jueves, 6 de octubre de 2022

NASCE IL COORDINAMENTO NAZIONALE PER LA TUTELA DEGLI AMBIENTI NATURALI DAI GRANDI EVENTI

 


NASCE IL COORDINAMENTO NAZIONALE PER LA TUTELA DEGLI AMBIENTI NATURALI DAI GRANDI EVENTI 

Comunicato stampa del 06/10/22

“Il Jova Beach Party ha provocato un considerevole impatto su piante e animali delle spiagge, riproponendo a larga scala il tema dell'uso scorretto di ambienti naturali o semi-naturali per la realizzazione di grandi eventi. I danni sono immediati, come lo "sbancamento delle dune" - per usare le stesse parole usate dagli organizzatori - con la distruzione di specie botaniche tutelate dalle norme europee e italiane per far posto all'area del concerto e la completa alterazione di siti di nidificazione di rare specie di uccelli, come il Fratino. A questi si affiancano quelli a lungo termine: gli habitat danneggiati, rifugio e casa per decine di specie animali, anche a rischio di estinzione, impiegheranno molti anni per rigenerarsi. 

Eventi di questa portata non impattano solo sugli ecosistemi naturali, ma generano ripercussioni negative anche da un punto di vista sociale, economico e culturale, laddove l'enorme spesa pubblica per finanziare mega eventi privati, che garantiscono guadagni milionari per i soli organizzatori, apre la strada all'idea predatrice secondo cui gli ambienti naturali e i territori siano considerati alla stregua di decorativi fondali e debbano lasciare lo spazio alle attività antropiche sempre e comunque, anche a rischio di perdere per definitivamente il patrimonio naturale presente. 

È dunque necessario che le lotte ecologiste a difesa a difesa della biodiversità e del paesaggio, si organizzino in una vertenza permanente per impedire il ripetersi di grandi eventi nei luoghi con valenza ambientale, anche solo potenziale, costruendo una battaglia unitaria a difesa dei beni comuni. Esiste già una rete embrionale di associazioni nazionali, comitati territoriali e singoli cittadini che sui territori sono intervenuti - anche assieme a ricercatori che svolgono studi scientifici su specie e habitat presenti in queste aree - a difesa dell'ambiente. 

Abbiamo condiviso esperienze, confrontando la massiccia documentazione a nostra disposizione. Alcune azioni hanno già portato a risultati concreti e tangibili, facendo saltare alcune tappe del Jova Beach Party e ottenendo la protezione di habitat rari. 

Per moltiplicare questi sforzi la rete si è ulteriormente ampliata e oggi annunciamo la nascita di un Coordinamento nazionale per la tutela degli ambienti naturali dai grandi eventi, dalle spiagge alle montagne, allo scopo di attuare un percorso di lotte che andranno ad interpellare non solo le istituzioni e la politica italiana, ma anche gli organi istituzionali europei, utilizzando ogni strumento che i sistemi democratici ci consentano. Il silenzio, o meglio, l’approvazione entusiasta di molte istituzioni e dei media nazionali (tranne rarissime eccezioni) rispetto alle devastazioni, ben esemplifica il livello di consapevolezza con cui si affrontano le sfide sempre più incalzanti del futuro. 

Sono stati costruiti, investendo risorse pubbliche, stadi e piazze, con relativi servizi, per ospitare concerti e altri eventi che ci arricchiscono umanamente. Danneggiare coste e montagne invece ci impoverisce tutti. Le spiagge non sono solo un mucchio di sabbia usa e getta, ma la casa di animali e piante. Le vette delle montagne o le praterie d'alta quota non sono auditorium a uso e consumo umano, ma i luoghi dove nel silenzio si può contemplare il volo delle aquile reali e osservare tante altre specie di organismi sempre più minacciati. 

Porre un freno all'invasione di questi luoghi è un segno di civiltà, per il presente e per il futuro, e noi, attraverso le iniziative che saranno messe in campo fin dai prossimi mesi, ci adopereremo per questo”. 

Per info: coordinamentonograndieventi@gmail.com

Il presente comunicato è stato sottoscritto da: 

Italia Nostra - Federazione Nazionale Pro Natura - Marevivo - Sea Shepherd - Forum Nazionale Salviamo il Paesaggio - A SUD Onlus -  GrIG Gruppo d’intervento Giuridico odv - Associazione Appennino Ecosistema - LIPU Coordinamento Regionale Lazio, Coordinamento Regionale Marche e Coordinamento Regionale Calabria - Eticoscienza APS - Genitori Tosti in Tutti I Posti APS -  Comitato TAG COSTA MARE, Marche - SOA Stazione Ornitologica Abruzzese - ASOER  Associazione Ornitologi dell’Emilia-Romagna - StOrCal Stazione Ornitologica Calabrese - Caretta Calabria Conservation - ARDEA Associazione per la Ricerca, la Divulgazione e l'Educazione Ambientale, Campania - GAROL (Gruppo Attività e Ricerche Ornitologiche del Litorale), Lazio - ABM Ambiente Basso Molise - LitorAli, Associazione per la tutela dei Fratino e del suo habitat, Puglia - Mediterraneo No Triv, Basilicata - CDCA Abruzzo APS (Centro di Documentazione sui Conflitti Ambientali) - Salviamo l’Orso, Abruzzo - Coordinamento Tutela Vie Verdi Abruzzo - Rewilding Apennines Lazio - ARCI Comitato Chieti e Vasto - Legambiente Circolo di Barletta - ENPA (Ente Nazionale Protezione Animali) Sezione di Barletta - Fondazione Cetacea Onlus, Rimini - Parents For future, Sezione di Verona - FoCE Forum Civico Ecologista, Vasto - GFV Gruppo Fratino Vasto - Comitato per la Salvezza della Pineta di Viareggio - Gruppo Cittadini volontari e attivisti per l’Ambiente, Ladispoli e Cerveteri - CO.RI.TA. Comitato Rimboschimento Città di Taranto - Museo Laboratorio della Fauna Minore del Parco Nazionale del Pollino - Associazione Interpolis - Associazione Paliurus, Pineto - Retake Mola di Bari 


La foto, di Cristian Montevecchi, ritrae un fratino sullo sfondo del palco in allestimento per il Jova Beach Party nella tappa di Rimini  2019.


jueves, 15 de septiembre de 2022

BACARO BEACH TOUR

 



