The answer is blowing in
the wind. La risposta alla stupidità umana soffia nel vento, ed è
il caso di Montesilvano, dove abbiamo assistito ad uno degli
inevitabili effetti collaterali del Jova Beach Party. Un'altra delle
vendette della natura nei confronti di chi ne ignora o ne vuole
ignorare, per una falsa idea di convenienza, i meccanismi di
funzionamento degli ecosistemi. Cosa è successo? Apprendiamo dal
Messaggero, in questo articolo, che un forte vento di Grecale ha generato
una tempesta di sabbia, che è andata a invadere il marciapiede, la
pista ciclabile adiacente e la carreggiata di viale Aldo Moro, con
evidente rischio per gli automobilisti. Bene, ben vi sta, verrebbe di
dire.
Si tratta di un tema che
ho affrontato nel mio fumetto Fratini d'Italia, lamentando
l'ottusità di tanti amministratori, troppi balneatori, che ad ogni
inizio stagione smaniano per arare o far arare il tratto di spiaggia
che hanno in concessione, incapaci di comprendere che quelle piante
giocano dalla loro parte: trattenendo la sabbia con il loro apparato
radicale, contrastano l'erosione costiera e gli garantiscono di
piantare gli ombrelloni per fare il loro utile. Contemporaneamente
impediscono che la sabbia sollevata dal vento vada ad accumularsi tra
cabine e spazi pedonali, creando ovvi disagi. O quantomeno limitano significativamente l'azione del vento. Proprio quella che obbliga gli operatori balneari a ripulire
le passerelle di accesso alla propria concessione, puntualmente
ostruite da cumuli di sabbia dopo un vento di libeccio.
Per capire quale forza di
resistenza al movimento di quintali, tonnellate di sabbia possa
opporre un semplice e umile strato erboso, consiglio a tutti gli
amministratori da spiaggia italiani una visita alla riserva di Deliblatska Peščara, la più vasta area sabbiosa d'Europa, che copre
un territorio di circa 300 kmq, situato nella provincia di Voivodina
in Serbia, anticamente parte di un vasto deserto preistorico,
originato dal prosciugamento del Mare di Pannonia. Un sito
straordinario conosciuto anche come il Sahara Europeo, dove le dune
sono alte come colline, di cui allego un paio di foto. Si tratta di un'arma di distruzione di massa
nel centro dell'Europa, tenuta a bada, silente, inoffensiva, grazie
al prato stepposo, che ne trattiene la sabbia. Se qualcuno decidesse
di arare quel prato per piantarvi degli ombrelloni provocherebbe una
catastrofe, e tempeste con tonnellate di sabbia sommergerebbero le
città europee circostanti. Si tratta solo di un esempio macroscopico
di quanto in piccolo succede giorno dopo giorno sui nostri lungomari,
dove la vegetazione psammofila riesce ad accumulare la sabbia in una
successione di dune embrionali, mobili e fisse, creando una barriera
ai venti carichi di salsedine e all'azione abrasiva della sabbia, ma anche alle
mareggiate. Una barriera protettiva non solo per i boschi
retrodunali, ma anche per gli insediamenti umani. Che permette di
contenere la sabbia all'interno dell'ecosistema stesso, senza che
vada dispersa nelle strade, impoverendo ulteriormente gli arenili,
già sottoposti all'azione erosiva del mare. Se si fosse riflettuto adeguatamente
su tutto questo, avremmo evitato di mettere stupidamente in tutta Italia i
lungomari al posto delle dune mobili, come avvenuto quasi ovunque, e
le prime case al posto della macchia retrodunale di ginepro e
lentisco.
Tuttavia, in qualche caso,
si è avuta perlomeno l'accortezza di dotare i lungomari di una fascia di
siepi, come surrogato della funzione protettiva della estinta macchia
mediterranea. Una protezione inefficace, ma pur sempre un lampo di
buonsenso nel mezzo di un processo distruttivo. Poi, in un comune come Montesilvano, arriva Jovanotti e,
con la scusa di dover ripulire dalla sporcizia queste siepi, ultimo
ricordo della funzione naturale della macchia mediterranea, le
sradicano semplicemente, insieme a un paio di tamerici, per facilitare il flusso di decine di migliaia di persone. Alla prima azione del vento mezza spiaggia si
ritrova sull'asfalto. Insieme ai suoi rifiuti. E nel vento suona ancora il ritornello della
nostra stupidità.
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