Va ribadito che il raggiungimento di un tale obiettivo dipende strettamente dalla collaborazione degli Enti di controllo, e che la variabilità delle situazioni fa sì che, di fronte a leggi nazionali o direttive europee, siano piuttosto le connivenze o gli interessi politici locali a decidere impropriamente. "Ringraziamo chi questa volta non si è girato dall'altra parte" chiosa ironicamente il Comunicato Stampa delle associazioni ecologiste. Se torniamo su Vasto, non può che suscitare indignazione dunque il fatto che lo stesso concerto, nella stessa area, quasi nella stessa data, sempre in assenza dell'Autorizzazione paesaggistica, ma a Prefetto cambiato, abbia invece avuto il Nulla osta della Commissione. D'altronde solo a Viareggio nel 2022, e a Vasto nel 2019, le Soprintendenze si sono espresse sull'obbligatorietà di tale Autorizzazione. Eppure tutte le coste italiane sono sottoposte a tutela paesaggistica, e a Roccella, se vogliamo fare l'esempio più eclatante, le movimentazioni di sabbia sono state tanto imponenti da richiedere l'apposizione di terrapieni in cemento per livellare l'area , interessata da rilevanti formazioni dunali (leggi "Roccella Jonica, Hiroshima delle spiagge italiane"). Se vogliamo ancora istituire degli interessanti parallelismi, sempre con Vasto, la situazione è analoga a quella di Viareggio anche dal punto di vista planimetrico, per l'immediata prossimità di un Sito di Interesse Comunitario, e la disposizione del Palco verso lo stesso. Nell'esposto della Stazione Ornitologica Abruzzese, si era richiamato, per l'area di Fosso Marino -tra l'altro preposta a rinaturalizzazione secondo il Piano Demaniale- lo stesso principio di connessione ecologica con il vicino Sito di Interesse Comunitario. Senza che fosse preso in considerazione.
Tantomeno dal sindaco (Francesco Menna) il quale ha pensato bene di apparecchiare la conferenza stampa post-evento sulla spiaggia stessa del concerto -dopo avervi azzerato ogni forma di vita- affermando trionfalmente (leggi QUI) che "è stata riconsegnata alla città in maniera perfetta, e forse anche migliore di prima" dimostrando così una totale inadeguatezza al suo ruolo da un punto di vista culturale e istituzionale. A Viareggio, invece, Del Ghingaro ha dovuto ingoiare più di un rospo (quelli smeraldini trovati sulla spiaggia del Muraglione da Bacaro, per cominciare!) ed accettare che la Procura aprisse un'indagine per il reato ipotizzato di distruzione o deterioramento di habitat all'interno di un'area protetta. Si è coperto infine di ridicolo quando, riprendendo lo spericolato parere espresso dall'Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana, ha scritto "L’Arpat chiarisce che la spiaggia del Muraglione non è habitat finale e le specie vegetali non sono protette. E con questa comunicazione possiamo considerare conclusa anche l’ennesima polemica estiva viareggina". Invece no! La situazione è rimasta sospesa fino al Nulla Osta del Parco, che ha smontato clamorosamente il parere sventolato dal primo cittadino, riconoscendo come protetti gli habitat censiti da Bacaro, e limitando di conseguenza l'ambito d'azione delle ruspe, pronte a spianare tutta la spiaggia.
Rimane dopo il concerto un'indagine penale aperta, rimane una richiesta di Autorizzazione paesaggistica che non ha avuto esito, rimane il fatto che solo il Ministero della Transizione Ecologica, su parere dell'ISPRA (Istituto Superiore Per la Ricerca Ambientale) possa dare il Nulla Osta ad azioni che mettono a rischio piante e habitat protetti da Direttiva europea, quindi approvare un concerto che comporti un simile elevatissimo impatto ambientale. Tanto la tutela del Demanio marittimo, quanto la tutela della biodiversità, recentemente inserita in Costituzione, sono prerogative dello Stato. Non può essere un sindaco, un Ente parco, e tantomeno un'agenzia regionale come l'Arpat ad autorizzarne la distruzione. Questa è la battaglia culturale e giuridica che va combattuta , e la vittoria riportata a Viareggio fa ben sperare per il futuro.
Soprattutto all'indomani delle dichiarazioni rese dal sindaco del Ghingaro, che si dichiara pronto a un terzo atto, e da Maurizio Salvadori che afferma: "Se devo pensare alle soddisfazioni di realizzare qualcosa di unico, farei altre dieci edizioni". Un terzo atto? "Non se n'è ancora parlato -conclude il manager di Trident - è una decisione che spetta all'artista".
Capite? La decisione secondo lui spetta all'artista, non alle amministrazioni, agli Enti di controllo, al Ministero della Transizione Ecologica. Il Demanio pubblico pare oramai cosa di Jovanotti, e la decisione spetta a lui. Per decreto del Potere mediatico, perché "la gente si diverte di più in spiaggia".
