sábado, 23 de mayo de 2020

IL DECRETO SBLOCCA-SPIAGGE


Le disgrazie non vengono mai sole, recita il proverbio. Il che si rivela tanto più vero quanto più ci allontaniamo dall'estate dei Beach Party e dalla giusta distanza riusciamo a concatenare gli eventi per trarne le dovute conclusioni. 
Il Jova Beach Party è stato la rappresentazione straordinaria di un ordinario delirio da spiaggia, l'apice spettacolare -direi il manifesto politico- della deroga permanente a qualunque principio di tutela degli habitat naturalistici.
Per questo ha gratificato tanto i sindaci -alcuni sindaci- che sono saliti ebbri sul suo carrozzone sbarazzandosi di ogni remora. La proposta del Tour si potrebbe leggere come l'equivalente di quella lettera di accompagnamento al decreto “Sblocca-Italia” inviata ai sindaci il 2 giugno 2014. “Quanti cantieri abbiamo bloccato per la mancanza di un parere, per un diniego incomprensibile di una sovrintendenza, per le lungaggini procedurali." scriveva Renzi "Individuate una caserma bloccata, un immobile abbandonato, un cantiere fermo, un procedimento amministrativo da accelerare e segnalatecelo”. Ecco, Jovanotti, tra le righe, ha esteso quell'esortazione ai litorali: individuate una spiaggia libera, bella, remota, possibilmente seminaturale e poco accessibile, possibilmente con nidificazioni di Fratino, o Caretta, e segnalatemela. In sintesi, uno Sblocca-Spiagge, ma non per decreto del Presidente della Repubblica, bensì per decreto mediatico.


Molti Amministratori pubblici odiano i cosiddetti "vincoli", perché impediscono lo "Sviluppo", quindi ogni occasione è buona per ignorarli e scavalcarli. E il Jova Beach Party ha rappresentato l'occasione perfetta. A quei sindaci non è sembrato vero di avere finalmente le mani libere, e poter fare tutto quello che da sempre avevano sognato sulle “loro” spiagge, per di più con l'appoggio di quelli del WWF, che fino al giorno prima avevano solo messo i bastoni tra le ruote. Mentre tutti gli altri ambientalisti sembravano all'angolo, stigmatizzati sulle pagine di tanti quotidiani, accusati persino di terrorismo. Gli deve essere sembrato davvero l'Inizio di una Nuova Era, tanto che altri sindaci di altre città hanno iniziato spontaneamente a candidare il proprio Comune per il Jova Bis, un Party che, purtroppo per loro, non è stato nemmeno pianificato. Già, perché qualcosa sembra essere andato storto e, come accaduto a Renzi per lo Sblocca-Italia, quei “tre o quattro comitatini locali”  si sono rivelati ben più tosti del previsto, sfiancando Jovanotti e la sua invincibile armata con una guerriglia continua, trascinandolo quotidianamente su media locali e nazionali tra accuse e denunce.


Se nell'immane sforzo di persuasione che lo ha impegnato lungo tutte le spiagge d'Italia, - e si è curiosamente intersecato con il Beach tour elettorale del Salvini formato Papeete - Jovanotti ha bruciato gran parte della credibilità di cui godeva presso un pubblico sensibile alle tematiche ambientali - fino a ieri incondizionatamente il suo pubblico - possiamo dire che si è immolato per l'alta causa alla quale era stato chiamato: fare da testa d'ariete al cartello del greenwashing, spianare la strada con le sue ruspe a una nuova generazione di eventi su vasta scala, tesi a mettere le mani sulle spiagge seminaturali, l'ultima frontiera, l'ultimo luogo sacro inviolato. Sul quale Jovanotti è atterrato con la retorica incoscienza di un astronauta in procinto di allunare, nel cinquantenario dello sbarco. 