Terminato il Jova Beach Party, è tempo di bilanci. La foto delle transenne che recingono le dune nella spiaggia del Muraglione di Viareggio - pubblicata da La Nazione nell'articolo del 26 agosto - è forse la più importante immagine che possiamo conservare del Jova Beach Party 2022. Per la prima volta dall'inizio della manifestazione, includendo anche l'edizione 2019, è stato riconosciuto il principio di tutela degli habitat protetti dalla Direttiva europea 92/43. Per la prima volta le ruspe di Jovanotti non hanno avuto campo libero, ma si sono dovute fermare per il rispetto dovuto alla legge. Come da cartello apposto, è stata di fatto istituita un'area protetta, seppure al di fuori della vera area protetta, ovvero il Parco di Migliarino San Rossore, per il quale è stata prodotta la Valutazione di Incidenza Ambientale pre-concerto. In base alle prescrizioni apposte dall'Ente Parco alla stessa V.Inc.A, facendo valere il principio di connessione ecologica con il territorio del Parco, distante solo qualche centinaio di metri, 3 dei 4 habitat -quelli di interesse comunitario- censiti dal prof. Giovanni Bacaro, nella sua Carta della Vegetazione, sono stati posti sotto protezione. 

Non si è riusciti a fermare il Tour, quindi i concerti di Viareggio hanno comunque avuto luogo. Paradossalmente è la tappa che ha registrato il maggior successo dal punto di vista dell'affluenza di pubblico, con 85.000 persone nelle due tappe, ma contemporaneamente rappresenta la più grande sconfitta per la banda di predoni capitanata da Jovanotti. Se guardiamo le foto aeree dell'area del concerto, potremo notare che il retropalco ha dovuto adattarsi allo spazio disponibile, spostandosi verso la riva, per rispettare quelle transenne che vedete nella foto in alto. Può sembrare una cosa insignificante, ma è invece una vittoria di capitale importanza per il fronte ecologista. 

Ricordiamo che finora non si era riuscita a salvare una sola pianta dalla furia distruttrice del JBP, invece a Viareggio - grazie al censimento effettuato dal prof. Bacaro, impugnato nell'esposto dal Forum Ambientalista, quelle che normalmente vengono definite "erbacce" dalle persone -e dalle amministrazioni- che non riescono ad intendere le spiagge se non come una balera per il divertimento estivo, hanno avuto finalmente il riconoscimento del loro status di piante protette. Come scritto nel Comunicato stampa del fronte ecologista, all'indomani della decisione, è stato "finalmente riconosciuto il valore ambientale delle spiagge italiane antropizzate". Il valore della conoscenza scientifica ha avuto la meglio sull'ignoranza e la mala amministrazione dei Beni comuni.




Nel 2019 il concerto di Jovanotti fu annullato a Vasto. Può sembrare un maggiore conseguimento rispetto a Viareggio, ma in quel caso fu la Commissione di Sicurezza a decidere. Pur se, fra le varie carenze documentali lamentate dalla Commissione, vi era anche l'Autorizzazione paesaggistica - assente e reclamata dalla Soprintendenza anche a Viareggio - e nella vicenda  grande peso aveva avuto l'esposto della Stazione Ornitologica Abruzzese, a segnalare la presenza di un corso d'acqua (Fosso Marino) nell'area del concerto, completamente omesso in sede di V.Inc.A. con planimetrie relative.  

Ciò che mi preme tuttavia sottolineare è come l'annullamento di quel concerto non abbia direttamente a che vedere con il riconoscimento della tutela di un habitat naturalistico, ma sia stato determinato principalmente da considerazioni di sicurezza. Per questo ritengo che quanto è avvenuto a Viareggio -dal nostro punto di vista- possa essere considerato una vittoria ancora più importante, seppure si sia concretizzata solo in uno spostamento dei camerini, ammesso dall'organizzazione del concerto. L'articolo di Giulia Basso - pubblicato su Il Piccolo di Trieste e ripreso da La Stampa- dal titolo: "Paletti a delimitare la vegetazione. Così il prof. triestino ha battuto Lorenzo", coglie perfettamente il senso di quanto accaduto, che ha il valore di una fondamentale conquista civile.




Va ribadito che il raggiungimento di un tale obiettivo dipende strettamente dalla collaborazione degli Enti di controllo, e che la variabilità delle situazioni fa sì che, di fronte a leggi nazionali o direttive europee, siano piuttosto le connivenze o gli interessi politici locali a decidere impropriamente. "Ringraziamo chi questa volta non si è girato dall'altra parte" chiosa ironicamente il Comunicato Stampa delle associazioni ecologiste. Se torniamo su Vasto, non può che suscitare indignazione dunque il fatto che lo stesso concerto, nella stessa area, quasi nella stessa data, sempre in assenza dell'Autorizzazione paesaggistica, ma a Prefetto cambiato, abbia invece avuto il Nulla osta della Commissione. D'altronde solo a Viareggio nel 2022, e a Vasto nel 2019, le Soprintendenze si sono espresse sull'obbligatorietà di tale Autorizzazione. Eppure tutte le coste italiane sono sottoposte a tutela paesaggistica, e a Roccella, se vogliamo fare l'esempio più eclatante, le movimentazioni di sabbia sono state tanto imponenti da richiedere l'apposizione di terrapieni in cemento per livellare l'area , interessata da rilevanti formazioni dunali (leggi "Roccella Jonica, Hiroshima delle spiagge italiane")Se vogliamo ancora istituire degli interessanti parallelismi, sempre con Vasto, la situazione è analoga a quella di Viareggio anche dal punto di vista planimetrico, per l'immediata prossimità di un Sito di Interesse Comunitario, e la disposizione del Palco verso lo stesso. Nell'esposto della Stazione Ornitologica Abruzzese, si era richiamato, per l'area di Fosso Marino -tra l'altro preposta a rinaturalizzazione secondo il Piano Demaniale- lo stesso principio di connessione ecologica con il vicino Sito di Interesse Comunitario. Senza che fosse preso in considerazione. 

