"Una vera e propria ecatombe in
una delle zone più preziose del patrimonio ambientale italiano,
protetta dalle norme europee ed italiane e dalla convenzione di
Ramsar. A Valle Mandriole, solo venerdì 4 ottobre, sono stati
recuperati 1075 uccelli morti (di cui 35 trampolieri) e 185 ancora
vivi. Circa 300 quelli recuperati nei giorni precedenti, di cui una
sessantina i superstiti. Di questi 60, 7 quelli sopravvissuti alla
strage. Si calcola che i morti complessivi possano essere almeno il
triplo, ovveero svariate migliaia, senza contare quelli che avranno
contratto l’intossicazione per poi andare a morire altrove, come
già segnalato per alcuni siti"
Questo è quanto si legge
in una denuncia di Italia Nostra del Ravennate ripresa dai media
locali, tra cui Ravenna
Today, il 5 ottobre 2019.
"Bassissima la
probabilità di sopravvivenza. Scene agghiaccianti, quelle a cui
abbiamo assistito venerdì, con anatidi e limicoli in condizioni
gravissime, e decine di sacchi pieni di cadaveri, raccolti dai
volontari delle associazioni venatorie. Si parla di volatili in
avanzato stato di decomposizione o invasi dalle larve delle mosche. E
oggi, sabato, via con una bella immissione massiccia di acqua per
coprire il misfatto! Dato che i primi decessi sono stati segnalati
settembre e alla riapertura della caccia non è più stato possibile
ignorare la situazione, perché non si è provveduto prima ad
immettere acqua fresca nella Valle ormai marcescente?"
L'allarme era stato dato
il 2 ottobre, a seguito di un sopralluogo del socio ASOER
(Associazione Ornitologi dell'Emilia-Romagna) responsabile dei
censimenti dell'avifauna acquatica in Valle Mandriole e Punte
Alberete e del guardiano della Pineta comunale. Sulla terribile
vicenda la stessa ASOER ha diramato il 17 ottobre un
comunicato stampa (dal quale è tratta la foto in
alto) con una puntuale ricostruzione della tempistica degli
avvenimenti dalla quale emergono precise responsabilità e gravi
omissioni, persino nelle azioni immediate da intraprendere per
limitare i danni, come la chiusura delle attività di caccia.
Da ulteriore comunicato
di Italia Nostra, riportato da Ravenna
Notizie il 7 ottobre, la stima degli uccelli morti per
botulismo, si aggira sui quattromila esemplari, principalmente
anatidi e trampolieri. Cosa aggiungere? Semplicemente sconvolgente. A
fronte di un tale disastro, è legittimo chiedersi come sia possibile
tanta irresponsabilità da parte di chi è chiamato a tutelare un
patrimonio naturalistico di straordinaria importanza, la più vasta
area umida italiana. Allora approfondisci, e scopri che il Presidente
del Parco del Delta del Po, recentemente promosso addirittura al
Consiglio Direttivo di Federparchi per gli alti meriti, è anche il
sindaco di Comacchio, proprio lui, Marco Fabbri, quello che ha
permesso lo svolgimento del Jova Beach Party a Lido degli Estensi,
facendosi scudo di una Vinca viziata da un evidente conflitto di
interessi, per realizzare un concerto che ha distrutto gli habitat
delle dune embrionali, provocando il probabile smarrimento dei
fenicotteri che provenivano dal suo stesso parco; quello che ha
tacciato di ignoranza gli ambientalisti, secondo lui intenti a
"umanizzare il fratino" non semplicemente a
difenderlo; quello che, mentre avveniva tale disastro nel suo Parco,
sul profilo fb appariva abbracciato a Jovanotti, come manifesto del
suo impegno politico, a tutela dell'ambiente.
Allora ti spieghi tutto, i conti tornano. Due più due fa quattro, anzi no, quattromila uccelli morti.
Allora ti spieghi tutto, i conti tornano. Due più due fa quattro, anzi no, quattromila uccelli morti.
p.s. Per completare lo
sconfortante quadro, e colmare la misura dell'indignazione, ecco le
incredibili dichiarazioni della dott.ssa Maria Pia Pagliarusco,
Direttrice del Parco del Delta del Po, riportate da Ravenna
Notizie in data 18 novembre 2019, riguardo quello che
si configura forse come il più grave caso di avvelenamento da
botulismo avvenuto in Italia: “Quello che vorrei rilevare… è
che tutti gli anni muoiono a seguito di esercizio di attività
venatoria probabilmente il triplo – mi si dice – di quanto
dichiarato. Oserei dire che non possiamo comunque parlare di un
disastro: semplicemente questi uccelli non sarebbero morti in questo
modo, sarebbero stati ammazzati altrove. Una conclusione sicuramente
un po’ azzardata, ma i dati lo confermano”.
Avete capito? Tanto sarebbero morti comunque, perché
dunque rammaricarsi?
p.p.s dall'articolo di Legambiente Emilia-Romagna del 20 maggio intitolato "Ampliamento caccia a specie minacciate, sconcertanti le richieste dell'ex Presidente del Parco del Delta del Po": "La tutela della natura da parte del Parco del Delta del Po è stata spesso discutibile negli ultimi anni, ma mai ci si sarebbe aspettati che un ex-presidente di parco passasse a sostenere, in una sede istituzionale, l’opportunità di continuare a cacciare specie dichiarate a rischio dalla UE, come la Pavoncella e il Moriglione".
E chi sarebbe questo ex Presidente del Parco, a vostro avviso?
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