jueves, 14 de mayo de 2020

LE DISGRAZIE NON VENGONO MAI SOLE








Infine venne il diluvio, e le mareggiate, come se non fosse bastata la lezione di Albenga, invasero
le spiagge del Jova Beach, quelle private delle loro naturali "difese immunitarie", con il livellamento di qualunque rilievo dunale, ad arginare la furia delle acque, con l'azzeramento della vegetazione. Ed eccotelo qua Campo di Mare, in una foto tratta dal sito Amici di Torre Flavia di cui riporto il post del 18 Novembre.

Ad uno sguardo frettoloso fa tristezza la condizione del lungomare di Marina di Cerveteri, ma in realtà la Natura con irruenza si sta riprendendo il maltolto. È un monito che l’amministrazione regnante dovrebbe ascoltare, opponendosi con fermezza a proposte folli come le stazioni di servizio da realizzare in siti così fragili ed importanti. E vero lì siamo in località Fontana Morella, poco distante, a ridosso delle prese di approvvigionamento idrico della Palude di Torre Flavia, ma è impossibile non pensare ad una correlazione tra la prevaricazioni fatta su via del lungomare dei Navigatori Etruschi e quanto si corre il rischio di autorizzare. Questa non è la nuova era, i nubifragi delle ultime ore rivendicano un mutamento di azione, un grido di allarme per un termine, un mondo martoriato che si ribella. Non sarebbe male scrivere al Sindaco di Cerveteri per proporre di richiedere l’ampliamento della zona protetta, una battaglia di civiltà e cultura, e di candidare la Riserva come patrimonio dell’umanità.”


“Questa è la situazione dell’area – scrivono in un post del giorno prima, 17 novembre, da cui è tratta la foto – dove dovrebbe sorgere il distributore di carburanti & C. La strada sterrata, quasi sommersa, è quella che la divide dalla nuova area della palude di Torre Flavia. Riusciamo ad immaginare dove andrà quell’acqua fra qualche giorno? Nella palude. Riusciamo anche ad immaginare, quando ci saranno anche depositi di carburante e scoli di acque reflue di eventuale autolavaggio o sosta camper, dove andrà quell’acqua reflua? Esatto, nella palude!” .
Lo so, vi starete stropicciando gli occhi increduli, ma purtroppo avete letto bene: un distributore di carburanti, oltre a un'area di sosta camper, proprio dietro la nuova area di espansione della Palude di Torre Flavia! Ma stiamo scherzando? No, pare proprio questo sia l'insolito destino di un'area dove è passato Jovanotti. Sarà un semplice caso? Più che lecito dubitarne.
Intanto, riavvolgiamo il nastro per cominciare questa storia dai giorni dell'annuncio dello scagurato Tour, tra le cui tappe scintillava il nome della spiaggia di Torre Flavia, nel comune di Ladispoli. Proprio al confine sud del Monumento Naturale Palude di Torre Flavia, una Oasi Protetta di soli 43 ettari, relitto delle paludi che anticamente si estendevano lungo tutto il litorale tirrenico a nord di Roma. Un luogo veramente speciale, direi una eccellenza nazionale per il modello di gestione e il livello di coinvolgimento che sono riusciti a creare attorno al Fratino, tanto che il Monumento Naturale si definisce la “Prima area protetta gestita dai bambini”, non è meraviglioso? Un laboratorio naturalistico e sociale, baluardo al degrado di un'area al margine della metropoli romana, che ha vissuto una stagione di impegno civico ammirevole attorno al Fratino, che vi ha nidificato per la prima volta nel 2016; all'ombra della Torre, un manufatto rinascimentale, in condizioni tali di conservazione che un megaconcerto, con i suoi decibel, la farebbe letteralmente crollare dagli applausi. 