Tantomeno dal sindaco (Francesco Menna) il quale ha pensato bene di apparecchiare la conferenza stampa post-evento sulla spiaggia stessa del concerto -dopo avervi azzerato ogni forma di vita- affermando trionfalmente (leggi QUI) che "è stata riconsegnata alla città in maniera perfetta, e forse anche migliore di prima" dimostrando così una totale inadeguatezza al suo ruolo da un punto di vista culturale e istituzionale. A Viareggio, invece, Del Ghingaro ha dovuto ingoiare più di un rospo (quelli smeraldini trovati sulla spiaggia del Muraglione da Bacaro, per cominciare!) ed accettare che la Procura aprisse un'indagine per il reato ipotizzato di distruzione o deterioramento di habitat all'interno di un'area protetta. Si è coperto infine di ridicolo quando, riprendendo lo spericolato parere espresso dall'Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana, ha scritto "L’Arpat chiarisce che la spiaggia del Muraglione non è habitat finale e le specie vegetali non sono protette. E con questa comunicazione possiamo considerare conclusa anche l’ennesima polemica estiva viareggina"Invece no! La situazione è rimasta sospesa fino al Nulla Osta del Parco, che ha smontato clamorosamente il parere sventolato dal primo cittadino, riconoscendo come protetti gli habitat censiti da Bacaro, e limitando di conseguenza l'ambito d'azione delle ruspe, pronte a spianare tutta la spiaggia.

Rimane dopo il concerto un'indagine penale aperta, rimane una richiesta di Autorizzazione paesaggistica che non ha avuto esito, rimane il fatto che solo il Ministero della Transizione Ecologica, su parere dell'ISPRA (Istituto Superiore Per la Ricerca Ambientale) possa dare il Nulla Osta ad azioni che mettono a rischio piante e habitat protetti da Direttiva europea, quindi approvare un concerto che comporti un simile elevatissimo impatto ambientale. Tanto la tutela del Demanio marittimo, quanto la tutela della biodiversità, recentemente inserita in Costituzione, sono prerogative dello Stato. Non può essere un sindaco, un Ente parco, e tantomeno un'agenzia regionale come l'Arpat ad autorizzarne la distruzione. Questa è la battaglia culturale e giuridica che va combattuta , e la vittoria riportata a Viareggio fa ben sperare per il futuro.

Soprattutto all'indomani delle dichiarazioni rese dal sindaco del Ghingaro, che si dichiara pronto a un terzo atto, e da Maurizio Salvadori che afferma: "Se devo pensare alle soddisfazioni di realizzare qualcosa di unico, farei altre dieci edizioni". Un terzo atto? "Non se n'è ancora parlato -conclude il manager di Trident - è una decisione che spetta all'artista".

Capite? La decisione secondo lui spetta all'artista, non alle amministrazioni, agli Enti di controllo, al Ministero della Transizione Ecologica. Il Demanio pubblico pare oramai cosa di Jovanotti, e la decisione spetta a lui. Per decreto del Potere mediatico, perché "la gente si diverte di più in spiaggia".



Intendiamoci, non è Jovanotti l'unico a devastare le spiagge. Come ho avuto modo di scrivere più volte il Jova Beach Party è "la rappresentazione straordinaria di un ordinario delirio da spiaggia, l’apice spettacolare della deroga permanente a qualunque principio di tutela degli habitat naturalistici". E' dunque funzionale e al tempo stesso conseguente a quel malcostume nazionale che ad ogni inizio di stagione balneare vede ruspe e trattori - tanto privati quanto comunali- sterilizzare la spiaggia asportandone lo strato vegetativo fondamentale a proteggerla dall'erosione e dall'impoverimento organico. Tutto questo per un malinteso concetto di pulizia e decoro urbano, erroneamente applicato a un ambito naturale. 

Se tuttavia, per una mediazione necessaria con le attività economiche che traggono sostentamento dall'uso della spiaggia stessa, si può accettare che un operatore balneare ne vada ad arare la porzione necessaria a impiantare il suo stabilimento, con gli ombrelloni e le varie infrastrutture collegate, appare inaccettabile che dei concerti privati vadano invece a sequestrare e danneggiare giusto quelle spiagge libere che rimangono al di fuori da questo annuale scempio autorizzato, e che, seppur antropizzate, esprimono elevati valori naturalistici, in forza anche della vicinanza o contiguità con aree protette. Perché venga riconosciuto definitivamente il valore ambientale delle spiagge antropizzate, è dunque necessaria un'estesa opera di censimento e documentazione. Che il professor Bacaro nello specifico sta svolgendo anche con rilievi post-concerto al fine di realizzare una pubblicazione scientifica sull'impatto dei grandi eventi in ambienti naturali




Lo stesso prof. Bacaro, nel suo Post fb dell'11 settembre, ci comunica di aver terminato i rilievi post evento, con una splendida notizia: 

"E finalmente possiamo dire: è finita! Con ieri e oggi abbiamo concluso anche il campionamento post-megaevento, tutti i dati sia di vegetazione che delle macro e micro plastiche sono stati raccolti e si inizierà a brevissimo l'elaborazione. E come nelle migliori fiabe di Gea che terminano tutte a buon fine e con quel pizzico di magia, ecco che la Natura, anche quando ferita, è stata capace di donarci qualcosa, e tutto l'immenso sforzo di questa estate (lo giuro, sono molto più stressato di quando sono partito e non so con quali energie affrontare l'inizio del semestre) è stato ricompensato oggi dal primo ritrovamento del Pancratium maritimum (Giglio di mare) appena spuntato, proprio in uno dei transetti in cui la vegetazione è stata preservata grazie al nostro studio. È stato uno dei più bei ringraziamenti che potessi ricevere e la conferma che ne è valsa la pena.

Ma a ringraziare sono soprattutto io, rivolgendomi in particolare a tutti i volontari e le volontarie che hanno supportato i campionamenti e la raccolta dati, pre e post, alle associazioni che hanno saputo operare in modo coeso e determinato per divulgare un messaggio scientifico, prima di tutto, e di buon senso, poi e anche alla Città di Viareggio, alle sue istituzioni e ai suoi cittadini, molti dei quali si sono avvicinati a chiedere spiegazioni di cosa si stava facendo e si sono ritrovati con stupore a riconoscere il valore del loro patrimonio naturalistico: tutti i dati, così come le elaborazioni e le pubblicazioni che ne usciranno, sono a voi dedicati e a vostra disposizione, come ringraziamento per gli anni di studio di questo magnifico territorio che mi sono stati concessi".



Semmai Jovanotti volesse riprovarci, ora sappiamo cosa dovremo fare: organizzare un "Bacaro Beach Tour", una mobilitazione in difesa del nostro patrimonio naturalistico "minore", allo scopo di redigere con criteri uniformi una Carta della Vegetazione per ognuna delle spiagge prescelte dal Pirata per le sue predazioni, prima ancora che questi possa manifestarsi all'orizzonte.  