Intendiamoci, non è Jovanotti l'unico a devastare le spiagge. Come ho avuto modo di scrivere più volte il Jova Beach Party è "la rappresentazione straordinaria di un ordinario delirio da spiaggia, l’apice spettacolare della deroga permanente a qualunque principio di tutela degli habitat naturalistici". E' dunque funzionale e al tempo stesso conseguente a quel malcostume nazionale che ad ogni inizio di stagione balneare vede ruspe e trattori - tanto privati quanto comunali- sterilizzare la spiaggia asportandone lo strato vegetativo fondamentale a proteggerla dall'erosione e dall'impoverimento organico. Tutto questo per un malinteso concetto di pulizia e decoro urbano, erroneamente applicato a un ambito naturale.
Se tuttavia, per una mediazione necessaria con le attività economiche che traggono sostentamento dall'uso della spiaggia stessa, si può accettare che un operatore balneare ne vada ad arare la porzione necessaria a impiantare il suo stabilimento, con gli ombrelloni e le varie infrastrutture collegate, appare inaccettabile che dei concerti privati vadano invece a sequestrare e danneggiare giusto quelle spiagge libere che rimangono al di fuori da questo annuale scempio autorizzato, e che, seppur antropizzate, esprimono elevati valori naturalistici, in forza anche della vicinanza o contiguità con aree protette. Perché venga riconosciuto definitivamente il valore ambientale delle spiagge antropizzate, è dunque necessaria un'estesa opera di censimento e documentazione. Che il professor Bacaro nello specifico sta svolgendo anche con rilievi post-concerto al fine di realizzare una pubblicazione scientifica sull'impatto dei grandi eventi in ambienti naturali.
Lo stesso prof. Bacaro, nel suo Post fb dell'11 settembre, ci comunica di aver terminato i rilievi post evento, con una splendida notizia:
"E finalmente possiamo dire: è finita! Con ieri e oggi abbiamo concluso anche il campionamento post-megaevento, tutti i dati sia di vegetazione che delle macro e micro plastiche sono stati raccolti e si inizierà a brevissimo l'elaborazione. E come nelle migliori fiabe di Gea che terminano tutte a buon fine e con quel pizzico di magia, ecco che la Natura, anche quando ferita, è stata capace di donarci qualcosa, e tutto l'immenso sforzo di questa estate (lo giuro, sono molto più stressato di quando sono partito e non so con quali energie affrontare l'inizio del semestre) è stato ricompensato oggi dal primo ritrovamento del Pancratium maritimum (Giglio di mare) appena spuntato, proprio in uno dei transetti in cui la vegetazione è stata preservata grazie al nostro studio. È stato uno dei più bei ringraziamenti che potessi ricevere e la conferma che ne è valsa la pena.
Ma a ringraziare sono soprattutto io, rivolgendomi in particolare a tutti i volontari e le volontarie che hanno supportato i campionamenti e la raccolta dati, pre e post, alle associazioni che hanno saputo operare in modo coeso e determinato per divulgare un messaggio scientifico, prima di tutto, e di buon senso, poi e anche alla Città di Viareggio, alle sue istituzioni e ai suoi cittadini, molti dei quali si sono avvicinati a chiedere spiegazioni di cosa si stava facendo e si sono ritrovati con stupore a riconoscere il valore del loro patrimonio naturalistico: tutti i dati, così come le elaborazioni e le pubblicazioni che ne usciranno, sono a voi dedicati e a vostra disposizione, come ringraziamento per gli anni di studio di questo magnifico territorio che mi sono stati concessi".
Semmai Jovanotti volesse riprovarci, ora sappiamo cosa dovremo fare: organizzare un "Bacaro Beach Tour", una mobilitazione in difesa del nostro patrimonio naturalistico "minore", allo scopo di redigere con criteri uniformi una Carta della Vegetazione per ognuna delle spiagge prescelte dal Pirata per le sue predazioni, prima ancora che questi possa manifestarsi all'orizzonte.
Certo, la ripresa vegetativa nei luoghi del JBP, che aveva potuto avvantaggiarsi di una minore pressione antropica per via delle restrizioni pandemiche, di qui a pochi mesi potrà essere sicuramente limitata, se la manifestazione riprendesse già nel 2023, e il rischio è che passaggio dopo passaggio queste spiagge finiscano per essere gravemente compromesse, se non azzerate dal punto di vista naturalistico. Ma non abbiamo altra strada che documentare con rigore e passione le multiformi espressioni della vita sulle nostre spiagge, la loro straordinaria capacità di resilienza, per contrastare l'esercito del Nulla che avanza.
L'idea, proprio grazie alla casistica efficace di Bacaro, è stata in realtà già lanciata da Marco Cervellini, ecologo della vegetazione nonché membro del TAG Costa Mare, e da Silvio Bertoldi, coordinatore del Comitato "Il moletto non si tocca" di Viareggio. Non c'è bisogno che sia Bacaro in persona a doversi muovere in tutta Italia, se si riesce a promuovere e coordinare una campagna di rilevamento con protocolli standard (ad esempio in base al Manuale Ispra), facendo appello ai gruppi territoriali di ecologi e botanici, per avere un "momento zero" di riferimento post-disturbo e ottenere già dati scientifici di supporto alle prossime battaglie che ci attendono.
Ecologi e botanici di tutta Italia, unitevi!
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