Se il consumismo è per sua necessità camaleontico, l'ultima e definitiva mossa non poteva che seguire il camaleonte nel suo stesso ambiente, la Natura, per mimetizzarsi al meglio nella macchia. Scegliendo luoghi incontaminati, selvaggi e appartati, per collocarsi un passo fuori dal sistema, quel tanto che basta per accreditarsi quali hippie controcorrente, rivoluzionari dal tatuaggio green. Tanto da far apparire gli ambientalisti veri dei beceri conservatori, perché letteralmente e semplicemente vogliono "conservare" l'ambiente per le future generazioni. Mentre si apparecchia l'ultimo pasto per il capitalismo, che "ha bisogno di un certo "anticapitalismo controllato" (l'impronta ecologista del tour, l'appoggio del wwf ecc) per legittimare sé stesso e screditare chi fa reale conflitto".(1)






Il condottiero di una tale operazione non poteva che essere lui Jovanotti, per il consenso trasversale di cui godeva, per l'aura da Santone ambientalista di cui era riuscito con molto mestiere a circondarsi. Tante contrarietà, tante critiche non lo hanno indotto tra l'altro ad alcun ripensamento, a moderare i toni, confermandosi Campione dell'ambientalismo capitalista” in una intervista di dicembre su La Stampa, nella quale dichiara, senza porsi troppi problemi, che “La decrescita felice è una cazzata”. Come abbiamo potuto constatare tappa dopo tappa, mese dopo mese, dove passa Jovanotti decrescono i prati (difficoltosa la ripresa vegetativa nei luoghi del suo Tour) ma crescono le “occasioni di sviluppo” - più o meno “ecofriendly”- del territorio. Propiziate dal profeta della Nuova Era, che funge da apripista per nuovi eventi musicali, e occasioni di occupazione del suolo; da Sblocca-Spiaggia insomma. Perché "l'uomo vuole crescere, è scritto nel nostro software, si tratta di aggiornare il software ai tempi nuovi." (2)


Nel precedente post ho parlato del caso emblematico della spiaggia Torre Flavia, dove il Jova Beach Party, prima di essere a sua volta bloccato dalla mobilitazione popolare, è stato l'occasione per tentare di sbloccare un campeggio -già posto sotto sequestro per abusivismo- per le comprensibili necessità logistiche di un concerto fuori scala. Il primo caso di una prevedibile “corrispondenza d'amorosi sensi” tra un Grande Evento del genere e le “bande del mattone” che tramano alle spalle delle dune in tutta Italia. Un caso che possiamo accostare a quello di Policoro, dove Marinagri, storica speculazione edilizia, è servita come varco di ingresso per l'invasione di una tribù che balla, e calpesta, all'interno di un'area protetta, con i gigli di mare in fioritura. A Cerveteri poi, secondo episodio della saga "Assedio alla Palude di Torre Flavia", il concerto è stato l'occasione per lanciare il “Cerenova Summer Village”, e proporre in settembre la realizzazione di impianti sportivi, sulla stessa spiaggia di Campo di Mare. Come se il Jova Beach Party fosse l'evento scatenante o concomitante di un vortice di appetiti sugli ultimi residui di naturalità, ecco che a ottobre si profila infine il progetto per un distributore di benzina e un'area di sosta camper, alle spalle della palude! A dicembre, come riportato nell'articolo “Non c'é pace per il Fratino” di Francesca Buoninconti, veniamo a sapere che Beach Arena chiede al Comune di Rimini la concessione della spiaggia libera, la stessa del Beach Party, per realizzare eventi sin dal 20 giugno. Ultimo della lista il Comune di Montesilvano, che annuncia un festival musicale sulla spiaggia del Jova Beach Party, con ospiti internazionali, dal 12 al 14 giugno. Poi è arrivato il Covid-19 a sconvolgere tutti i piani, ma l'impronta data comunque sopravviverà all'ondata epidemica, possiamo esserne certi. Come non ricordare anche l'Atlantico Tour di Mengoni, o la gara di motociclismo da cross a Roccella Jonica, o uno sciame di piccoli e grandi eventi in natura che, laddove non siano stati originati dal Jova Beach e nei luoghi del Jova Beach, hanno beneficiato della sua “indulgenza plenaria”. Perché quando apri un varco per fare passare 500.000 persone è difficile richiuderlo. 


Questo è stato il Jova Beach, un Grande Evento che, per le sue caratteristiche straordinarie, ha giustificato la sospensione dell'ordinaria prassi di gestione del territorio, la sospensione della legge in virtù di quella generata dal consenso mediatico; chiamando in causa i miracolosi benefici economici che doveva portare, si è insinuata l'idea paradossale che per superare la crisi del turismo – e anche quella dell'ambiente – servissero i grandi eventi, e che spiagge e prati d'alta quota dovessero convertirsi negli stadi del terzo millennio. Una via di comodo per “sognare di consumare come prima, esaurire la natura e darle una mancia” (3). Tanti sindaci, che cercano di far quadrare i conti nella generale crisi degli Enti pubblici locali, ci hanno creduto, e hanno seguito lui, Jovanotti, l'emiro mediatico che prometteva ricchezza chiedendo però l'esenzione dal pagamento del canone di affitto, il buffone che passava col suo carro di Carnevale, lanciando caramelle, e il giorno dopo li avrebbe lasciati con i problemi di sempre, e una pila di denunce con cui fare i conti. 