Certo, la ripresa vegetativa nei luoghi del JBP, che aveva potuto avvantaggiarsi di una minore pressione antropica per via delle restrizioni pandemiche, di qui a pochi mesi potrà essere sicuramente limitata, se la manifestazione riprendesse già nel 2023, e il rischio è che passaggio dopo passaggio queste spiagge finiscano per essere gravemente compromesse, se non azzerate dal punto di vista naturalistico. Ma non abbiamo altra strada che documentare con rigore e passione le multiformi espressioni della vita sulle nostre spiagge, la loro straordinaria capacità di resilienza, per contrastare l'esercito del Nulla che avanza.

L'idea, proprio grazie alla casistica efficace di Bacaro, è stata in realtà già lanciata da Marco Cervellini, ecologo della vegetazione nonché membro del TAG Costa Mare, e da Silvio Bertoldi, coordinatore del Comitato "Il moletto non si tocca" di Viareggio. Non c'è bisogno che sia Bacaro in persona a doversi muovere in tutta Italia, se si riesce a promuovere e coordinare una campagna di rilevamento con protocolli standard (ad esempio in base al Manuale Ispra), facendo appello ai gruppi territoriali di ecologi e botanici, per avere un "momento zero" di riferimento post-disturbo e ottenere già dati scientifici di supporto alle prossime battaglie che ci attendono. 


Ecologi e botanici di tutta Italia, unitevi!



domingo, 11 de septiembre de 2022

ROCELLA JONICA, HIROSHIMA DELLE SPIAGGE ITALIANE



Una settimana fa sono riuscito finalmente ad andare a vedere con i miei occhi la spiaggia di Roccella Jonica, resa "celebre" dal concerto di Jovanotti. Mi trovavo a Capo Spartivento, ospite dell'associazione Caretta Calabria Conservation. Da lì Roccella Jonica è solo a un'ora di treno. Le tante foto della spiaggia che avevo visto e commentato precedentemente su questo blog -ne riporto un paio qui in basso- erano e sono abbastanza eloquenti: testimonianze di una devastazione che nella sua ampiezza pare sopravanzare qualunque altra località del Tour. Consapevole di questo, non potevo fare a meno di recarmi direttamente sul posto,  seppur ne avrei fatto volentieri a meno.





Così, non appena sceso dal treno, chiedo informazioni al primo negoziante, per raggiungere "la spiaggia del concerto di Jovanotti". Me la indica, e si sente in dovere di aggiungere: "Comunque non è vero tutto quello che dicono, che hanno fatto un disastro, tanto la gente ci andava comunque al mare e calpestava la spiaggia, ed era la stessa cosa".  Roccella è un piccolo Comune di circa 6.000 abitanti, dalle origini greche, dominato dalla pittoresca cittadella medievale, che svetta ben sopra i tetti del paese. In termini di accessibilità dalla stazione l'area del concerto ha indubbiamente i suoi vantaggi, essendo raggiungibile in circa 30-45 minuti percorrendo l'ampio marciapiede del lungomare verso nord. Sul fondo intravedo la sagoma del porticciolo turistico, che conosco egualmente dalle foto aeree viste negli ultimi anni. 





Non ci vuole molto a paragonare la straordinaria ampiezza della spiaggia del concerto con la risicata lingua di sabbia del litorale di Roccella, che sto costeggiando, dove si assiepano tutte le concessioni balneari. Non ho dubbi che sia stato il porticciolo turistico a contribuire all'erosione di questo tratto di litorale, favorendo al contempo l'accumulo di sabbia a nord. Mi fa pensare alla spiaggia di Punta Penna, che si è formata in seguito alla realizzazione del Porto di Vasto, per l'accumulo di sabbia generato dall'alterazione delle correnti. Ora quella spiaggia con le sue dune è il fiore all'occhiello della Riserva naturale di Punta Aderci ed appare in numerose classifiche fra le più belle d'Italia, ultima quella del National Geographic. La natura in fondo non ha fatto che riprendersi degli spazi, distrutti dalla realizzazione del porto stesso. La spiaggia a nord del porticciolo di Roccella Jonica potrebbe avere lo stesso destino, invece viene spianata e mortificata nella sua naturalità, per realizzare gare di motocross e soprattutto grandi eventi concertistici.

Ancora più grave, vedendo la povertà naturalistica del litorale di Roccella a sud del porto, emblema di una evidente carenza di cultura ambientale, che risulta comunque nella media -purtroppo- delle località costiere italiane. L'attenzione alle specie "autoctone" può essere testimoniata ad esempio dalla scelta di piantare dei palmeti, lungo il medesimo lungomare, mentre il resto delle aiuole viene irrigato costantemente per mantenerlo a prato. Se le dune a sud del porto sono oramai state distrutte, quanto più intelligente sarebbe lasciar comunque crescere piante psammofile adattate a quell'ambiente, ed altre essenze della macchia mediterranea, evitando inutili sprechi di acqua! 



Man mano che mi avvicino cresce la mia agitazione. Costeggio il porto, sorpassando una pattuglia della polizia che ha fermato un ragazzo in motocicletta. Alla fine del curvone finalmente intravedo la spiaggia. La pineta retrostante lascia filtrare la vista di una spianata immensa, tanto da fare spavento. Le foto aeree possono appena rendere l'idea di quel che si possa provare direttamente sul posto. Ciò che hanno fatto a un primo colpo d'occhio appare davvero spaventoso. L'impulso è di andare via, ma sono venuto apposta! Comincio ad aggirarmi cercando i punti di riferimento della spiaggia, riconoscendo i vari accessi e le due tre macchie di alberi graziati dalla furia distruttrice, dal confronto con le foto aeree. Al di là di questi superstiti presidi di vegetazione, ancora molto vicini al porto, si apre la vista di una terrificante desolazione.