Per questo, all'indomani dell'annuncio del Jova Beach Tour, lo sconcerto lascia ben presto il posto a una incazzatissima mobilitazione popolare, con la creazione del Comitato "No Party alla Palude" che, mettendo in luce rischi, carenze organizzative, e potenziali illeciti nell'organizzazione del concerto – qui il loro appello riportato dal sito d'informazione Il faro online- la spunta. Il comunicato di Trident – come riportato nel sito YouAnimal il 19 dicembre – tenta di far passare la rinuncia come un gesto magnanimo, per il bene dell'ambiente e del Fratino, e non già una resa determinata dalle troppe contraddizioni del progetto, per il quale erano già in vendita i biglietti, prima di acquisire le necessarie autorizzazioni. Le farneticanti dichiarazioni di Jovanotti all'indomani «Mi sono fidato perché era stata approvata da tutti come assolutamente idonea dagli stessi che poi si sono opposti. Gente un po’ leggera che segue logiche misteriose” lasciavano presagire quale sarebbe stato il suo stile comunicativo nel corso dell'intero svolgimento dei Beach Party, e quale il suo livello di effettiva conoscenza dello stato dei luoghi dato che definiva la spiaggia “ben lontana dall'area protetta e dall'area di nidificazione del fratino” quando il piccolo limicolo vi aveva nidificato solo l'anno prima, il 4 luglio del 2018. 
Come non avesse imparato nulla, come se dovesse a tutti costi fare il bambino dispettoso, una volta levate le tende dal margine sud della Riserva eccoti che le ripianta al confine nord, stavolta nel Comune di Cerveteri dimostrando che di effettivo assedio alla Palude si trattava! Il nuovo sito del concerto viene dunque identificato nella spiaggia di Campo di Mare, su dei terreni di proprietà della Società Ostilia. 
Come non bastasse il più grande Concerto dopo il Big Bang, ecco che l'Amministrazione comunale programma, nella stessa area, circa un mese prima, il “Cerenova Summer Village”, cinque serate all'insegna della Musica, del Divertimento e dello Street Food, per aspettare degnamente il grande evento, e allenarsi a calpestare intensivamente la sabbia di quel tratto di costa. Finchè il 26 giugno si passa dalle parole ai fatti, drammaticamente, e le ruspe fanno piazza pulita di ogni residuo di naturalità dell'area. Di fronte alle vibranti proteste di residenti e ambinetalisti, anche in merito ai costi dell'operazione, il sindaco sul  suo Sito web ha il coraggio di definire le dune appena sbancate come semplici “accumuli di sabbia”! Poi, in merito ai costi dell'operazione di sbancamento e livellamento di un'area di circa tre ettari, incautamente si vanta del fatto che Cerveteri sia l'unica data del Tour in cui l'organizzazione stessa avrebbe sborsato 50.000 €, non il Comune, apparentemente confermando quello che potrebbe essere definito come il “sistema Jovanotti” ovvero l'uso di soldi pubblici per la sistemazione di aree non attrezzate a concerti, come le spiagge. 
Poi passa il concerto tra caos, critiche, ingorghi stradali, sperimentazione 5G e geniali manifesti di reclutamento dello zio Sam-Jova (che fanno ridere e bestemmiare mezza Italia), ma quell'area - fino allora utilizzata come parcheggio e accesso alla spiaggia - rimane misteriosamente  transennata, formalmente interdetta al pubblico. Ne veniamo a capo il 12 settembre, circa due mesi dopo il concerto - svoltosi il 16 luglio - quando apprendiamo da un articolo di Baraonda News  che Assobalneari e Comune di Cerveteri avrebbero presentato alla società Ostilia una lettera, nella quale si chiede la concessione di quell’area per la realizzazione di impianti sportivi, almeno due di Beach Volley, e uno di Rugby sulla sabbia. Ovvero, una volta dopo averla “bonificata” da tante "erbacce inutili", dopo averla piallata con cura, perchè non utilizzarla per farci delle attività sportive, addirittura con degli impianti, giusto in riva al mare? Mica si può lasciare che la vegetazione spontanea prenda di nuovo il sopravvento? Ecco che il Jova Beach viene dunque a perdere il suo ruolo di spettacolo principale per assumere, mi si passi il termine, quello di “concerto di apertura” a nuove e più durature azioni di sfruttamento intensivo dell'area.
Qualcosa di buono nel frattempo avviene, a dire il vero, di cui all'Amministrazione bisogna dare merito: a fine ottobre inizia l'allagamento di un terreno di 5 ettari, adiacente alla Palude, che andrà ad aumentarne la superficie dell'Oasi protetta, fino a 20 ettari.  Ma non c'è tempo per gioirne poiché, in un crescendo più che mai schizofrenico, pochi giorni dopo si diffonde la notizia del progetto per la realizzazione una stazione di servizio carburanti,  con annesso auto lavaggio,  e un campeggio in località via Fontana Morella, adiacente alle aree allagate della ZPS 'Palude di Torre Flavia'. A che sarebbe servito dunque allargarle? Nell'incredulità generale, mentre il Comune se ne lava le mani - e pare anzi considerare la pompa di benzina un'occasione di sviluppo - come denunciato da OrticaWeb, gli ambientalisti, il Comitato No Party e la LIPU, sono chiamati a una nuova mobilitazione per impedirne la realizzazione, attraverso una petizione pubblica su Change.org. "Simili attività -vi si legge- provocherebbero un impatto pesantissimo ed irreversibile alla risorsa idrica (inquinamento delle falde, impermeabilizzazione dei suoli) e alle componenti ambientali (inquinamento acustico, luminoso) del Monumento Naturale Palude di Torre Flavia, una zona umida di grande importanza per la tutela dell'avifauna migratoria e per la conservazione di un ultimo lembo dell'antica maremma laziale".
Poi arrivano le mareggiate di novembre, che evidenziano tutta la fragilità del sistema costiero, e restituiscono una tinta ancora più surreale alle vicende dei mesi precedenti. A dicembre si apre addirittura una falla nel cordone dunale di Torre Flavia. L'allarme è grande -l'ingresso delle acque marine comprometterebbe le caratteristiche biologiche dell'ecosistema- e ancora una volta, la mobilitazione è tempestiva. Tutto si risolve il 2 febbraio con l'intervento provvidenziale di una ruspa a tamponare, almeno provvisoriamente, la falla, come riportato da Corrado Battisti, Responsabile della Palude, in un servizio di Centro Mare Radio. Una ruspa mandata forse da Jovanotti?! Ovviamente no, figuriamoci, qui si trattava di agire per la mera conservazione di un sito naturalistico, niente di rivoluzionario insomma!
Così, come in estate la riserva si era trovata a lottare dalle aggressioni del Beach Party a nord e sud, in autunno si trova impegnata sul doppio fronte ovest-est stretta tra la violenza del mare e quella del greggio. Francesco Maria Mantero, Direttore della Riserva Naturale Regionale di Macchiatonda, in un suo post fb del 29 dicembre, sintetizza con acutezza  i rischi di questo assedio stringente: "Le zone umide costiere sono tra gli ecosistemi più soggetti a mutazioni, anche drammatiche. La Palude di Torre Flavia, così come Macchiatonda, Le Saline di Tarquinia e altre, probabilmente non resisterà a lungo all'avanzata del mare. E se verrà urbanizzata, a partire dal distributore di carburante, l'area a monte, non avrà possibilità di "trasmigrare" più all'interno."
Chiarissimo. E in mezzo a tutto questo il sindaco Pascucci cosa fa? Raddrizza il tiro? Agisce? Tutela il bene pubblico? No, lui sogna, sogna ancora il Jova Beach, a giudicare da un suo post fb del 3 ottobre 2019: "Ma ve le ricordate le emozioni del Jova Beach Party a Marina di Cerveteri? Personalmente quel giorno lo porterò sempre con me. La sveglia all'alba, prima del solito, gli ultimi sopralluoghi prima del concerto, l'apertura dei cancelli, l'arrivo del pubblico, una marea umana di persone, la musica, la sabbia nelle scarpe, il sole cocente, l'allegria, la musica. L'inizio di una Nuova Era.
Lasciamolo sognare.



