l'esenzione dal pagamento dell'uso del suolo pubblico, mentre il più miserabile venditore ambulante dei lungomari italiani non può esimersene - tranne quelli illegali beninteso - e non bastandogli chiede e ottiene fondi pubblici per l’adeguamento di aree non predisposte ai concerti; un tour che sfrutta il lavoro di migliaia di volontari, ingannevolmente insigniti dell’appellativo di “angeli”, per pagarli in panini e bibite con la scusa del messaggio ambientalista; per non parlare poi dello scandalo dei token non rimborsabili, ultimo fra i tanti, che conferma le mere logiche di guadagno alla base del tour.

Se vogliamo continuare a divertirci nel dare una lettura politica di questo tour, molti avranno notato l'accesa concorrenza andata in scena sulle spiagge del sud Italia in questi giorni, tra due autentici amanti delle ruspe: Jovanotti e Salvini, il secondo impegnato nel suo personale Beach Tour, dal carattere manifestamente elettorale dopo la rottura con il M5S, che lo ha visto impegnato a San Salvo, un passo da Vasto, e a Policoro, altra tappa del Tour. Nella prospettiva di nuove elezioni, constatando desolati come il PD, per darsi un senso e un tono, abbia bisogno di sventolare il JBP come vessillo di democrazia, possiamo intuire già come andrà a finire: che Salvini prenderà i voti, e al PD resteranno i vuoti, di plastica e alluminio, del suo tour plastic free. Anzi no, a Vasto nemmeno quelli.


viernes, 9 de agosto de 2019

GLI AMBIENTALISTI LANCIANO ANGUILLE DAGLI ELICOTTERI!




In seguito alla diffusione delle immagini della moria di pesci a Fosso marino, hanno immediatamente cominciato a circolare sul web voci che fossero stati intenzionalmente messi lì da qualcuno per generare un falso allarme, magari proprio allo scopo di far saltare il concerto. Questo perché, nell’immaginario dei vastesi, Fosso marino è sempre stato una fogna a cielo aperto, e non un corso d’acqua, ricco di biodiversità, ma insudiciato da scarichi illegali e da una situazione fognaria da sempre carente. A giudicare dalle sue dichiarazioni, il sindaco sembra appartenere a questo gruppo di persone. Non perde dunque l'occasione per contrattaccare, inventando forse un nuovo strumento giuridico, la denuncia educativa!

«Da vastese e da sindaco – ha dichiarato Francesco Menna in merito alla notizia, come apprendiamo da Vastoweb - allerterò le autorità competenti e, se dovesse rivelarsi una bufala, darò mandato ai legali del Comune e ai miei legali di presentare una denuncia per calunnia, diffamazione a mezzo stampa e procurato allarme. Da oggi in poi ad ogni denuncia pretestuosa ed infondata risponderò con altrettanta denuncia educativa».

Visto che il sindaco ha deciso di andare a fondo in questa vicenda, per vederci chiaro, gli voglio dare una pista: quelle anguille che si vedono nelle foto e nei video, sono state lanciate probabilmente dal cielo. Nell'immagine qui allegata si vede difatti con chiarezza, sebbene in controluce, un elicottero che lancia diecine di anguille, comprate un paio di ore prima al mercato, sopra Fosso marino. Si tratta di una vecchia e collaudata tecnica degli ambientalisti, praticata in passato con un certo accanimento anche dal WWF, tramite la quale negli ultimi decenni si sono ripopolati boschi e montagne di vipere e lupi. La vicenda è talmente nota che viene addirittura ripresa anche da Wikipedia. https://it.wikipedia.org/wiki/Lancio_di_vipere_da_elicotteri

In questo caso non sono state gettate col paracadute, in maniera che venissero ritrovate morte nell'impatto con il suolo, per poter poi accusare il Comune.

È notte mentre scrivo la bozza di questo post. Sono sicuro che riscavare questa vecchia favola avrà fatto dormire sonni più tranquilli ai tanti bambini cui piace troppo giocare con le ruspe. Cosa vogliamo farci? Siamo nel 2019, e sarebbe ora che si svegliassero!

Per chi volesse vedere anche il video della denuncia pretestuosa e infondata, cliccare qui!