Avanzo in questa immensa e desolata piana cercando i segni della vita spazzata via dal concerto. Ovunque trovo piante divelte, arbusti sradicati e ceppi tranciati. All'orizzonte, dall'altro capo dell'immensa spianata, la vista inquietante di una ruspa ancora al lavoro, come se tutto questo già non bastasse. Nella spiaggia non c'é assolutamente nessuno -pensavo di trovare almeno qualche bagnante ora che la spiaggia è stata resa "migliore e più fruibile" come dice il Jova- ma l'impressione è di una totale e angosciante desolazione. La sabbia è composta di una sottile ghiaia che dopo qualche minuto diventa fastidiosa ai piedi scalzi. E' il tipo di suolo ideale per il papavero delle spiagge, che ho visto in alcune foto della spiaggia datate 2019, prima dell'arrivo di Jovanotti. Ovviamente di papaveri neanche l'ombra. Augusto De Sanctis mi ha mandato la posizione di alcune stazioni di giglio di mare censite da un suo amico, nella zona meridionale della spiaggia. Non trovo nulla, sono state spazzate via con il resto della vegetazione. Un solo alberello è stato lasciato nel mezzo del deserto, a testimoniare la grande attenzione all'ambiente. 

Dalle foto aeree si può stimare che l'area spianata sia di circa 6 ettari. Eppure l'area del concerto corrisponde grosso modo a una superficie di un paio di ettari. Perché dunque interessare alle operazioni un'area tanto più grande? Viene spiegato nella Deliberazione comunale -la 99 del 2022- dove tra l'altro si parla ancora  spudoratamente di "spianamento". Non solo si tratta solo di esigenze di deflusso, ma ragioni di sicurezza in caso di incendio! Il che fa supporre che se dovessero decidere di fare concerti nella radura di un bosco, dovrebbero abbatterne la metà per garantire la sicurezza degli spettatori a fronte dello stesso rischio. Una follia! Nell'ordinanza si parla anche di taglio manuale, ma è del tutto evidente che un'operazione così imponente possa essere portata avanti solo da mezzi meccanizzati. Rispetto alla stessa Deliberazione comunale -la 103 del 2019- nella quale si parlava di "Spianamento e livellatura della spiaggia, con successiva bonifica e rimozione di erba, arbusti e piccoli alberi" bisogna tuttavia dire hanno fatto dei progressi! O meglio, si son fatti più furbi. Si accenna infatti -addirittura!- alla "conservazione delle piante ad alto contenuto vegetativo ove riscontrate". Ma appare altrettanto chiaro che si tratta semplicemente di parole vuote, buttate lì per mostrare -su un atto pubblico- di rispettare come è doveroso le specie protette. Cosa che non è affatto accaduta: su una spiaggia spianata dove per molti ettari viene azzerata la vita è impossibile che non siano state eradicate anche le specie "ad alto contenuto vegetativo". E per questo capolavoro il Comune ha impiegato anche 40.000€ di fondi pubblici! Fondi che servirebbero per costruire qualcosa di utile alla comunità, e invece vengono utilizzati per distruggere le comunità vegetali.




Non ho mai provato una sensazione di panico su una spiaggia, ma è quel che mi è successo a Roccella, trovandomi del tutto solo in mezzo a quella spianata immensa. Come se mi sentissi improvvisamente in pericolo anche io. Ho volutamente e provocatoriamente evocato Hiroshima nel titolo di questo post, con tutto il rispetto e le misure dovute, perché quello che si può sperimentare a Roccella è davvero un'apocalisse in miniatura. E se si possiede un minimo di sensibilità e consapevolezza della straordinaria vita che abita le nostre spiagge non si può che provarne dolore. Basti pensare a tutta l'entomofauna caratteristica che è stata spazzata via, un micromondo affascinante in via di estinzione. Quante migliaia di artropodi, rettili potevano trovarsi sulla spiaggia al momento del cataclisma, ammesso che non vi fossero state anche nidificazioni di uccelli (nel 2019 vi aveva nidificato il Corriere piccolo), quindi pulli ancora incapaci di volare? Che dire delle tartarughe marine, richiamate anche in un parere ISPRA sul concerto di Roccella? 

Le spiagge sono "ecotoni" ovvero ambienti di transizione tra due ecosistemi. Contengono specie proprie delle comunità confinanti e specie esclusive dell'area ecotonale stessa, e quindi possiedono un'elevata biodiversità e ricchezza. Quali e quante potevano essere le forme di vita su questa spiaggia? Non lo sappiamo con esattezza, come non sappiamo quanti anni ci vorranno prima che tutto torni come prima, e se davvero tutto tornerà come prima. 

Ma non si tratta solo di tutte le specie viventi che possono mancare all'appello a contribuire all'angoscia che ho provato nel percorrere la spiaggia, bensì anche il fatto che uno spazio nudo e piatto, così ampio, appaia del tutto innaturale. Probabilmente è quel che si poteva vedere un poco ovunque negli anni '60, per la realizzazione dei lungomari che hanno distrutto almeno il 90% dei nostri ambienti dunali, ma l'eco di quelle distruzioni ha lasciato il posto all'abitudine di percorrere i marciapiedi lungo i nostri insediamenti costieri, senza più interrogarci su cosa ci fosse prima.

Ho impiegato un sacco di tempo a raggiungere la riva del mare, che sembra non arrivare mai, e quando arriva scende giù dal piano spiaggia con un notevole dislivello. Mi lascia esterrefatto constatare come la morfologia e il profilo altimetrico del litorale siano stati completamente stravolti. Le masse di sabbia movimentate per il concerto testimoniano di una violenza impressionante. Nelle foto in basso potete vedere un dislivello di circa un metro e mezzo tra la via aperta dalle ruspe e il livello della spiaggia, che presumibilmente andava a salire verso la metà della sua ampiezza per poi digradare fino al livello del sentiero al margine della pineta. Una foto, scattata dal mare durante i lavori di allestimento del Jova Beach Party, mostra come addirittura siano stati impiegati dei blocchi di cemento, a mo' di terrapieni per permettere di ottenere una spiaggia perfettamente e innaturalmente livellata! 