p.s. qualora servisse ancora una prova del nove, una conferma definitiva a tutta l'analisi di questo lungo post, ebbene... bastava semplicemente aspettarla, perché le disgrazie non vengono mai sole. Sedersi sulla riva del fiume e aspettare il cadavere del tuo nemico? No, sedersi invece sulla riva del mare e aspettare il cadavere dell'ecosistema costiero. Aspettare fino a questo giugno 2020, nel quale la stagione balneare riparte nel segno del distanziamento anti-Covid, che paradossalmente sembra produrre gli stessi effetti delle ammucchiate sotto il palco di Jova. Con le spiagge libere, seminaturali, affidate alla gestione dei privati, un poco ovunque in Italia. E non poteva fare eccezione Campo di Mare, nella Cerveteri guidata dal sindaco-fan Pascucci. Ebbene, la notizia è grossa, ed è riportata, ancora una volta dalla ottima Ortica Web nell'articolo intitolato: Privatizzato il contingentamento degli ingressi alla spiaggia libera di Campo di Mare  Nell'articolo si denuncia giustamente anche la modalità dell'affidamento,  diretto e senza nessun bando. E chi è il delegato alla sicurezza? Ma Alessandro Esposito ovviamente, quello che si è occupato della gestione relativa al Jova Beach Party, come potete leggere qui. Se poi aggiungiamo al desolante quadro la notizia dello stesso Campo di Mare trasformato in campeggio abusivo per Camper, senza pozzi per i liquami, nella totale assenza di controllo da parte dell'Amministrazione, capiamo che tutto questo fa parte di una strategia complessiva, finalizzata a espropriare la natura dai suoi luoghi, e in particolare da quel luogo. Due più due fa quattro, vero? Davvero per Cerveteri, come il sindaco Pascucci ha dichiarato, il Jova Beach Party è stato l'Inizio di una Nuova Era. 






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