Fa veramente orrore pensare che, mentre a Fermo c'erano centinaia di persone scese in piazza, anzi in spiaggia, per chiedere il rispetto delle leggi a tutela degli habitat naturali, tra le altissime impalcature retrostanti vi fossero uomini sprovvisti di un regolare contratto di lavoro!
E' quanto si legge in una nota dell'Ispettorato nazionale del lavoro di Ascoli Piceno, ripresa ieri da tutti i principali quotidiani italiani: “Sono state controllate 19 aziende, nessuna delle quali avente sede legale nella provincia. Sono 55 i lavoratori di cui sono state acquisite sommarie informazioni. Di questi, 17 -sia italiani che stranieri- erano in nero. Nei confronti delle ditte che operavano, tutte appartenenti al settore del facchinaggio, l'Ispettorato del lavoro ha emesso altrettanti provvedimenti di sospensione dell'attività con decorrenza immediata. Durante i controlli sono emersi anche elementi per contestare a tre ditte, operanti nel settore dell'allestimento delle luci, provvedimenti di somministrazione illecita di manodopera. Per quanto attiene alla vigilanza in materia di sicurezza, sono state riscontrate diverse criticità, in relazione alle quali saranno emanati i relativi provvedimenti”.
Foto tratta dal Post del 30 luglio, TAG Costa Mare
Non ci stupiamo più di nulla. Questi fatti costituiscono solo una ulteriore conferma della natura predatoria del JBP, tesa a massimizzare i profitti infischiandosene di qualunque ricaduta ambientale o sociale, in barba a norme elementari di buon senso e sicurezza. Il cappello su questa operazione lo mette Jovanotti, ad ogni data, come hanno scritto bene su Orticaweb (leggi QUI): “Fa bene Jovanotti a indossare il cappello da corsaro dal momento che questi concerti hanno un carattere predatorio “autorizzato” proprio come i corsari erano autorizzati dal Re ad assaltare le navi e svuotarle del carico”. Non si tratta però di una ingenua e colorita autodenuncia, ma un atto di arrogante strafottenza ai quali oramai il fortunato burattino del "greenwashing" ci ha ampiamente abituati. Il galeone del capitalismo ambientale ancora getta l'ancora sulle spiagge italiane per sequestrarle, e depredarle.
Che i lavoratori non siano in regola, e i profili di sicurezza siano ampiamente sottovalutati, è solo una logica conseguenza all'interno di ciò che a tutti gli effetti rappresenta solo l'apice spettacolare della deroga permanente a qualunque principio di tutela ambientale. E' qualcosa che avevamo già compreso, analizzato e raccontato nel 2019. Invito caldamente a rileggere l'articolo di Marta Fana “Voglio il tuo sudore”. Oppure quello di Alessio Amorelli “Jovanotti ti vuol far raccogliere monnezza 16 ore di fila per un panino. Insieme alla Coop”.
"Tutti abbiamo sentito dire almeno una volta nella vita che la nostra è la “Costituzione più bella del mondo”. La legge fondamentale della Repubblica italiana, all’articolo 36, stabilisce che ogni individuo ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del suo lavoro. [...] Un’altra considerazione generalista che spesso viene enunciata nei salotti televisivi è relativa alla mancata attuazione della Costituzione. Le norme sono fantastiche, solo che non le applichiamo come dovremmo. Ecco, il Jova Beach Party 2019 è un esempio che raffigura plasticamente il mancato rispetto dell’articolo 36 della Costituzione".
Da quest'anno nella nostra Costituzione è stata inserita anche la tutela della biodiversità, e a questo punto possiamo aggiungere che il Jova Beach Party 2022 è un esempio che raffigura plasticamente anche il mancato rispetto dell'articolo 9 della Costituzione, comma 3 e 4: “La Repubblica tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”. Ovvero, si può radere al suolo con le ruspe un ambiente naturale del Demanio marittimo statale, protetto da Direttive comunitarie, con la sola l’autorizzazione del Comune? (Vi invito ad ascoltare l'intervista a Fabio Vallarola su ONDAROSSA, che denuncia questo cortocircuito di legalità). Questo per spiegare meglio cosa ci facessero tutte quelle persone armate di cartelli e striscioni, di fronte a quell'impalcatura sul lido di Fermo, dove si affaccendavano tanti lavoratori sprovvisti di regolare contratto, e in condizioni precarie di sicurezza.
Ovviamente, sulla pagina facebook di TRIDENT è arrivata una secca smentita. Quando mai... sappiamo che sono maestri s-mentitori quanto il WWF:
"Trident Music smentisce categoricamente la presenza di 17 lavoratori in nero nel cantiere del Jova Beach Party di Fermo. Nel corso delle abituali ispezioni in data di ieri sono state notificate della inadempienze formali a tre aziende. Le suddette, formalizzando in data odierna i dati mancanti, hanno ricevuto oggi la notifica di revoca del provvedimento di sospensione e oggi le aziende e i 17 lavoratori hanno pertanto proseguito la loro attività attualmente ancora in corso".
Concludo con il commento al post (leggi QUI) di Giampiero Ionetti:
Il provvedimento di revoca della sospensione dell’attività viene emanato proprio perché le posizioni “in nero” sono state poi regolarizzate! Traduco: arriva l’ispettorato, trova lavoratori in nero, sospende le attività finché gli stessi non vengano regolarizzati, la società li regolarizza, l’ispettorato revoca la sospensione. QUINDI SE C’E’ una sospensione e successiva revoca e’ perché c’era realmente LAVORO NERO.
Altro da aggiungere?
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