 





Dov'era la Soprintendenza, che generalmente interviene per molto meno?  Non si tratta forse di un terreno sottoposto a vincolo secondo l'art. 142 del D.lgs 42/2004. che comprende "i territori compresi in una fascia della profondità di 300mt dalla linea di battigia, anche per i terreni elevati sul mare". E non è forse ribadito da una sentenza della Cassazione (4 febbraio 2020, n.4700) che "le attività di movimentazione terra e sbancamento su un bene a vincolo paesaggistico, e non solo i lavori edili, se realizzate senza autorizzazione paesaggistica sono illecite". E dov'è dunque l'Autorizzazione paesaggistica?
Dov'erano i Carabinieri forestali che dovrebbero vigilare sul rispetto della Direttiva Habitat? Erano tutti voltati dall'altra parte? Non era bastato a sollecitarli il clamore delle polemiche e delle denunce del 2019, il fatto che alla fine fossero venute a galla le bugie del sindaco Zito, grazie all'accesso agli atti effettuato da Augusto De Sanctis? Invito tutti a rileggere il suo post del 10 agosto 2020 "JOVA BEACH PARTY, DOPO UN ANNO SI SCOPRE CHE..." ripreso poi da un articolo di Fabio Balocco su Il Fatto quotidiano dal titolo eloquente "Il caso di Roccella dimostra quanto poco valgano i vincoli ambientali in Italia". L'area interessata dal livellamento ricade difatti nell’area “E2 – area di naturalizzazione” nella quale "Non è consentito intervenire a modifica dell'habitat, né, tantomeno, consentire usi contrastanti con la natura dei luoghi. Il Comune esercita forme di protezione della flora e della fauna, con particolare riferimento alle tartarughe marine. Non è consentita nessuna alterazione della morfologia della spiaggia". Ripeto: Nessuna alterazione della morfologia della spiaggia! Dov'era la Guardia Costiera che dovrebbe fare rispettare le prescrizioni del suddetto piano? 

Sconcertante appare alla luce di tutto questo il Comunicato Stampa datato 17 agosto del sindaco Zito -che farebbe meglio a stare zitto- il quale orgogliosamente rivendica l'operazione, sbarazzandosi anche della tutela WWF, in nome di una presunta legalità che riesce difficile ravvisare in quel che è stato fatto. "Come tutti gli altri colleghi Sindaci, al contrario di quanto afferma il Prof. Tozzi, non avrei mai autorizzato lo svolgimento della manifestazione in violazione di norme che tutelano il tratto di spiaggia interessata. Anche, con tutto il rispetto dovuto, in assenza della consulenza scientifica del WWF, che serve certamente alla organizzazione del concerto per fare le cose al meglio, mettendo in campo azioni ulteriori rispetto a quelle previste per legge. Ma che non rappresenta un baluardo di legalità contro Sindaci “che avrebbero in ogni caso autorizzato l’evento”. Dare questa idea dei Sindaci come novelli Attila pronti a devastare il territorio è francamente vecchia e irricevibile".
Attila non era quello che non lasciava un filo d'erba al suo passaggio? E voi forse lo vedete nella foto, orgogliosamente allegata al suo Comunicato, con una ruspa ancora in azione?





Vi sono tuttavia già segnali della vita che tenta di riprendersi da questa ulteriore mazzata, perché i danni del 2022, vanno inevitabilmente a sommarsi a quelli del 2019. Come sempre, le canne sono le prime a rialzare la testa. Ci sono un sacco di rondini, oramai in odore di migrazione, che volano sulla spianata, quasi a  a cercare quei canneti che non ci sono più. Da alcuni ceppi, tranciati dal passaggio delle ruspe, si intravedono i primi germogli. Un segnale di speranza! Li cerco un poco ovunque. Mi chino su di un ceppo dal quale spuntano fuori delle foglioline -forza!- mentre vedo la ruspa puntare verso di me. E scatto una foto che mi sembra simbolica. 

La natura già si sta mettendo al lavoro per ricostituire quanto è stato distrutto, ma questa non è una giustificazione per approfittarne e credere di poter fare ogni anno un concerto, tanto gli effetti sono "reversibili" come afferma lo stesso Zito, soprattutto in tempi di crisi climatica e considerato che "appena 1.860 km (il 23%) di tratti lineari di costa più lunghi di 5 km nel nostro Paese, isole comprese, possono essere considerati con un buon grado di naturalità. Installazioni industriali, espansione urbana e strutture turistiche, deforestazione e rasatura delle dune costiere hanno alterato quasi interamente il profilo del nostro litorale. A questi impatti diretti si è aggiunta l’erosione delle spiagge, fenomeno naturale esacerbato delle attività umane. In particolare, la manomissione dei fiumi e la demolizione delle dune costiere hanno ridotto e rimosso l’apporto di materiale per la formazione delle spiagge. Nel periodo 2006-2019 un totale di 841 chilometri di costa italiana era caratterizzato da erosione". Parole tratte -pensate un poco!- dal "Dossier Coste, il profilo fragile d'Italia" del WWF!













Pian piano mi dirigo verso l'estremità nord della spiaggia. Alla fine il giglio di mare lo trovo, in una posizione distante dalle stazioni che mi sono state segnalate, giusto al margine dell'area devastata, nell'angolino di nord-ovest. Una coppia di gigli di mare! Salvi per miracolo verrebbe da dire, e sconcerta il vuoto che si può fotografare dietro questi fiori che rappresentano l'espressione più bella e ufficialmente celebrata della flora psammofila italiana. Sembra siano stati messi là apposta, in commemorazione delle vittime di Jovanotti. 

Ne trovo un altro, solo qualche metro più in là, in mezzo alla sabbia accumulata sui lati dell'area, e vi fa capire quanta attenzione sia stata posta alle "specie dall'alto contenuto vegetativo". Il lato nord della spiaggia, quello retrostante il palcoscenico del concerto, conserva fortunatamente ancora ampie tracce della sua vegetazione. Trovo la Gramigna delle spiagge, l'Eringio marittimo, e la splendida Santolina bianca, ma un botanico potrebbe sicuramente individuare molte più essenze di me. Una netta linea di demarcazione divide anche altimetricamente la spiaggia "normale" con la sua vegetazione, da quella "migliorata" dal passaggio di Jovanotti, che in quel tratto marca una depressione di una trentina di centimetri.  

Il naturale dislivello della spiaggia fa sì che il "piano concerto" si trovi talvolta al di sotto, talvolta al di sopra della naturale altimetria della spiaggia, e che la sabbia sia stata levata e aggiunta a seconda delle situazioni, per creare una spianata del tutto artificiale. Fa impressione vedere tutti quei ciuffi superstiti di piante dunali in primo piano, e dietro il nulla, ovvero l'immensa stupidità umana. Difficile, anzi impossibile, pensare che queste specie, protette dalla Direttiva Habitat, siano presenti solo in quel francobollo di spiaggia sottratto alla furia spianatrice, e invece non costituissero un fronte che interessava il litorale per tutta la sua lunghezza. 



















