miércoles, 18 de septiembre de 2019

UOVA BEACH PARTY 2



Vi chiederete cos'è quella buca che vedete nella sabbia. No, per una volta non sono le tracce lasciate sulla spiaggia dal Jova Beach Party, nell’ultima tappa di Montesilvano. Personalmente ho deciso di non andarci, anche se era l'ultima spiaggia, per non perdere l'occasione di raccontare qualcosa di ben più importante: un altro Uova Beach Party sulle spiagge italiane. Così, piuttosto che recarmi all'alba nella città abruzzese per fotografare l’immondizia e lo sfacelo lasciato dal concerto, alla stessa ora ho preso un treno da Roma verso sud, un treno che è arrivato fino all’estremo sud dell’Italia, e mi ha portato in una stazione abbandonata, sotto il faro di Capo Spartivento, a cavallo tra il Mar Ionio e il Mare di Sicilia, lungo l'unica costa delle tartarughe presente in Italia, nel quartier generale di Caretta Calabria Conservation. Voi non avreste fatto lo stesso? La maniera migliore per dire No al Jova Beach Party non consiste forse nel dire Sì alla natura?

Durante il viaggio, il passaggio rapido da Praia a Mare, mi ha offerto per pochi secondi dal finestrino la visione mozzafiato dell’Isola di Dino con la sua spiaggia, la cui sagoma si staglia in maniera ben più maestosa di quanto si possa dedurre dalle foto, che tutti abbiamo condiviso a inizio agosto. Una visione che sconvolge, sia per l'abbagliante bellezza del luogo, sia per l’incredulità che un simile santuario della natura possa essere stato profanato da un concerto di 40.000 persone. 

Ma sorvoliamo, avrete capito che quella buchetta nella foto è un nido, dal quale sono uscite nottetempo decine di tartarughine. Un nido scoperto grazie a un quotidiano ed estenuante lavoro di perlustrazione, lungo decine di km di spiaggia, e messo in sicurezza dalla predazione delle volpi grazie a una griglia metallica sotterrata nella sabbia. Grazie alla straordinaria testimonianza di dedizione e attivismo di una di quelle siglette ambientaliste relegate da Jovanotti nelle fogne di Nuova Delhi, che l'anno scorso ha assicurato al mare 2120 piccoli, facendo pura opera di volontariato. Talvolta i nidi devono essere addirittura traslocati per assicurarne la felice schiusa, quando sono troppo vicini alla riva, o recintati quando si trovano in spiagge di richiamo turistico. E la sorveglianza va intensificata nelle notti di possibile schiusa, quando una fonte luminosa inattesa, come un falò, può mettere a rischio la vita dei nuovi nati. Grazie a Salvatore, ho avuto la fortuna di vivere l'attesa della schiusa al chiaro di luna, con il riflesso del satellite che si illumina come la pista di un aeroporto ad indicare la strada ai neonati. Caretta Calabria Conservation è l'unica associazione in Italia che fa ricerca attiva dei nidi, rendendo accessibile a persone interessate, come me, una manifestazione della natura che altrimenti apparterrebbe al regno del mistero, e della pura magia. Dato che nottetempo le uova vengono deposte, da una tartaruga che tocca terra dopo aver nuotato ininterrottamente per due anni, nel mare antistante le coste africane. Qualcosa che mi richiama poeticamente l'analogia con i rondoni, ai quali ho dedicato il mio ultimo fumetto Dove i rondonivanno a dormire, i quali possono volare ininterrottamente due, o tre anni, prima di poggiarsi, per la deposizione e la cova delle uova, sotto i tetti delle nostre case. 

Se non vi sono degli attivisti che battono le spiagge giorno dopo giorno, bisogna contare sulla sorte, sul fortuito passaggio di qualcuno in grado di leggere la traccia lasciata dalla madre sulla sabbia, e prima che il vento la faccia scomparire. Altrimenti non si vede assolutamente nulla, il mistero viene conservato dalla sabbia, silente, per 45-50 giorni, finché all'improvviso vi emerge la vita, e quanta! Un nido può contare fino a 150 uova.

Le cronache estive sono costellate di emozionanti e improvvisi “incontri ravvicinati del terzo tipo”, ultimo il caso di Meta di Sorrento dove un gruppo di ragazzi ha visto vagare decine di tartarughe sbucate inaspettatamente dalla sabbia, dopo circa 20 anni che non si registrava un nido nella costiera sorrentina. Ancora più significativo il caso di Marina di Gioiosa Ionica, dove il 3 settembre proprio gli attivisti di Caretta Calabria Conservation sono intervenuti d'urgenza, fuori del loro territorio, su segnalazione di un passante che aveva rinvenuto un gruppo di 47 tartarughine, ferme sotto un lampione. Attratte dalla luce. Questa volta non della luna. E Gioiosa è guarda caso il comune limitrofo di Roccella Jonica, al cui confine le tartarughe sono state ritrovate. In un mio precedente post, avevo segnalato la presenza di due nidi nelle immediate vicinanze di Roccella, a Riace e Grotteria, probabilmente deposti, a detta di Caretta Calabria Conservation, da una sola femmina che aveva scelto quel tratto di costa per nidificare, e probabilmente aveva deposto altre uova. Difatti, le tartarughe sotto il lampione hanno denunciato la presenza di un terzo nido, che non è stato possibile ritrovare. Ma potrebbe essercene stato un quarto. E forse proprio nell'area sbancata e livellata per il Jova Beach Party. Perchè no? Come si fa a negarlo, senza tradire una evidente malafede - come difatti è stato negato da amministratori, organizzatori, wwf – quando non si è assicurata una ricerca attiva, quotidiana, dei nidi? I quali possono sopportare il normale passaggio delle persone, ma non le sollecitazioni di una tribù che balla, o quella di 40 tir e decine di ruspe per l'allestimento di un mega-evento sulle spiagge.