Da un punto di vista culturale, il JBP ha portato a compimento quello che la cosiddetta legge Sfasciaparchi, sempre dell'Esecutivo Renzi, ha realizzato a livello legislativo, operando una “controriforma” della legge quadro 394/1991: l'idea di convertire la natura in un grande villaggio vacanze. Le aree protette avrebbero valore non più in sé stesse, ma in funzione della loro fruibilità turistica, e così un evento che porta centinaia di migliaia di persone a calpestarne il suolo, non può che capitalizzarne il valore. Nella Nuova Era dell'Antropocene , nemmeno un santuario naturale può insomma starsene per i fatti suoi, ma deve adeguarsi e fare da palcoscenico a Jovanotti, o chi per lui voglia esternare la propria grande sensibilità ambientale.


E' stata davvero una strana estate quella del 2019, passata a seguire un fenomeno apparentemente nuovo ma vecchio come il cucco, che tappa dopo tappa ci ha rivelato qualcosa che andava ben oltre sé stesso, ben oltre la dimensione di un concerto rock che pure superava ogni dimensione finora conosciuta, per imporsi come un nuovo Verbo dalle sfumature quasi mistiche. Nell'attivismo dei sindaci che lo hanno difeso senza indugi, nella necessità del PD abruzzese di farne una bandiera democratica contro i presunti abusi della prefettura, nella competizione sul suolo balneare con un Salvini che toccava le vette del suo consenso, nella disperata necessità di trovare un bandolo per la matassa in una sinistra più che mai allo sbando, nel vuoto culturale della politica è balenato d'un tratto come il Jova Beach Party fosse un progetto politico compiuto. Non a caso Gramellini nel suo adorante articolo parla non di popolo bensì di Partito della Spiaggia, non a caso da più parti si sollevano voci, provocatorie o meno, che invocano Jovanotti come nuovo leader della sinistra, non a caso il Fatto Quotidiano in un articolo del 26 agosto lo inserisce ironicamente nella squadra dei sogni di Renzi. E quando quest'ultimo finalmente dà finalmente fuoco alle polveri, per fondare il suo partito, e sceglie proprio la canzone di Jovanotti “Sul lungomare del mondo” come commento sonoro della sua scelta, tutto è sembrato talmente palese, da risultare quasi comico. Peccato, per lo stesso Renzi, che il partito della spiaggia fosse già oltre, oltre il lungomare del mondo, proiettato verso l'occupazione totale del territorio e dell'immaginario collettivo.


"L’attivismo di Jovanotti – eminentemente politico nei suoi effetti, per gli interessi che rappresenta e per l’insistenza con cui viene presentato come filantropico e «apolitico» – agisce nel contesto di un’oramai ineludibile crisi climatica. Crisi che il capitalismo, primo responsabile della condizione attuale, cerca di mettere a valore, anche attraverso la «responsabilizzazione del consumatore», spingendo verso stili di consumo presentati come meno impattanti – ma non meno redditizi.


Jovanotti, in sintesi, è funzionale al modello sviluppista e ai tentativi di rigenerazione in chiave green e climate friendly di questo modello, mentre all’orizzonte si profila un’apocalisse ecologica che comporterà, dal punto di vista sociale, enormi sconvolgimenti e conflitti". (4)



1- Tweet tratto dall'articolo di Marco Gardini "Jovanotti campione dell'ambientalismo capitalista"
2 - Dall'articolo "Jovanotti pensa ancora positivo: “Credo nel progresso dell’umanesimo” - La Stampa - 16 dicembre 2019
Dal sito I fatti capitali
4 - Dall'articolo "Ecco a chi giova ilJova Beach Party. Nuovo greenwashing e «Grandi Eventi» nell’eradella crisi climatica" di Alpinismo Molotov - Wu Ming Foundation, 17 settembre 2019




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