Oggi, 11 settembre, il Tour 2022 si conclude a Bresso. Possano servire queste immagini a ribadire: "Mai più!". Credo di essere una persona più che abituata alle ruspe, e alla macelleria ambientale che viene perpetrata sulle spiagge, anno dopo anno, al rinnovarsi di ogni stagione balneare -della quale il Jova Beach Party non è altro che un compendio e un'esaltazione spettacolare- ma vi assicuro che non avevo mai visto nulla del genere, nella sua imponenza e nella sua violenza. Tanto che, dopo tutte le emozioni del sopralluogo, lungo e intenso, non ho potuto che versare qualche lacrima, all'atto di andarmene. Ho incontrato ancora la pattuglia dei carabinieri. Mi è apparsa decorativa e perfettamente inutile. E questo è tutto dalla spiaggia di Roccella Jonica, "Hiroshima delle spiagge italiane".





p.s. ripenso solo ora ai post che dedicai a Roccella nel 2019. Ce n'era uno intitolato Vamos a La Praia, nel quale giocavo con il titolo della canzone dei Righeira, che a differenza di quanto possa far pensare la spensieratezza del motivo, parla invece dell'esplosione della boma atomica. Mi ero "divertito" a sovrapporre l'immagine della bomba che scende giù, nel film "Il dottor Stranamore" di Kubrick, su quella di Roccella. Vedendo le foto mi era venuta spontanea l'associazione con Hiroshima. Non posso che confermarla, dopo un sopralluogo sul campo. E riprendo quell'immagine a conclusione. 


viernes, 9 de septiembre de 2022

FOGNA, FINDACO MENNA!

 



"FOGNA. FINDACO MENNA, NON FMETTERE MAI DI FOGNARE". Il sindaco di vasto, Francesco Menna, deve avere interiorizzato i consigli di questo meme "di Jovanotti", che ebbe una diffusione virale nel lontano 2019 quando scoppiò un putiferio a causa delle fogne di Nuova Delhi. E così, dopo solo una ventina di giorni, a Vasto il sogno del JBP si è trasformato in una fogna, o meglio è tornato a fare i conti con quel Fosso marino, insabbiato ed intubato per il concerto, nel quale continuano a riversarsi scarichi abusivi, compromettendo la qualità delle acque di balneazione. Ed è scattato da parte di Menna il divieto di balneazione per il tratto di spiaggia prospiciente Fosso Marino; quella spiaggia che qualcuno vorrebbe tanto trasformare in Jova Park Area Eventi, dimenticando di dover sempre fare i conti con un corso d'acqua, che purtroppo ha sempre lo stesso grande difetto: voler sboccare in mare.  Quel tratto di spiaggia che è rimasto chiuso per due settimane per permettere la realizzazione del concerto, e ora ha visto chiuso il suo specchio d'acqua per i suoi divieti di balneazione. Due cose innegabilmente collegate e conseguenti.



Basti leggere il Comunicato stampa della SOA di oggi 9 settembre 2022:

+++Divieto di balneazione davanti fosso Marino a Vasto: quando si mette l'inquinamento sotto il tappeto...di sabbia.+++

+++Distruzione delle cannucce di palude utili alla fitodepurazione, corso d'acqua naturale intubato in contrasto con le norme regionali che vietano i tombamenti, 80.000 euro spesi in palese violazione delle previsioni del Piano del demanio marittimo con l'incomprensibile ok della Capitaneria: what else?+++

"Si è preferito, tra il giubilo e l'approvazione di troppi enti, mettere letteralmente l'inquinamento sotto al tappeto di sabbia intubando Fosso Marino, un corso d'acqua naturale, per spedirlo direttamente in mare invece di cercare di scarichi abusivi e preservare le cannucce di palude che sono state distrutte e ora dobbiamo commentare il divieto di balneazione imposto per superamento dei limiti di legge nel tratto di mare antistante" così Massimo Pellegrini, presidente della Stazione Ornitologica Abruzzese e laureato in scienze naturali.

"Per chi si occupa da decenni di ecologia, la branca della scienza che studia i rapporti tra organismi e ambiente, il cosiddetto dibattito su fosso Marino con destinazione a sede per il Jova Beach party è stato letteralmente deprimente - continua Pellegrini. Dopo decenni di chiacchiere sulla diffusione di basilari nozioni scientifiche ci siamo trovati di fronte un Comune che considera erbe infestanti la cannuccia di palude, una pianta non solo autoctona propria delle sponde dei corsi d'acqua come fosso Marino ma che viene addirittura venduta in commercio per gli impianti di fitodepurazione. Il comune di Vasto invece ha preferito vellicare la pancia delle persone con disinformazione e questi sono i risultati. Addirittura hanno pure distrutto quella parte di vegetazione dunale che lo stesso consulente del comune aveva detto di proteggere. Gli enti, a cominciare dalla capitaneria di Porto, con tanto di foto ricordo abbracciati a uso dei social, che dire irrituale è poco, gli sono andati dietro. Come SOA avevamo proposto semplicemente di applicare quanto previsto dai piani demaniali vigenti, regionale e comunale, e, cioè:

a)rinaturalizzare il fosso demolendo quanto più possibile il cemento che lo copre proprio per espandere la cannuccia di palude;

b)migliorando quali-quantitativamente le caratteristiche della vegetazione dunale;

c)predisporre percorsi didattici;

d)cercare e sanzionare gli scarichi abusivi. 

Si è fatto il contrario peggiorando la situazione. Si parla di turismo e si hanno i divieti di balneazione. Si parla di spiaggia e si spiana qualsiasi forma di vita per un concerto. Voglio ricordare che, seppur con interventi molto limitati, parziali e sicuramente migliorabili, il Comune di Pescara ha recentemente inaugurato due ecospiagge con piantumazione di specie dunali dando, almeno sotto l'aspetto culturale, un segnale di attenzione. Anche su questo aspetto Vasto ha fatto il contrario. A parte le foto sui social, la Capitaneria di Porto cosa intende fare per applicare il Piano del Demanio comunale e risolvere l'inquinamento del mare?"




