martes, 17 de septiembre de 2019

THE ANSWER IS BLOWING IN THE WIND



The answer is blowing in the wind. La risposta alla stupidità umana soffia nel vento, ed è il caso di Montesilvano, dove abbiamo assistito ad uno degli inevitabili effetti collaterali del Jova Beach Party. Un'altra delle vendette della natura nei confronti di chi ne ignora o ne vuole ignorare, per una falsa idea di convenienza, i meccanismi di funzionamento degli ecosistemi. Cosa è successo? Apprendiamo dal Messaggero, in questo articolo, che un forte vento di Grecale ha generato una tempesta di sabbia, che è andata a invadere il marciapiede, la pista ciclabile adiacente e la carreggiata di viale Aldo Moro, con evidente rischio per gli automobilisti. Bene, ben vi sta, verrebbe di dire.

Si tratta di un tema che ho affrontato nel mio fumetto Fratini d'Italia, lamentando l'ottusità di tanti amministratori, troppi balneatori, che ad ogni inizio stagione smaniano per arare o far arare il tratto di spiaggia che hanno in concessione, incapaci di comprendere che quelle piante giocano dalla loro parte: trattenendo la sabbia con il loro apparato radicale, contrastano l'erosione costiera e gli garantiscono di piantare gli ombrelloni per fare il loro utile. Contemporaneamente impediscono che la sabbia sollevata dal vento vada ad accumularsi tra cabine e spazi pedonali, creando ovvi disagi. O quantomeno limitano significativamente l'azione del vento. Proprio quella che obbliga gli operatori balneari a ripulire le passerelle di accesso alla propria concessione, puntualmente ostruite da cumuli di sabbia dopo un vento di libeccio. 


 

Per capire quale forza di resistenza al movimento di quintali, tonnellate di sabbia possa opporre un semplice e umile strato erboso, consiglio a tutti gli amministratori da spiaggia italiani una visita alla riserva di Deliblatska Peščara, la più vasta area sabbiosa d'Europa, che copre un territorio di circa 300 kmq, situato nella provincia di Voivodina in Serbia, anticamente parte di un vasto deserto preistorico, originato dal prosciugamento del Mare di Pannonia. Un sito straordinario conosciuto anche come il Sahara Europeo, dove le dune sono alte come colline, di cui allego un paio di foto. Si tratta di un'arma di distruzione di massa nel centro dell'Europa, tenuta a bada, silente, inoffensiva, grazie al prato stepposo, che ne trattiene la sabbia. Se qualcuno decidesse di arare quel prato per piantarvi degli ombrelloni provocherebbe una catastrofe, e tempeste con tonnellate di sabbia sommergerebbero le città europee circostanti. Si tratta solo di un esempio macroscopico di quanto in piccolo succede giorno dopo giorno sui nostri lungomari, dove la vegetazione psammofila riesce ad accumulare la sabbia in una successione di dune embrionali, mobili e fisse, creando una barriera ai venti carichi di salsedine e all'azione abrasiva della sabbia, ma anche alle mareggiate. Una barriera protettiva non solo per i boschi retrodunali, ma anche per gli insediamenti umani. Che permette di contenere la sabbia all'interno dell'ecosistema stesso, senza che vada dispersa nelle strade, impoverendo ulteriormente gli arenili, già sottoposti all'azione erosiva del mare. Se si fosse riflettuto adeguatamente su tutto questo, avremmo evitato di mettere stupidamente in tutta Italia i lungomari al posto delle dune mobili, come avvenuto quasi ovunque, e le prime case al posto della macchia retrodunale di ginepro e lentisco.

Tuttavia, in qualche caso, si è avuta perlomeno l'accortezza di dotare i lungomari di una fascia di siepi, come surrogato della funzione protettiva della estinta macchia mediterranea. Una protezione inefficace, ma pur sempre un lampo di buonsenso nel mezzo di un processo distruttivo. Poi, in un comune come Montesilvano, arriva Jovanotti e, con la scusa di dover ripulire dalla sporcizia queste siepi, ultimo ricordo della funzione naturale della macchia mediterranea, le sradicano semplicemente, insieme a un paio di tamerici, per facilitare il flusso di decine di migliaia di persone. Alla prima azione del vento mezza spiaggia si ritrova sull'asfalto. Insieme ai suoi rifiuti. E nel vento suona ancora il ritornello della nostra stupidità.





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