Questi sono i limiti che ci impone la natura, se ne vogliamo davvero rispettare gli abitanti. E i limiti che ci impone la natura sono senza limiti - nel caso della Caretta Caretta, e non solo - a voler essere onesti fino in fondo. Posto che continuamente vengono rinvenuti nidi in siti assolutamente inattesi, come avvenuto quest'anno a Pesaro, bisognerebbe riconoscere che non vi sono limiti territoriali che ci possano porre al riparo dal farne inavvertitamente una frittata, e quindi su tutte le spiagge italiane dovrebbe essere vietato il passaggio di mezzi pesanti, dichiarandole aree predisposte per accogliere il miracolo della vita. Se questo appare di difficile realizzazione, sarebbe una misura di minima attenzione farlo almeno nei luoghi dove la tartaruga ha nidificato negli ultimi anni. Non a caso il CNCF, Comitato Nazionale di Conservazione del Fratino, ha chiesto a Jovanotti&Trident, ovviamente inascoltato, di non fare i concerti nei luoghi dove fosse stato registrato un nido di fratino negli ultimi 5 anni. A Policoro, altro sito del Jova Beach Party, è stato registrato un nido di Caretta solo nel 2018!

Chi ama l'umanità di un amore astratto quasi sempre ama soltanto se stesso” afferma Dostoevskij ne L'Idiota. Ebbene, questa frase rivelatrice potrebbe essere tranquillamente declinata in chiave naturalistica. E il Jova Beach Party ne è stato la riprova. Chi ama la natura di un amore astratto quasi sempre ama soltanto se stesso, e il suo prestigio mediatico. Facile lanciare campagne globali contro la plastica, e riempirsi la bocca di slogan generalisti di tutela ambientale. Rassicurante mobilitarsi nei confronti dei pesci che non vedi, o degli orango minacciati nel lontano Borneo, facile sentirsi emotivamente coinvolti dalle immagini della foresta amazzonica che brucia, e mandare una donazione al wwf, per poi non battere ciglio alla prima ruspa che pialla e sterilizza la spiaggia davanti casa, ripulendola dalle cosiddette “erbacce”, facile dichiararsi sgomenti dall'estinzione di massa degli insetti, e poi non resistere alla tentazione di disinfestare il proprio terreno, per garantirsi un facile raccolto, o il salvacondotto da qualche puntura. 

Sempre un altro discorso quando la natura è quella con la quale devi convivere, quella che si frappone fra te e la realizzazione lucrativa di una palazzina, o di un parcheggio, quella che non corrisponde alle tue esigenze di ordine e pulizia, quella che si manifesta nel balestruccio che nidifica sotto il tuo cornicione e ti lascia i suoi escrementi sul viale, nel capriolo, o nel più piccolo istrice, che potrebbe attraversare la strada e ti invita quindi a moderare la velocità,  nell'aquila reale che, per le sue legittime esigenze di nidificazione, contrasta la tua pretesa di arrampicarti su qualunque parete rocciosa, o di svolazzarci attorno col tuo parapendio, nel fratino che non ti permette di arare ed occupare la spiaggia a tuo piacimento con villaggi vacanze effimeri, in tutte quelle forme di vita insomma, che si frappongono fra te e la realizzazione di ogni figata pazzesca che ti venga in mente, per il tuo semplice diporto o la tua ansia di realizzazione personale, che ti impediscono quindi di requisire un sito naturale e farne quel che vuoi, sollevando su tutto il volume della tua voce, in una manifestazione sconfortante di povertà creativa. 

A poco serve esporre un simulacro pop della Venere di Willendorf, richiamandosi al culto della Madre Terra, per ostentare crediti di rispetto verso la natura, poiché la vera creatività lascia prima di tutto spazio all'ascolto, lascia spazio e respiro alle espressioni naturali dei luoghi con i quali si rapporta, ci dialoga, nel rispetto e nell'umiltà, non li occupa fino all'ultimo centimetro, in una smania crescente di lottizzazione dell'immaginario. Lasciando ovunque immondizia, che altri hanno puntualmente trovato al mio posto, come potete verificare qui. O anche qui. E li ringrazio. Io per questa volta sulla spiaggia ho preferito trovare le uova,  e non le lattine di Jova.

E sono sicuro che chiunque vivesse una esperienza come la mia cambierebbe il suo atteggiamento nei confronti delle spiagge, e dell'uso improprio che se ne fa.




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