Più che appropriato il commento dal POST fb di Angelo Bucciarelli, a descrivere il sentimento prevalente nei cittadini:

FINITA LA FESTA TORNANO GLI ENTEROCOCCHI. SCIATTERIA, PIGRIZIA E INCOMPETENZA ALLA BASE DELLA STAGNAZIONE VASTESE
L'estate sta finendo e un anno se ne va... e del concerto di Jovanotti non restano che i ricordi, le luci, la musica, i momenti vissuti. Le polemica.
Per un paio di mesi abbiamo creduto che tutto dipendesse da quel concerto, nulla sembrava importante, il Jova Beach Party era il problema di tutti i problemi. Poi è finita.
E finita la festa, ritornano... gli enterococchi, metafora di tutti i problemi vastesi.
La prima rinfrescata di fine estate ci ha riportati alla realtà, alle questioni di sempre, aggiungendone di nuovi: la Ss 16 definanziata; l'ospedale nuovo sempre nei sogni dei Vastesi; gli Stadi di calcio inagibili, dopo aver speso i soldi dei contribuenti. La "faraonica"(si fa per dire) opera del terminal bus ancora incompleta, sta lì a ricordarci dell'assenza negligente dell'amministrazione.
E poi il fosso Marino, dopo essere stato ingabbiato, intubato, tombato, spendendo 80mila euro(ma forse anche 100mila) di soldi pubblici, è tornato alla condizione precedente, in attesa di una nuova "tombatura" per il prossimo concerto.
E il degrado, l'incuria, il disordine che si percepisce andando in giro. Le aiuole delle rotatorie incolte e brutte: Vasto è l'unica Città della "costa dei trabocchi" che non cura i suoi rondò. Fossacesia, Casalbordino, San Salvo, ci tengono a fare bella figura con chi viaggia sulla Ss 16. Vasto no. Vasto è inerte.
E così andiamo avanti, stagione dopo stagione, anno dopo anno, senza una idea, una programmazione, senza attenzione e rispetto per il bene comune.

Poco importa che il divieto di balneazione sia stato ieri sera revocato grazie a un nuovo prelievo, a distanza di due giorni dalle precedenti analisi. Il precedente prelievo di acqua nel tratto antistante Fosso Marino aveva rivelato, il 6 settembre, la presenza di ben 331 enterococchi per millilitro, a fronte di un limite massimo consentito di 200. Nel frattempo, nonostante le rassicurazioni del Comune NESSUN cartello di divieto di balneazione era apparso alla foce di Fosso Marino, come avrebbe dovuto essere per legge. L'articolo "Fosso Marino, i valori tornano nella norma: revocato il divieto di balneazione" apparso sul blog di informazione Chiaro Quotidiano, conclude laconicamente: "Sono affidate a guardia costiera e polizia locale le indagini per scoprire da dove provengono i probabili scarichi abusivi". La cosa fa sorridere se guardiamo la foto che qui in basso, che è poi quella "ad uso dei social, che dire irrituale è poco" giustamente criticata nel Comunicato Stampa della SOA. Appare a corredo dell'articolo "Jova Beach Party. Via libera all'allestimento dell'area del concerto" pubblicato da Vastoweb il 9 agosto, che comincia così: "Questa mattina la Commissione Provinciale di Vigilanza di Pubblico Spettacolo ha approvato con parere positivo l'evento Jova Beach Party in programma a Vasto. Sono stati affrontati tutti gli aspetti di natura tecnica e organizzativa. La Commissione ha ritenuto di esprimere il proprio parere positivo già prima del sopralluogo del 19 agosto che servirà, come prassi in questi casi, il corretto allestimento dell'area e delle zone interessate al concerto". Come potrebbe essere altrimenti quando gli organismi di controllo, invece di mantenere un contegno appropriato alla loro funzione, si fanno vedere abbracciati e sorridenti in un "irrituale" selfie? 




Guardate e giudicate voi stessi! Nella splendida foto ricordo appare anche Giuliano D'Urso, il Comandante della Guardia Costiera di Vasto, l'ente che deve indagare per scoprire da dove provengono (oramai da molti anni) gli scarichi fognari, e che invece approva un concerto sullo stesso fosso intubato, oltretutto permettendo di spendere soldi pubblici in violazione del Piano del Demanio Marittimo che loro stessi sarebbero chiamati a far rispettare!

Per completare il desolante quadro, vale la pena allora richiamare un altro articolo uscito su Il Centro il 30 settembre scorso, a firma di Anna Bontempo, dal roboante titolo: "Fosso Marino, il Comune assicura: Rinascerà tutta la vegetazione"




Vale la pena leggerlo perché nel corso dell'articolo era lo stesso assessore all'ambiente del Comune di vasto, Gabriele Barisano -non un eco-terrorista qualsiasi insomma- ad affermare "la tombatura di Fosso marino ha aggravato in prospettiva la gestione ambientale e sanitaria del sito". D'altronde -come puntualizzato da Stefano Taglioli, coordinatore del Gruppo Fratino di Vasto- il ritiro del WWF come sponsor per la sola tappa vastese la dice lunga sulla pessima gestione della vicenda dal punto di vista ambientale. Ma Barisano dice qualcosa di ancora più interessante a chiusura dell'articolo: "Il piano demaniale marittimo prevede la rinaturalizzazione di Fosso Marino ed è a quello strumento di pianificazione che dobbiamo fare riferimento. La stessa delibera di giunta approvata nei mesi scorsi sui lavori di manutenzione ordinaria rimarcava il carattere di temporaneità degli interventi effettuati in vista del Jova Beach Party".




Peccato che nella Valutazione di Incidenza Ambientale necessaria per lo svolgimento del concerto, che ha beneficiato del Nulla Osta da parte del Comune stesso, si affermasse esattamente il contrario: "Nel sopralluogo del 26 maggio 2022 è stato rilevato che la sistemazione del tubo corrugato sul tratto finale del corso d'acqua del Fosso Marino, intervento non connesso all'evento del Jova Beach Party e realizzato dal Comune di Vasto, era stato completato".

Quindi per riassumere 90.000 euro spesi per un intervento "di manutenzione ordinaria" ma ad uso straordinario per il concerto (che si vanno a sommare a quelli spesi invano nel 2019), senza nemmeno tentare di risolvere il problema degli scarichi, anzi aggravandolo, e sorvolando sulle prescrizioni del PDM, che allego qui in basso. Ma va benissimo così! Pollici in su, e tutti abbracciati e sorridenti per la foto ad uso social! Dal "Jova Park Area Eventi" di Vasto per ora è tutto. Grande successo della due giorni di enterococchi sul litorale vastese!